Tra le cause di un bilancio in ginocchio i fattori climatici e i prodotti provenienti dall'estero. Apprezzato perché fresco e gustoso, il buon cocomero, amato da piccoli e grandi, è già presente sulle nostre tavole. Se ne producono quintali nei terreni appartenenti al comprensorio della Zona sud, in modo particolare tra Marzamemi, Pachino e Portopalo di Capo Passero, per soddisfare le richieste di mercato nella stagione estiva. Ma attualmente, l'anguria non è classificata ai primi posti. "Stiamo attraversando una fase di mercato piuttosto critica -conferma il presidente dell'associazione per la tutela dei prodotti tipici pachinesei, Salvatore Chiaramida- e non soltanto relativamente alla produzione di cocomeri". Il prezzo dell'anguria all'origine ammonta a circa 30 centesimi al chilogrammo. Un prezzo irrisorio per i produttori locali, tale da far parlare di crisi di mercato. "Un prezzo insufficiente e inaccettabile -spiega Chiaramida- perché non consente di coprire spese e costi di produzione. I prezzi di realizzo sono troppo bassi e i produttori non riescono a spuntarla sui prezzi di vendita". Tra le cause di un bilancio in ginocchio, i fattori climatici e la quantità di prodotto proveniente da Paesi esteri che intasa i mercati italiani. "L'anguria -aggiunge il presidente dell'Atptp- è un prodotto tipicamente estivo, motivo per cui il ritardo dell'arrivo dell'estate soprattutto nelle regioni settentrionali e il registrarsi di temperature ancora sotto la media stagionale, oltre alla presenza di piogge in alcuni casi, rallenta la vendita nei mercati di consumo. A ciò si aggiunge l'arrivo di prodotto da alcuni Paesi mediterranei, come Egitto e Grecia".
Una situazione di mercato lievemente migliore ha caratterizzato, invece, la stagione del melone cantalupo. "Siamo un po' più soddisfatti -aggiunge il presidente della cooperativa Faro- visto che nel mese di maggio per il melone siamo arrivati a prezzi di realizzo che possiamo definire medi". Sui banchi dell'ortofrutta il consumatore lo ha acquistato ad un prezzo che oscilla tra 1,40 e 1,80, variabile in base alla qualità del prodotto. Il vero problema sta a monte. "Occorre più sinergia tra i produttori locali -spiega Chiaramida- per puntare su una politica commerciale comune, programmando la produzione". La grande distribuzione ha infatti un forte potere contrattuale, di fronte a cui i produttori locali spesso rimangono inerti, mentre altre zone più organizzate riescono a controllare i meccanismi che si nascondono dietro la domanda e l'offerta. Una politica commerciale organizzata, quindi, potrebbe rappresentare una soluzione per il rilancio del mercato agricolo.
Lidia Corallo
Fonte:
LaSicilia.it il 09-06-2004 - Categoria:
Cronaca