SIRACUSA - Nell’estremo Sud d’Italia, tra Portopalo e Marzamemi, forze di polizia e protezione civile cercano da giovedì pomeriggio un reagente chimico radioattivo potenzialmente pericoloso, scivolato dal cassone del furgone di un corriere postale privato, a seguito della casuale apertura dello sportello, durante la marcia. Sono setacciate le serre dei famosi pomodorini e le dune lungo la costa, spesso approdo delle «carrette del mare». Spedito da Carugate, Milano, era destinato a un laboratorio di analisi cliniche di Mellili, nel Siracusano. La prefettura lancia appelli, «non toccatelo, non apritelo, per la vostra sicurezza rimanete a 10 metri di distanza, informateci subito». Con il trascorrere delle ore la scomparsa diventa un «giallo», meritevole di «Chi l’ha visto?». La ricostruzione si basa sulla segnalazione del trasportatore, accortosi, mentre transitava davanti al Castello di Tafuri, di avere smarrito uno scatolone al cui interno, protetto da capsula di piombo, c’erano 800 grammi di «nichel 63».
Si tratta di un minerale utilizzato nelle ricerche cliniche come sorgente di radiazioni. Il contenitore esterno è stato ritrovato dopo alcune ore dai carabinieri sulla strada provinciale Portopalo-Marzamemi. Nessuna traccia invece della capsula protettiva del materiale radioattivo. Che fine abbia fatto resta, da giovedì pomeriggio, un mistero. La pericolosità dell’oggetto è chiaramente indicata all’esterno, con il tipico simbolo della radioattività. Ma se lo avessero raccolto ragazzini? E se avessero forzato il contenitore? Sono queste le domande che più preoccupano le autorità locali. Sino a quando l’involucro protettivo resta integro non si corrono pericoli per la salute, ma la sua apertura, al di fuori delle procedure prescritte, implica la diffusione di un «pennello di raggi» nocivo per la salute. Non si esclude nemmeno che la capsula sia stata raccolta da qualcuno intenzionato a ricavarne soldi, rivendendola. La tempestiva diffusione dell’allarme, ripetuto anche dalle radio locali, potrebbe però avere indotto «il furbo» a disfarsene, abbandonando la sorgente radioattiva nelle campagne o, peggio ancora, lanciandola in mare.
Rino Farneti
Fonte:
Larena.it il 13-03-2005 - Categoria:
Cronaca