Caro gasolio, in crisi la marineria

Caro gasolio, in crisi la marineria I rappresentanti nazionali delle associazioni della pesca (Agci-Agrital, Federcopesca-Confcooperative e Lega Pesca) hanno definito «interlocutoria» la riunione di ieri con il ministro delle politiche agricole e forestali. «Con un governo nazionale adibito solo al disbrigo degli affari correnti, era difficile sperare in qualcosa di più», commentano da Portopalo. Il vertice è stato convocato per trovare strade immediate in grado di fronteggiare la crisi del settore da caro-carburante. L'esito è dunque di attesa, con richiesta di ulteriori approfondimenti prima di esprimere giudizi sulla reale portata dell'intervento e sulla sua capacità di tamponare gli effetti del caro gasolio. Nella riunione al Ministero sono state esaminate le modalità del rinnovo dell'accordo Eni-Agip siglato nel 2006. Se andasse in porto questo passaggio, tuttavia, l'abbassamento al litro sul costo del gasolio per i pescherecci non supererebbe i 2 centesimi di euro al litro. Un'inezia visto l'elevato livello di prezzo attuale. Il prossimo 4 marzo è in programma un nuovo incontro tra il Ministro De Castro, l'Eni e le associazioni di categoria che dovrebbe chiarire meglio le modalità del rinnovo dell'accordo e consentire di capire la reale capacità dell'intervento. A Portopalo l'esito del vertice ministeriale era atteso con tanta trepidazione, anche se in pochi si erano fatti illusioni.

Quello che emerge dall'incontro è una fase di stallo e di attesa che si protrae pericolosamente e che non potrà non danneggiare ulteriormente le casse delle imprese di pesca che sono già quasi al collasso. Nessuno nasconde le difficoltà, alla luce dei bassi livelli di redditività che ormai da alcuni anni stanno fiaccando la resistenza di tanti titolari di attività nel ramo marinaro, con il rischio di perdite di posti di lavoro nell'ambito di una categoria che ancora oggi è al primo posto, a Portopalo, per numero di addetti. Le prospettive sembrano dunque negative e c'è chi guarda alla Francia che sembra aver scelto una strada di sostegno al settore senza andare troppo per il sottile con le restrizioni imposte dall'Unione Europea. E l'I'talia? Al momento prevale l'attendismo, ovvero vedere l'evolversi della situazione e quindi agire di conseguenza. L'incognita è la capacità di resistenza delle imprese di pesca. E la pesca sembra diretta verso il precipizio economico, con conseguenze che non è difficile prevedere. «Quando tutte le barche rimarranno attaccate agli ormeggi, forse qualcuno, a Roma, a Palermo e a Bruxelles, capirà. – sottolinea un armatore che si definisce, nonostante tutto, ottimista – Il futuro rimane una grossa incognita ma non abbiamo alternative alla speranza».

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 23-02-2008 - Categoria: Economia

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