Apre Vinitaly

Apre Vinitaly A Verona dal 7 all'11, vetrina commerciale e punto di incontro delle nuove tendenze

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IL MONDO DEL VINO IN CIFRE

Produzione mondiale in lieve costante crescita grazie agli investimenti dei nuovi Paesi produttori, ma l’Europa mantiene il suo indiscusso primato. Anche nell’export i Paesi emergenti si fanno strada, conquistando quote di mercato. L’Italia però consolida le sue posizioni e va alla conquista di nuovi clienti
La produzione mondiale di vino si attesta ogni anno attorno a 270 milioni di hl e il panorama è in evoluzione: i Paesi emergenti premono, occupando sempre maggiori quote sui mercati internazionali, mentre i tradizionali produttori cercano di affinare le strategie per non perdere spazi.
Questo mondo si dà appuntamento ogni anno al Vinitaly di Verona, che si riconferma vetrina specializzata internazionale e punto di incontro commerciale, ma anche momento di riflessione sulle nuove tendenze.


Il vino nel mondo
Secondo l’OIV, l’Office International de la Vigne et du Vin, la produzione mondiale di vino si attesta sui 270 milioni di hl all’anno.
A causa delle avverse condizioni, nel 2003 furono solo 261, delle quali il 69% prodotto in Europa. Tra i Paesi extraeuropei al primo posto ci sono gli Stati Uniti con 20 milioni di hl, seguiti da Argentina con 12,5 milioni, Cina con poco più di 11, Australia con 10,5 e Sud Africa con circa 8,5.
Dopo periodo di progressiva contrazione della produzione, con un riduzione di oltre 110 milioni di hl in venti anni, dalla fine degli anni ’90 si sta assistendo a un’inversione di tendenza. Merito soprattutto dei consistenti investimenti fatti nei Paesi extra-europei, che si stima permetteranno di raggiungere i 280 milioni di hl nel 2007.

Il primato produttivo spetta all’Unione Europea, che ha raggiunto nel 2004, secondo le stime di Assoenologi, 193 milioni di hl. Al primo posto si colloca la Francia, con circa 57,5 milioni di hl, seguono l’Italia con 53 milioni e la Spagna con 50.

Consumi mondiali
I maggiori consumatori di vino sono gli europei, che da soli nel 2003 hanno assorbito oltre il 68% dei 228 milioni di vino consumati ogni anno nel mondo. La tendenza è in lieve costante progresso, e l’OIV prevede si possa arrivare a 230 milioni nel 2007.
L’America nel suo complesso è il secondo consumatore mondiale, con una quota di poco superiore al 20%, mentre distanziata al terzo posto è l’Asia, con il 6,6%
Lussemburgo, Francia e Italia sono ai primi posti per il consumo pro capite, con francesi e italiani che ne bevono circa 50 litri ciascuno all’anno. Questi due Paesi sono anche i primi mercati di consumo nel mondo, seguiti dagli Usa, dove però i consumi pro capite sono pari a circa 7,5 litri.

Principali Paesi esportatori
L’export mondiale ha interessato nel 2003, secondo l’OIV, 72 milioni di hl di vino. Quasi il 75% proviene dall’Europa, circa il 13% dagli Usa, mentre meno dell’8% è originario dall’insieme Australia-Nuova Zelanda.
A fronte di un aumento dei quantitativi esportati globalmente, negli ultimi anni si è assistito ha un rallentamento dei flussi provenienti dall’Europa e a un progressivo avanzamento dell’export dalle altre zone di produzione.
La Francia è il primo esportatore mondiale con circa 15 milioni di hl, seconda l’Italia con oltre 13, terza la Spagna con 12. Quarto esportatore è l’Australia, con oltre 5 milioni di hl, mentre con meno di 4 milioni di hl rispettivamente seguono Cile, Usa, Portogallo e Germania.

Export mondiale di vini dai 12 principali Paesi (1.000 hl)








Fonte OIV – dati di previsione 2003


Principali Paesi importatori
Il primo mercato di destinazione dell’export vinicolo mondiale è la Russia, che nel 2003, secondo l’OIV, ha acquistato 12 milioni di hl di vino; praticamente pari merito la Germania, che si attesta anch’essa sui 12 milioni di hl, mentre il terzo acquirente sono gli Usa, distanziati a quota 6 milioni.
La Francia, da parte sua, oltre a essere esportatrice è anche grande importatrice, collocandosi al quarto posto di questa graduatoria con quasi 5 milioni di hl.

