Tirate le somme... I risultati? Dodici mesi all’insegna dei problemi, delle difficoltà, delle preoccupazioni e dei continui allarmi. Moltissime ombre, poche, anzi pochissime, luci. Una situazione sempre più pesante che ormai confina con una drammatica emergenza. Così si chiude l’annata agraria 2004. A disegnare questo quadro è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che traccia un primo bilancio con stime, ovviamente ancora provvisorie, che denotano un anno ancora tutto in salita per l’agricoltura italiana. Insomma -sottolinea la Cia- una campagna agraria decisamente contraddittoria, con molte questioni insolute e altre che sono diventate assai complesse. Nonostante quest’anno non vi siano state, come gli anni precedenti, situazioni climatiche avverse diffuse e persistenti e la produzione, per alcuni comparti, è risultata in ripresa, i redditi dei produttori sono scesi in maniera drastica. Questo perché diverse colture sono rimaste invendute e i prezzi all’origine hanno avuto, specie nel comparto degli ortofrutticoli, un crollo verticale all’origine. Non basta. I costi, soprattutto quelli degli oneri sociali, sono cresciuti in modo pesante e la bilancia commerciale agroalimentare è risultata in grave sofferenza. Sta di fatto che anche alcune “voci” (vedi la frutta e la verdura) che sono state sempre in attivo, hanno visto un saldo in pesante rosso. E’, dunque, diminuita la nostra presenza sui mercati esteri specialmente per quanto riguarda i prodotti tradizionali. Emblematico il caso della frutta, tradizionalmente un comparto in attivo, che ha chiuso il primo semestre 2004 con un passivo di 86,6 milioni di euro che ribalta il dato positivo dell’anno precedente. Le esportazioni sono diminuite del 12 per cento ed hanno interessato i tradizionali sbocchi commerciali della Germania e della Francia (-13 per cento), della Spagna (-28 per cento), del Regno Unito (-19 per cento). Sui mercati terzi, la riduzione è stata del 15 per cento. Poiché la riduzione dell’export interessa sia i paesi dell’area euro, sia quelli terzi, non può essere invocato a giustificazione il rafforzamento dell’euro sul dollaro. Ha certamente pesato la minore capacità d’acquisto delle famiglie; ma il dato che preoccupa è che ci troviamo di fronte ad un effetto di sostituzione di importazione dai paesi terzi forti concorrenti delle nostre produzioni frutticole (America Latina, Cile). Più in generale, aumenta il disavanzo della bilancia commerciale agroalimentare: +38,2 per cento su base annua. Peggiora in modo significativo il dato per quanto riguarda le produzioni vegetali (frumento, olio d’oliva, cereali foraggieri); stabile il dato per quanto riguarda i prodotti degli allevamenti, con l’eccezione del lattiero-caseario che aumenta il deficit del 9 per cento.
Il valore aggiunto dell’agricoltura, in termini reali, dovrebbe, secondo le stime della Cia, aumentare tra lo 0,5 e il 1,5 per cento. Incremento modesto se si pensa che il 2004 doveva rappresentare l’anno di svolta dopo una tendenza ormai quadriennale culminata con il crollo che si è registrato nel 2003 (-5,7 per cento) dovuto alle ripetute avversità atmosferiche che hanno compromesso numerose produzioni. La Cia fa notare che a tale aumento ha contribuito una ripresa delle produzioni significativa per alcuni comparti vegetali (mais +29 per cento, frumento tenero +16 per cento, frumento duro +25 per cento, olio di oliva +20/40 per cento, vino +9 per cento), mentre per le macellazioni si può parlare di una sostanziale stabilità Ad accentuare i problemi è però intervenuto il crollo dei prezzi all’origine. Il calo su base annua è stato del 20 per cento per il complesso dell’agricoltura (-26,2, per cento per le coltivazioni e - 9,6 per cento per gli allevamenti). Nell’aggregato vegetali, è continuata la tendenza flessiva di ortaggi (-51,3 per cento) e frutta (-24,2 per cento), affiancati dai cereali (-24,7 per cento), fiori (-15 per cento), olio d’oliva (-12,9 per cento), vini (-16,7 per cento). In riferimento alle produzioni zootecniche, risultano in calo del 6,5 cento e del 5,5 per cento, rispettivamente, le quotazioni all’origine di ovicaprini e avicunicoli, mentre per quanto attiene ai suini, si segnala un meno 2,8 per cento.
Per i bovini vi è stato un aumento del 2,2 per cento e una diminuzione del 4,5 per cento per i lattiero-caseari.
A ciò si aggiunge l’aumento dei costi di produzione (+1,6 per cento su base annua) in particolare per le voci concimi e prodotti energetici. Non meno rilevanti, come prima si rilevava, i costi degli oneri sociali (i più alti di Europa) e dell’asfissiante burocrazia che stanno creando grandi difficoltà alle imprese agricole, riducendone le potenzialità. Queste previsioni -rimarca la Cia- confermano la forte tensione esistente nelle campagne italiane. Da rileva, inoltre, che le imprese agricole nel 2004, pur in presenza di risultati negativi degli anni passati, hanno tuttavia confermato gli investimenti e, in alcuni settori, li hanno incrementati. Considerando i risultati della produzione lorda vendibile negli ultimi anni, si presuppone che le aziende hanno potuto investire ricorrendo ancora una volta all’indebitamento, ormai sempre più elevato, con il sistema bancario.
Una situazione difficilissima che ha spinto la Cia a proclamare lo stato di mobilitazione del mondo agricolo che avrà il suo culmine sabato prossimo 13 novembre quando in oltre cento città italiane i produttori scenderanno in piazza per chiedere più attenzione al governo, alle istituzioni nazionali e locali e all’opinione pubblica e per sollecitare un vero progetto di sviluppo per il settore.
Fonte:
Greenplanet.net/Avvenire.it il 11-11-2004 - Categoria:
Economia