A Pachino la frammentazione fa paura

PACHINO - Tra qualche giorno questo paesone di quasi venticinquemila abitanti, famoso in tutt'Italia per il suo pomodorino piccolo dolce e rotondo come una ciliegia, per il vino rosso che tira calci e per il mare blu cobalto, dovrà fare i conti col suo futuro. E naturalmente col suo turbolento ma glorioso passato. Quattro candidati alla poltrona di primo cittadino, 8 liste civiche, un piccolo esercito (356) di aspiranti consiglieri comunali: abbastanza per ribaltare la bassissima percentuale di votanti alle elezioni regionali, quando quasi sette pachinesi su dieci hanno disertato le urne. La carica degli aspiranti amministratori, con questi numeri, riguarda davvero un po' tutti. Anche se la campagna elettorale sta per concludersi così com'è cominciata, senza fuochi artificiali, ecco un promemoria a più voci su ciò che l'eligendo civico consesso si troverà ad affrontare.

IL COMMISSARIO. Carlo Turriciano, 42 anni, è il funzionario palermitano che dallo scorso 13 dicembre gestisce l'amministrazione comunale. «Chi sarà eletto - dice - dovrà vedersela con una situazione preoccupante. C'è un problema molto serio di conti che non quadrano, e di liquidità. Da quando mi sono insediato ho subito affrontato la questione cercando di far capire che se le entrate non sono almeno equivalenti alle uscite, i conti non potranno mai quadrare. Ho dimezzato i contributi a pioggia, ho dato il via a una forte azione di recupero dei crediti affidando le operazioni alla Montepaschi, in più una nostra squadra sta girando porta a porta per verificare la regolarità dei versamenti comunali. Chi non paga le bollette si ritroverà i rubinetti a secco: stavolta si fa sul serio».
Il volto duro del Comune...
«Il volto serio del Comune. Ma è normale, è così che si deve fare, non è possibile dare l'impressione che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B, laddove quelli che non pagano sono di serie A. Il Comune è una famiglia, ognuno deve dare il suo contributo. Se non lo fa non è legittimato a protestare se le cose non funzionano; ma se lo fa, le cose non possono non funzionare».
Da dove dovrà ripartire il nuovo sindaco?
«Per prima cosa dovrà riorganizzare la macchina comunale, un compito che spetta all'amministrazione ordinaria. Ci sono una miriade di servizi e di settori, ben dodici, che potrebbero essere snelliti e migliorati. Tenendo conto delle professionalità e dell'economicità.La mia è stata una gestione tecnica, non politica; ho tentato di far capire ai pachinesi che lavoravo per i pachinesi, spero d'esserci riuscito ma il mio compito finisce qui».

IL PROFESSORE. Salvatore Cultrera, 66 anni, insegnante in pensione di Italiano e Latino al Liceo, prossimamente presidente di seggio. «A Pachino si vivacchia. E lo lasci dire a me che sono nato e cresciuto sempre qui. Non c'è niente di niente. La nostra amata piazza è ormai il regno degli extracomunitari e non possiamo andarci più perché anche le panchine sono occupate... E anche il più piccolo e insignificante dei contrattempi, una buca nella strada o una lampadina fulminata, diventa un problema insormontabile che si trascina per mesi. Perché? Perché l'attuale classe politica non è un granché. Si sentono tutti protagonisti, se non trovano spazio nel partito si creano una lista civica e spingono, spingono fino a che il varco non lo trovano».
Anche domani sarà così?
«Mi auguro proprio di no, ma sono pessimista: chiunque sarà eletto non reggerà a lungo: troppa frammentazione, troppo individualismo, troppa litigiosità, assoluta mancanza di programmazione, in ogni settore. E la cultura, quella vera e non quella di piccolo cabotaggio che si traduce in un convegno una tantum per giustificare un finanziamento, la cultura dicevo qui non esiste proprio. Qui la regola sembra una: carpe diem».

IL MARINAIO. Pasquale Aliffi, 50 anni, sottufficiale di Marina, presidente del comitato Pro Marzamemi, cioè il mare di Pachino. Da cinque anni scrive, propone, denuncia, fa il possibile e talvolta l'impossibile per cambiare uno stato di fatto difficile da credere, ma drammaticamente vero: i residenti di Marzamemi sono circa duecento, e d'estate diventano quasi ventimila. «Però le fognature sono fatiscenti, l'acqua insufficiente, i servizi inesistenti. Non è pensabile un futuro se non si comincia dall'essenziale e qui l'essenziale non c'è. Sa cos'abbiamo ottenuto finora con le nostre battaglie? I dossi per rallentare gli spericolati in motorino, uno sportello bancomat e uno scalo d'alaggio. Sembrano stupidaggini e forse lo sono, eppure abbiamo dovuto chiedere, protestare, scrivere, aspettare e finalmente gioire per queste quattro cose...»

Eppure il mare di Marzamemi è famosissimo e frequentatissimo...
«Appunto. Guardi, domenica scorsa, il 4 giugno, sembrava Ferragosto. Tutti i locali pieni e la gente in fila. Ma siamo indietro anni luce. Anche rispetto a realtà molto vicine come Pozzallo e Ispica per esempio, dove i prezzi sono più abbordabili e la realtà ricettiva migliore. Non voglio dare nessun giudizio di merito ma vero è che qui ciascuno pensa al suo orticello e al resto pensa Dio. Si aspetta quel mese, agosto, e neanche per intero, si tenta di portare a casa il massimo possibile e ci si mette il cuore in pace fino all'anno prossimo. Non è davvero pensabile un'organizzazione di questo tipo in un paese dall'altissima potenzialità turistica. E tuttavia non rinuncio all'ottimismo, anche se le facce di chi amministra sono sempre le stesse. Sono ottimista e spero, con tutto il cuore, nei giovani perché solo con loro e con le loro idee le cose potranno cambiare».

I LAVORATORI. Antonio Armone, 52 anni, da poco più di un mese segretario della Camera del Lavoro, dopo quasi 18 anni trascorsi in Piemonte: «Ho ritrovato una realtà disastrata. Arretrata. Desolante. Ci sono decine e decine di associazioni a Pachino, ma non esiste una realtà associativa. La classe politica, gli adulti e gli stessi anziani non sono neanche un bell'esempio per i nostri giovani».
Perché?
«Perché sinora è sembrato che ci fosse un confine oltre il quale il politico non ha mai voluto che il cittadino partecipasse. Perché l'adulto tira la carretta e aspetta il suo turno per il posto di lavoro o il momento di gloria. Perché l'anziano non ha più quel ruolo di memoria storica e morale che ha sempre avuto: se ne sta sui sedili e aspetta solo di morire».
Salvatore Beninato, 50 anni, e Giorgio Morana di 32, sono entrambi agricoltori e la pensano allo stesso modo sulla crisi arrivata dopo il grande boom dell'agricoltura pachinese. «E' questo che chiediamo alla nuova amministrazione. Attenzione, risposte, idee. E battaglia quando c'è da battagliare. Ora, per esempio: il marchio Igp non basta più per tutelare il nostro pomodoro? Invitiamo gli esperti a creare e proteggere, a questo punto non più il frutto ma il seme autoctono dei nostri pomodori. Ormai il pomodorino di Pachino lo fanno anche in Egitto e in Turchia. Noi siamo qui, pronti a dare il nostro contributo anche alla nuova amministrazione. Purché ci venga dato ascolto».
Fonte: LaSicilia.it del 08/06/06 il 09-06-2006 - Categoria: Politica

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