PACHINO - Non solo politica ma anche analisi dell'attività amministrativa e dei problemi irrisolti della città. È questo l'obiettivo della Margherita di Michelangelo Blandizzi che passerà in rassegna i grandi temi che affliggono la città. «Dal punto di vista strettamente politico, -ha affermato il coordinatore Blandizzi- siamo pronti al dialogo con tutti. È però dal punto di vista amministrativo che urge un confronto. Un problema che noi stiamo affrontando e che poniamo sulla bilancia è quello dei canoni idrici, da qualche giorno tornati di attualità. I canoni dei servizi a Pachino, -afferma Blandizzi- sono tra i più alti d'Italia, ma i risultati sono spesso scadenti». Quello delle bollette idriche prescritte, in quanto relative ad alcune annualità quali il '98 ed il '99, è un problema annoso. «E' bene dire alla gente, - afferma il coordinatore della Margherita- che notificare bollette prescritte potrebbe avere come unico obiettivo quello di far quadrare il bilancio con entrate fittizie. Si segnano nella voce entrate somme che non saranno mai riscosse perché non riscuotibili. Inoltre, -continua- secondo la nostra analisi continuare a prevedere entrate di questo tipo potrebbe essere utile solo a giustificare i progetti obiettivo finalizzati proprio alla riscossione dei canoni di acqua potabile. Va ricordato che il funzionamento dell'ente comune va appurato non dai bilanci di previsione ma dal consuntivo. È lì che i nodi delle somme non riscosse verranno al pettine.
Tale situazione di pericolo per le casse comunali è stato ben evidenziato dai revisori dei conti che hanno notato lo sbilanciamento tra spesa effettiva e copertura finanziaria. Personalmente, -continua Blandizzi- ritengo che la Corte dei conti dovrà fare piena luce su questi episodi. Di fatto i canoni idrici non sono mai stati rivisti, contrariamente ai proclami elettorali. «È caduta nel dimenticatoio anche la commissione istituita qualche anno fa per affrontare il problema delle bollette milionarie. Quella commissione elaborò una relazione scritta, che giace nei cassetti comunali, in cui veniva accertato che i contatori misuravano aria, invitando la casa municipale a provvedere. Nulla è stato fatto, anzi si continua a far pagare l'acqua non utilizzabile per fini alimentari erogata per molti giorni dall'acquedotto. A tal proposito delle sentenze della Cassazione dicono con chiarezza che non sono esigibili somme per acqua inquinata e canoni di depurazione quando il depuratore non funziona. Va inoltre sottolineato, - conclude Blandizzi- come quest'amministrazione spenda di più per spese di consulenze e missioni di quanto dovrebbe incassare per i canoni idrici».
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 03-04-2005 - Categoria:
Cronaca