Il falso non arriva dalla Cina. Ma dall'Italia, dall'Europa e dal Mediterraneo. Semplice pomodoro piccolo e a grappolo, il ciliegino di Pachino cresce nella Sicilia sudorientale, dove il sole prolungato (Pachino ha più ore di sole in Europa), il terreno sabbioso, la brezza marina e l'acqua di irrigazione che dal mare filtra nella falda creano un microclima determinante per il gusto, dolce, saporito, quasi croccante. Le tonnellate che possono fregiarsi della igp (l’indicazione geografica protetta ottenuta dalla Ue in aprile) sono 50 mila: pochissime. Quello in commercio ora non proviene da Pachino, dove le piantine trapiantate a luglio sono state falcidiate da un’estate esageratamente calda e danneggiate dal nubifragio di settembre. I grossisti scelgono un'imitazione da altre regioni d'Italia, da Belgio e Olanda (più piccolo del capostipite); d'inverno dalla Sardegna e dal Nord Africa arriva il datterino, poligonale più che arrotondata. Definizioni viste sui mercati come «ciliegino siciliano», «pomodorino tipo Pachino» sono un puro esercizio di fantasia. «Lo proponiamo a marchio Coop come siciliano, senza distinguere l'igp», spiega Davide Roncoroni, responsabile ortofrutta di Coop Lombardia. Ma il prezzo non cambia secondo l'origine, risente solo della stagione e raggiunge i 4-6 euro al chilo in base al periodo. «Da novembre certificheremo il "pomodoro Pachino igp"», annuncia Salvatore Chiaramida, presidente del consorzio di tutela. E la distribuzione sarà tenuta a dichiararlo.
Cristina Coglitore
Fonte:
Il Corriere della Sera il 12-10-2003 - Categoria:
Cronaca