Fatturato mondiale
Il fatturato mondiale del vino nel 2003, valutato a livello di vendite al dettaglio, ha quasi raggiunto i 100 miliardi di dollari. Secondo uno studio dell'International Wine and Spirits Record (IWSR) la crescita del valore di questo indicatore è più rapida rispetto a quella del consumo, per effetto dell’incremento delle vendite di bottiglie con prezzi mediamente più alti. Così, tra il 1999 e il 2003 mentre il volumi consumati sono aumentati del 2,5%, il fatturato ha segnato un incremento del 7,7%. Un’ulteriore crescita del 14,7% è prevista per il periodo 2003-2008.
Dei quasi 30 miliardi di bottiglie vendute nel 2003 il 17,5% costava tra 5-10 dollari, quota che diventerà del 18,3% nel 2008. Quelle da oltre 10 dollari passeranno nello stesso periodo dal 5,2 al 5,7% del mercato. Le confezioni che costano meno di 5 dollari rappresenteranno ancora la stragrande maggioranza, ma la crescita del segmento diventa sempre meno veloce.
La scelta dei consumatori, quindi, è sempre più indirizzata verso i vini di qualità, anche se negli ultimi anni si nota un orientamento verso i vini internazionali caratterizzati da elevati rapporti qualità/prezzo.


L’Italia del vino
Con i suoi 54 milioni di hl di vini e mosti prodotti nel 2004 e sulla base della media dell’ultimo triennio, l’Italia, secondo Assoenologi, produce il 18% del vino mondiale e un terzo di quello comunitario.
Gli ettari investiti sono 792.000, dei quali 264.000 destinati alla produzione di vini di qualità prodotti in regioni determinate (vqprd).
Il fatturato dell’intero settore enologico italiano si attesta a quasi 9 miliardi di euro, dei quali quasi 3 provenienti dall’export; a questi vanno aggiunti 2 miliardi di euro relativi alle tecnologie di cantina, che sono le più diffuse nel mondo.

Consumi interni
Il numero di consumatori abituali di vino sta diminuendo progressivamente in Italia, mentre cresce il numero di coloro che bevono solo occasionalmente. Secondo l’Eurisko solo il 59% degli abitanti della nostra penisola ne beve un bicchiere a pranzo, contro il 69% dei francesi e il 60% dei britannici. Inoltre, gli italiani spendono per una bottiglia la metà di francesi e tedeschi.
La tendenza si evidenzia maggiormente analizzando i consumi domestici. Secondo l’Ismea il volume degli acquisti domestici di vino e spumanti, negli ultimi cinque anni, è diminuito ad un tasso di variazione medio annuo del 2,4%, passando da 9,65 a 8,57 milioni di hl.
Nel corso del 2004 gli acquisti domestici di vino e spumante sono invece rimasti sui livelli del 2003. Merito della crescita degli acquisti di vino (+0,7%), che ha sopperito alla flessione dello spumante (-11%). Tra i vini, in aumento rispetto al 2003 il vino da tavola (+1,3%), in particolare quello da tavola rosso (+2,2%), mentre il bianco ha registrato una diminuzione (-3,5%). In calo anche i vini a denominazione di origine controllata e a denominazione di origine controllata e garantita (Doc+Docg) (-1,2%), sia bianchi (-0,5%), che rossi (-0,7%).
La spesa per vino e spumanti nel 2004 è aumentata in termini di valore rispetto al 2003, arrivando a superare 1,710 miliardi di euro, dei quali oltre 634,7 milioni destinati all’acquisto di vini Doc+Docg e 876,8 milioni per vini da tavola.
Per quanto riguarda la distribuzione della spesa e dei volumi acquistati nel 2004, la spesa per il vino da tavola è scesa al 51% perdendo 3 punti, mentre in termini di volumi ha perso solo un punto percentuale. In calo anche la spesa per gli spumanti, arrivata al 12% del totale pur con volumi invariati; il tutto a favore delle denominazioni d’origine, le quali negli ultimi cinque anni si sono accaparrate il 37% della spesa complessiva per vini e spumanti, a fronte di un 22% dei volumi.

Distribuzione
Ancora tengono i canali specializzati, quali bottiglierie/enoteche, ma i super e gli ipermercati stanno guadagnando terreno. Infatti, se nel 2000 il 48% dei volumi di vino da tavola venduti transitavano attraverso iper e supermercati, nel 2004 la quota, secondo l’Ismea, è passata al 52%, ma a scapito soprattutto dei negozi di alimentari tradizionali e dei discount.
Dal punto di vista del valore, la copertura del mercato di super e ipermercati era del 55% nel 2000 ed è salita al 60% nel 2004. Più accentuata la quota di vini Doc+Docg venduti attraverso la grande distribuzione organizzata, che nel 2004 ha rappresentato i due terzi di tutto il prodotto venduto, per un controvalore del 73%. In discesa le vendite nei negozi alimentari tradizionali (-5%), come pure i liberi servizi e i discount (-1%); stabili invece le bottiglierie/enoteche.

