Pm chiede condanna Gennuso -Avvelenamento dell'acqua - devastanti danni arrecati all'ambiente

Pm chiede condanna dei GennusoDiscarica Bommiscuro.

Per il padre è stata sollecita la pena di 15 anni di carcere, per il figlio dieci anni

Avvelenamento dell'acqua destinata all'alimentazione. Questa è la pesantissima accusa contestata a Salvatore Gennuso, 62 anni, e a suo figlio Corrado, 30 anni, rappresentanti legali della società Bodein, attraverso la quale gestisono la discarica di contrada Bommiscuro, a metà strada tra Noto e Rosolini. Un'accusa che per il Pubblico Ministero Antonino Nicastro è stata ampiamente riscontrata non solo dagli accertamenti di laboratorio, che hanno stabilito la presenza nel sottosuolo della discarica di massicce tracce di idrocarburi, cloruro, solfato, mercurio, sia dalle risultanze dell'istruzione dibattimentale. Tutti elementi probatori che inchiodano al palo delle responsabilità Salvatore Gennuso e suo figlio Corrado che, per facile arricchimento e in disprezzo della salute degli esseri umani, delle specie animali e della flora, trasformarono la discarica da 2B in un contenitore di rifiuti altamente nocivi e tossici. Dopo questo pesantissimo j'accuse, il Pubblico Ministero Nicastro ha chiesto alla Corte d'Assise (presidente, Romualdo Benanti; a latere, Alessandra Gigli) di voler condannare in maniera esemplare padre e figlio Gennuso, infliggendo a Salvatore la pena di quindici anni di reclusione e a Corrado dieci anni. Il magistrato della Procura ha ricordato, a beneficio dei giudici popolare, i devastanti danni arrecati all'ambiente e alle falde acquifere dalla penetrazione nel sottosuolo del percolato e delle altre sostanze tossiche.
Dello stesso tenore le arringhe dei difensori delle parti civili. L'avvocato Concetta Scifo, in rappresentanza del signor Claudio Scifo, proprietario di un terreno confinante con la discarica di contrada Bommiscuro e che ha registrato l'inquinamento di tutti i suoi pozzi, ha chiesto alla Corte di condannare sia penalmente che al risarcimento dei danni i due Gennuso. L'avvocato Scifo ha chiesto un risarcimento per complessivi 350mila euro e una provvisionale pari a cinquantamila euro. L'avvocato Gregorio Franza, in rappresentanza del Comune di Noto, ha chiesto la condanna penale dei due Gennuso e quella del risarcimento dei danni, auspicando, per il Comune di Noto, un indennizzo di 600mila euro, di cui 500mila per effettuare le opere di bonifica di contrada Bommiscuro ed i restanti centomila euro quale riparazione dei danni morali e materiali. L'avvocato Natale Di Stefano, in rappresentanza del Comune di Rosolini e della Provincia regionale, ha chiesto per danni morali e materiali un risarcimento danni pari a un milione di euro.
Il processo è stato rinviato al 28 marzo per l'arringa dell'avvocato Francesco Piccolo, difensore di padre e figlio Gennuso, e per la sentenza della Corte.
La Sicilia

