L´Europa ha raggiunto Marte ma sembra che l´ultimo passo, quello che doveva portare la piccola sonda Beagle 2 sulla superficie del pianeta rosso non sia riuscito alla perfezione. Il mini robot - progettato per effettuare una discesa frenata col paracadute, seguita da un «crash landing» con una spece di air bag, in grado di ammortizzare l´impatto finale con la superficie marziana - avrebbe dovuto stabilire un contatto radio qualche ora dopo l´atterraggio, avvenuto presumibilmente alle 03,54 del 25 dicembre, ma finora questo segnale non è arrivato.
Ma ci sono ancora 13 possibilità di collegamento prima che Beagle 2 si ponga automaticamente in funzione di trasmissione d´emergenza. Vale la pena di ricordare i tratti essenziali della complessa missione Mars Express, la prima dell´Agenzia Spaziale Europea (Esa) verso il pianeta rosso. Cominciata più di sei mesi fa, con il lancio dal poligono di Baikonur (Kazakhstan) a bordo di un razzo Soyuz, la missione aveva il duplice obiettivo di porre in orbita la nave madre, la sonda Mars Express appunto, e di rilasciare il piccolo "lander" per iniziare la manovra di "ammartaggio" sulle sabbie polverose di Marte. Dopo oltre 400 milioni di chilometri percorsi nel buio dello spazio interplanetario, dovendo sopravvivere a tempeste solari ed ai rigori delle temperature cosmiche, la sonda ha affettuato con successo la frenata di quasi 40 minuti per entrare in orbita attorno a Marte. Anche il rilascio del Beagle è avvenuto senza problemi, esattamente al momento previsto e questo ha fatto ben sperare per la fase successiva, quella di ingresso ad altissima velocità nella tenue atmosfera marziana. Da quel momento non si sono avute più notizie dalla piccola sonda di circa 70 chili che, pochi minuti dopo il suo atterraggio avrebbe dovuto contattare la sonda americana Mars Global Surveyor, da anni in orbita attorno al pianeta che, passando sulla verticale, avrebbe funzionato come ponte radio per rispedire i deboli segnali del robottino europeo fino al centro di controllo di Darmstadt in Germania. Purtroppo, le nove note musicali che costituivano il primo messaggio della sonda marziana non sono state captate nemmeno nei tentativi successivi, che hanno utilizzato l'antenna dell´osservatorio di Jodrell Bank, in Inghilterra. Ma i tecnici dell´Esa non disperano, ci sono ancora alcuni giorni di tempo per tentare di comunicare con il robottino, prima che le batterie si esauriscano completamente. Intanto cominciano a fiorire le prime ipotesi sulla natura del problema che ha impedito al Beagle di comunicare con la Terra.
Prima di tutto la piccola sonda automatica potrebbe esser atterrata nel punto sbagliato oppure con l´antenna non completamente aperta e quindi non in grado di funzionare come previsto. Una seconda ipotesi potrebbe riguardare una incompatibilità fra i segnali radio del robottino europeo e quelli della sonda americana ed infine un impatto più duro del previsto con il suolo marziano potrebbe aver danneggiato irreparabilmente qualche delicato meccanismo. Comunque gli scienziati restano fiduciosi e sperano di poter ottenere dati preziosi dalla missione Mars Express il cui punto di forza è rappresentato dall´orbiter che continuerà a ruotare attorno al pianeta in un´orbita ellittica per un intero anno marziano, circa 687 giorni terrestri, per fornire una mappa ad alta risoluzione della superficie del pianeta. La sonda è dotata anche di un potente radar per scandagliare gli strati sotterranei, fino a circa 5 km di profondità, alla ricerca di acqua. Proprio la scoperta di acqua sul suolo marziano è strettamente connessa alla missione del Beagle che è equipaggiata con un braccio meccanico per estrarre campioni di rocce e di suolo da analizzare alla ricerca di possibili forme di vita marziana. Se tornerà a funzionare come previsto, il piccolo "lander" dovrebbe trasmettere le prime foto del panorama marziano per la fine dell´anno, mentre le prime immagini radar del Mars Express dovrebbero arrivare nella primavera del 2004. Questa battuta d´arresto, che speriamo sia solo momentanea, riapre il dibattito sulla complessità delle missioni planetarie. Delle trenta missioni lanciate verso Marte da vari paesi, solo il 30% sono riuscite a raggiungere il pianeta rosso e, se analizziamo i tentativi di discesa sulla superficie, il quadro è altrettanto desolante: su 9 tentativi solo tre hanno avuto successo. Con queste incertezze, appare sempre più difficile rispondere alla domanda: quando un equipaggio umano, magari composto anche da astronauti europei, potrà calcare le desolate pianure marziane?
di Umberto Guidoni
Fonte:
L'Unità On Line il 29-12-2003 - Categoria:
Cronaca