Export
A partire dal 2003 il vino rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, con una quota del 20%. In pratica, 100 euro esportati 20 sono da imputare a prodotti del vigneto. Nei primi 11 mesi del 2004 l’export vinicolo italiano è ammontato a oltre 15,32 milioni di hl per un valore di quasi 2,6 miliardi di euro. La crescita rispetto allo stesso periodo del 2003 è stata dello 0,54% in volume e del 4,53% in valore.

Germania e Stati Uniti sono i nostri principali acquirenti. Secondo l’Ice (l’Istituto italiano per il commercio con l’estero), da gennaio a novembre 2004 l’Italia ha esportato verso la Germania 4,55 milioni di ettolitri di vino per un valore di 641 milioni di euro, con aumento del 4,51% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con ciò il mercato tedesco si è riconfermato il più importante acquirente di vini italiani in termini di quantità, mentre in termini di valore sono stati gli Stati Uniti, con 684,77 milioni di euro, pari a un incremento del 4,37%, ad occupare il primo posto, come era già avvenuto nel 2003.
Gli Stati Uniti sono uno sbocco fondamentale per il vino italiano, che da solo rappresenta oltre il 32% del mercato americano in quantità e il 31,5% in valore. Ci sono comunque altre possibilità di espansione, dato che circa 240 milioni di americani ancora non consumano vino.
La tendenza degli ultimi anni mette in evidenza un aumento delle esportazioni italiane di vini Vqprd (vini di qualità prodotti in regioni determinate) e del relativo valore, anche se diminuisce la loro incidenza percentuale a favore dei vini da tavola Igt (indicazione geografica tipica). Nel 2003 secondo l’Ice i primi hanno raggiunto un valore dell’export pari a 1,144 miliardi di euro, i secondi 883 milioni di euro.

Altre interessanti prospettive si aprono per le nostre esportazioni verso alcuni dei principali Paesi consumatori emergenti, quali Russia, Cina e India, che oltre agli Stati Uniti rappresentano le vetrine privilegiate per le attività promozionali realizzate da Vinitaly all’estero. Secondo l’Ice, inoltre, sarebbero da valorizzare pure altri mercati sottodimensionati, quali potrebbero essere i Paesi asiatici, i Paesi Baltici, alcune aree del Brasile, ma anche località balneari tradizionalmente meta di consistenti flussi di turisti, italiani ed europei in generale, come le isole Mauritius.

In Russia i tassi di crescita dei vini italiani oscillano tra il 20 e il 40% annuo. Le preferenze dei consumatori sono indirizzati in particolare verso i rossi ben strutturati e con una marca ben identificata, gli spumanti e i vini da meditazione. Si valuta che l’Italia ha sviluppato per ora solo il 10% del proprio potenziale, ma enormi sono le possibilità di crescita, in particolare per i vini di fascia media, compresi tra i 10 ed i 30 euro a bottiglia.
Il principale canale distributivo dei prodotti italiani in Russia è rappresentato dalla ristorazione, tanto che il 30% delle carte dei vini dei ristoranti internazionali è composta da vini italiani. Con i tassi di crescita previsti per il prossimo futuro, comunque, si ritiene che nel giro di 3-4 anni la Gdo supererà la ristorazione, che rimarrà però un importante canale promozionale.
La Cina è considerato uno dei più interessanti mercati del futuro. Si stima che circa il 10% di consumatori abbia già un reddito paragonabile a quello dei Paesi occidentali, tra l’altro con una propensione agli acquisti di fascia medio-alta.
Per ora le nostre importazioni di vini oscillano attorno ai 400.000 hl all’anno, ma si calcola che entro la fine di questo decennio potrà decuplicare. Mediamente una bottiglia di vino cinese viene venduta a una decina di euro, mentre per un prodotto importato si arriva a circa 25 euro.
L’India è un mercato potenziale di 300 milioni di persone, delle quali circa 74 già consumatori di alcolici. I ristoranti italiani sono in aumento, e riscuotono un gradimento secondo solo alla cucina cinese.
In particolare, per il vino i consumi sono in crescita al ritmo del 25% all’anno.

Elaborazione Servizio Stampa Veronafiere – Vinitaly su dati Oiv, Assoenologi, IWSR, Eurisko, Ismea, Ice.


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L'edizione 2004 di Vinitaly ha visto 140.610 visitatori operatori, di cui 113.911 italiani e 26.699 esteri provenienti 91 Paesi.

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A Verona, quest’anno, la Cantina Aurora di Offida, riceverà il premio Cangrande, riservato ai benemeriti della vitivinicoltura italiana.
Verrà premiata per il ventennale impegno nella produzione del vino biologico, che nelle Marche ha raggiunto livelli qualitativi elevati, confermandosi una realtà pioniera.
Fonte: Greenplanet.net/Vinitaly il 07-04-2005 - Categoria: Economia

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