Il 10 luglio del 1943 è il D-Day siciliano. Quel giorno infatti sbarcarono in Sicilia, tra Gela e Noto, le truppe angloamericane che diedero inizio alla liberazione dell'Italia dal giogo nazi-fascista. Particolare importanza assunse l'approdo nell'estremità sud-orientale siciliana, dove le truppe alleate non trovarono resistenza. Già alle prime ore del mattino i soldati inglesi erano arrivati nella vicina Pachino dove fu insediato il primo sindaco dell'Europa liberata. Da un punto di vista strategico va segnalato quanto riportato dallo storico portopalese, Corrado Cirnigliaro, in un suo libro a proposito dello sbarco alleato in questo lembo della provincia di Siracusa. Gli inglesi infatti fecero arrivare un ufficiale, esperto in azioni di guerra. Il soldato britannico si conquistò ben presto la stima e la fiducia degli abitanti del posto, che lo conoscevano come Gaspare il verduraio. Celandosi dietro questo lavoro nei campi, il tenente delle truppe di sua maestà la regina inglese, riuscì a sapere particolari molto interessanti circa la sistemazione delle truppe nemiche sul territorio, nella zona che oggi si trova tra Pachino e Noto. I primi colpi d'arma da fuoco si registrarono alle tre del mattino del 10 luglio, provenienti dall'Isola delle Correnti. Numerosi soldati italiani, intuendo la consistenza delle truppe inglesi impiegate nelle azioni di sbarco, non opposero praticamente resistenza, smentendo totalmente quanto aveva dichiarato, non molto tempo prima, Mussolini: «Li bloccheremo sul bagnasciuga». I più anziani ancora in vita e allora in giovane età, ricordano la cordialità dei soldati inglesi che dividevano cioccolata e generi alimentari di ogni tipo, considerata la condizione della popolazione del posto. L'anno scorso a Pachino, nell'ambito del sessantennale dello sbarco, si sono svolti anche alcuni convegni alla presenza di storici e studiosi.
S. T.
Fonte:
LaSicilia.it il 07-03-2004 - Categoria:
Cultura e spettacolo