PACHINO - La crisi del pomodorino di Pachino da qualche tempo è sinonimo di crisi anche del marchio Igp, al punto che, tra i produttori, sono in molti a credere che si potrebbe persino rinunciare al marchio di qualità. La certificazione relativa alla identificazione geografica protetta riconosciuta al pomodoro di Pachino e indice di pregi che solo il ciliegino prodotto nel comprensorio tra Portopalo, Pachino e Ispica possiede, non ha ad oggi prodotto gli effetti sperati, nè i benefici economici promessi. Dopo un lungo braccio di ferro con Ispica che voleva fare rientrare una porzione maggiore di proprio territorio nel comprensorio indicato dal disciplinare di produzione, le battaglie per il riconoscimento del marchio, il prestigioso riconoscimento rimane poco utilizzato. La notizia che c'è chi pensa ad una possibile rinuncia al marchio Igp è stata confermata nei giorni scorsi anche da Salvatore Chiaramida direttore del consorzio di tutela e della cooperativa Faro.
Le motivazioni di tale clamorosa decisione andrebbero ricercate nella poca convenienza che il marchio porterebbe e negli scarsi vantaggi a livello economico. Produrre Igp ha dei costi maggiori rispetto al pomodoro raccolto e sistemato alla rinfusa, costi che il mercato non riesce a compensare. A oggi i produttori associati al consorzio di tutela sono circa la metà di quelli che operano nella zona, e costoro producono non solo sotto il marchio di tutela, ma anche pomodorini non griffati. La presenza in notevole quantità di pomodoro privo di marchio tende a fare abbassare il prezzo anche di quello tutelato dal consorzio. Le grandi catene di distribuzione alimentari inoltre offrono al consumatore dei “percorsi qualità” con cui si fanno garanti della bontà del prodotto e dunque scelgono di non immettere tra i banchi dei supermercati pomodori Igp i cui costi sono maggiori, reperendo facilmente a prezzi inferiori pomodorini di Pachino privi di tutela.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 27-02-2006 - Categoria:
Economia