PACHINO - (Salvatore Moncada) Una violenta deflagrazione avvertita distintamente in diverse parti della città. Un chiaro segnale di "insofferenza" per quella sempre più stringente attività investigativa della polizia. È lo scenario nel quale sarebbe maturata l'intimidazione compiuta nel cuore della notte tra sabato e domenica scorsi nelle immediate adiacenze del commissariato della polizia di Stato di via Santoro Tafuri. Una vettura, rubata poco prima e quindi "imbottita" con due- tre rudimentali ma potenti bombe carta, è stata posizionata vicino agli uffici del commissariato. Quando gli ordigni custoditi nella vettura sono esplosi, fortunatamente senza causare danni alle persone, i frammenti della vettura sono stati sparsi in un raggio di decine e decine di metri. Secondo quanto emerso dalle prime indagini condotte dalla sezione "scientifica" del commissariato di Pachino e dalla Squadra Mobile di Siracusa le bombe carta erano state posizionate all'interno di una Y10 risultata poi rubata ad un cittadino rumeno, operaio, residente a Pachino. La macchina è stata parcheggiata in via dei Ciclamini, lungo il prospetto laterale e secondario dell'edificio che ospita il Commissariato di Pubblica Sicurezza. L'esplosione è avvenuta poco prima delle due del mattino. Si è trattato di tre distinti scoppi avvertiti con chiarezza sia dai poliziotti che dai residenti del circondario. Le bombe hanno completamente sventrato la parte posteriore interna della macchina. Sull'asfalto, a distanza di qualche decina di metri c'erano riverse parti di tappezzeria, dei sedili e pezzi metallici staccatisi per il violento spostamento d'aria. I poliziotti stanno ancora vagliando i filmati delle telecamere a circuito chiuso attraverso le quali sperano di risalire agli autori dell'attentato.
Ma delle ricostruzioni effettuate pare che i malviventi sarebbero giunti a bordo di due Y10 entrambe rubate e avrebbero compiuto l'intera operazione in pochi minuti. Una delle due auto, quella con a bordo l'esplosivo, è stata lasciata a motore acceso sotto le finestre del commissariato di Polizia, l'altra, con a bordo i complici, è servita per una veloce ed agile fuga. Di tutta evidenza la pericolosità dell'ordigno che, pur se rudimentale, secondo fonti investigative, sarebbe stato preparato con perizia ed abilità. I malviventi hanno lasciato il motore della vettura acceso per non interrompere il circuito elettrico che avrebbe funzionato da detonatore. Chi ha confezionato le bombe posizionandole all'interno dell'auto ha collegato un cavo elettrico al polo positivo della batteria di accensione della macchina. Il cavo è stato fatto passare sino al retro della Y10 , nel cofano, collegandolo ad una "candeletta" del tipo di quelle utilizzate per l'accensione dei motori diesel. Da qui un'ultima spanna di cavo è stato collegato ai rudimentali ordigni, contenuti nel vano posteriore, che sono esplosi non appena l'intero circuito si è surriscaldato. Uno strategemma che ha lasciato ai malviventi quei pochi minuti necessari ad abbandonare la macchina ed allontanarsi poco prima dell'esplosione. I primi ad intervenire sono stati gli stessi poliziotti che, con gli estintori, hanno spento il principio di incendio che si stava sviluppando dalle vettura esplosa. Dopo pochi minuti sono giunti anche i vigli del fuoco che hanno transennato e messo in sicurezza la zona. Diverse le prese di posizione sulla vicenda. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha parlato di «gesto inqualificabile ai danni di un presidio che rappresenta un punto di riferimento per la legalità e la sicurezza di tutti i cittadini». Il Silp-Cgil ha dato solidarietà «ai colleghi di Pachino» ed annunciato che nei prossimi giorni terrà «un'assemblea nei locali del commissariato di Pachino per fare il punto sulla situazione logistica e tecnica dell'ufficio». Solidarietà pure dal Siap che «dice basta a questo gioco al massacro, dove chi paga è sempre il poliziotto che vessato dai tagli di un governo che non investe più in sicurezza si ritrova a dover difendere la collettività con gli scarsi mezzi messi a disposizione da una politica di investimenti zero che hanno reso il prodotto sicurezza obsoleto ed inefficiente».
Fonte:
gazzettadelsud.it il 10-01-2011 - Categoria:
Cronaca