Fonte Web
La storia della discarica Discariche abusive con materassi, frigoriferi e lavatrici agli angoli delle stradine di campagna, dove sempre piu' spesso ci si trova anche l'amianto in barba a tutte le procedure per lo smaltimento dei rifiuti. Il Val di Noto sale, cosi', in vetta alle classifiche per gli abusi compiuti ai danni del territorio mentre si fa sempre piu' pressante la richiesta di tutela e salvaguardia delle bellezze della zona sud della provincia di Siracusa, minacciata a 360 gradi da trivellazioni e veleni di vario genere.In questo contesto si inserisce la discarica di Bommiscuro, contrada in territorio di Noto a ridosso del centro abitato elorino, con una storia di paure ed allarmi da parte della popolazione che nel tempo si sono rivelati veritieri dopo i risultati delle analisi del terreno effettuate per conto della Procura aretusea e che sono sfociate in un processo in corte d'assise contro i titolari della medesima con l'accusa di avvelenamento delle acque.La prima vicenda giudiziaria che coinvolge la discarica di Bommiscuro, oramai tristemente nota come discarica dei veleni, risale agli anni '90 quando il titolare venne riconosciuto dalla pretura di Noto responsabile di "aver conferito sostanze contenenti benzene con concentrazione superiore ai limiti di legge e di non aver rispettato le quote massime di rifiuto. Anche il provvedimento regionale che autorizzava la discarica venne ritenuto illegittimo ed il proprietario venne condannato anche per aver modificato l'assetto del territorio e per aver effettuato attivita' estrattiva entro i 150 metri del corso d'acqua Vallone Passo Corrado.Le proteste di pochi, tuttavia, si trasformarono in vero e proprio allarme sociale verso la fine degli anni '90 quando era diventato chiaro che a Rosolini si stava verificando un aumento di casi tumorali. Questo fu accertato da una commissione medica istituita e finanziata dall'amministrazione di Rosolini sotto la direzione di un oncologo ragusano di fama nazionale, che accerto' una maggiore mortalita' complessiva della popolazione del centro elorino.E fu sulla scorta dei risultati di questa indagine medica che la Procura aretusea avvio' un'inchiesta per un probabile inquinamento delle falde acquifere.Le analisi della Procura confermarono l'ipotesi investigativa e poterono accertare l'avvelenamento delle acque e della faglia di superficie, riscontrando in particolare la presenza di mercurio, cloruri e solfati e contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici proprio della faglia che va ad alimentare i pozzi dei terreni circostanti e destinata all'irrigazione dei campi e delle serre che sono numerose nella zona.Sebbene non sia stata appurata nessuna morte direttamente connessa alla discarica, ad eccezione per quella di un animale che si abbeverava al laghetto inquinato, certi sono gli aumenti di casi tumorali tra gli abitanti del comune di Rosolini, tra le quali quella di un operaio che lavorava presso la discarica.L'allarme tra la popolazione del centro elorino non e' mai rientrato e, di certo, vi e' un territorio la cui falda acquifera e' stata inquinata da sostanze mortali come il mercurio ed il benzene che impone un'azione di risanamento e bonifica che possa limitare i danni ingenti che questa fascia di terra ha subito nell'arco di quasi un ventennio.Ed intanto continua il processo in Corte d'Assise, contro Salvatore e Corrado Gennuso, di 61 e 29 anni, padre e figlio, accusati di avere causato un disastro ecologico scaricando, nella discarica di contrada Bommiscuro, sostanze che hanno avvelenato decine e decine di ettari di coltivazioni, anche in serra, e causato anche la morte di animali che si abbeveravano a un laghetto che si trova proprio in quella zona. L'inchiesta sfociata nel processo non ha accertato conseguenze per l'uomo, ma va ricordato che fu anche l'allarme per il crescente numero di casi di tumore a Rosolini a dare impulso all'indagine sfociata, nel 2003, nel sequestro della discarica e nell'incriminazione dei responsabili della società che la gestiva, la Bodein.

Giuca: «La discarica era di proprietà del papà dell'onorevole che ne estraeva l'argilla per fare le pignatte ad uso edile. Poi la vendette ai figli del fratello, che non acquistarono il terreno per coltivare ortaggi ma per inquinare Rosolini.


Rosolini, 02-03-2007 - Il sindaco Giuca ha inviato una nota al Prefetto di Siracusa con la quale mette in risalto le problematiche legate alla discarica di contrada Bommiscuro compresa nel territorio di Noto ma situata a pochi chilometri dal centro abitato di Rosolini. Nella nota il primo cittadino tra l’altro scrive: “… al di là della vicenda processuale legata alla contestazione del gravissimo delitto di avvelenamento (art. 439 c.p.) a carico dei gestori della discarica, questo Ente ha un profondo interesse alla bonifica del territorio contaminato. In effetti, nel corso del dibattimento del suddetto procedimento pendente avanti la Corte di Assise di Siracusa, ove la Provincia Regionale ed i Comuni di Rosolini e Noto si sono costituiti parte civile, è emerso che la discarica continua a produrre percolato che si spande nei terreni circostanti, coltivati ad ortofrutta, con ulteriore pericolo di infiltrazioni e avvelenamento per la falda acquifera ed il torrente Passo Corrado. Non solo, risulta dalla consulenza dell’ing. Boeri che non sono state realizzate le c.d. misure di post mortem. Stante la crescente preoccupazione in città per l’elevato numero di patologie tumorali e di pericoli derivanti per la salute pubblica della mancata gestione del percolato, si chiede l’autorevole intervento della S.V.I. affinché possa promuovere le opportune iniziative necessarie per addivenire alla messa in sicurezza della discarica e alla conseguente bonifica del territorio”.


Pubblicata da: Alberto Rabito il 04-03-2007 01:01 in Comunicati

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