Cacciatori ed agricoltori hanno unito le loro forze contro l'istituzione delle riserve naturali da parte della regione che arrecherebbero, a loro dire, danni alle attività imprenditoriali del territorio pachinese. Martedì sera gli iscritti dell'Anlc di Pachino presieduti da Claudio Marsilla ed i rappresentanti dell'Acma di Messina presieduti da Pippo Germanotta, hanno incontrato gli agricoltori di Pachino per fare fronte comune verso quello che ritengono essere un problema serissimo che mette a repentaglio non solo l'attività venatoria ma anche quella agricola e serricola su quasi un terzo del territorio pachinese. La regione infatti è giunta all'ultima fase dell'iter per l'istituzione delle riserve naturali. In particolare sul tavolo dell'assessorato territorio ed ambiente siciliano sarebbero pronti da firmare i decreti di affido ad alcuni gestori di tali aree. “Il problema, -ha spiegato Pippo Germanotta dell'Acma- è che tutte le zone indicate come ZPS sono state equiparate a riserve naturali estendendo a questi territori vastissimi le stesse tutele e gli stessi vincoli delle riserve naturali non è stato tenuto conto delle situazione effettive in loco”. In particolare già lo scorso settembre è stato pubblicato il bando di affido ad alcuni organismi che dovranno gestire queste fasce territoriali che sono già state decise e che difficilmente potranno essere modificate.
Secondo l'agronomo consultato dall'associazione cacciatori pachinesi invece ci sono dei margini per intervenire sui regolamenti attuativi in modo da disciplinare più opportunamente quello che si potrebbe fare all'interno di queste aree protette. In particolare si mira a salvare gli impianti serricoli che spesso nelle zone del pachinese sono costruite addirittura a ridosso delle zone acquitrinose, territori che di fatto si rivelano i più produttivi. Gli agricoltori pachinesi, con alla testa Nino Iacono, hanno invitato i cacciatori ad unirsi al movimento agricolo in maniera da sfruttare il momento politico-elettorale per fare delle pressioni in maniera da scongiurare il serio e concreto pericolo di dover eliminare tutti gli impianti agricoli che sorgono nelle zone protette, più di 2500 ettari di terreno coltivabile, allo stesso modo di quanto avvenne per gli insediamenti turistici nelle aree del Simeto. “Agricoltori e cacciatori sono sulla stessa barca, -ha affermato Iacono- anche perché a Pachino per cultura l'agricoltore è anche cacciatore”. L'idea è quella di preparare un documento che dovrà essere condiviso anche dalle decine di aziende agricole interessate ed eventualmente organizzare una protesta sul modello di quanto fatto nei mesi scorsi dagli agricoltori.
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 11-05-2006 - Categoria: Cronaca