PACHINO - Le organizzaizoni produttive agricole Fap e Atptp rappresentate da Sebastiano Di Petro e Sebastiano Barone, bocciano la proposta regionale di riperimetrazione della riserva Pantani perché ritenuta inidonea alle esigenze del comparto. Nelle settimane scorse a Palermo si erano svolte diverse riunioni con i funzionari regionali, con una proposta di regolamento per le modalità d'uso dei territori ricadenti nella riserva e la gestione dei divieti. I rappresentanti agricoli, accompagnati dalla deputazione locale e da politici e funzionari comunali, avevano rappresentato la necessità di salvaguardare la serricoltura del comprensorio, posto che gran parte dei quantitativi di produzione orticola viene proprio da terreni inseriti nei confini della riserva, e dunque costretti a fare i conti con i vincoli ed i limiti nella produzione. «La proposta di riperimetrazione fatta dalla Regione - hanno scritto Di Pietro e Barone in una comunicazione al sindaco di Pachino Paolo Bonaiuto -, non ha tenuto assolutamente conto delle richieste fatte in presenza dei parlamentari regionali Vinciullo e Marziano.
La riperimetrazione doveva portare alla esclusione delle aree fortemente antropizzate e delle zone a forte concentrazione terricola. Quello che viene proposto invece è solo una migliore distribuzione delle aree secondo le esigenze dell'azienda forestale delle zone A e B senza che ciò abbia portato ad una riduzione del territorio ricadente in zona B, cosa che avrebbe favorito la serricoltura. Inoltre, -hanno continuato i due rappresentanti del mondo agricolo- il regolamento di gestione della riserva prevede solo la possibilità di effettuare interventi di manutenzione straordinaria delle serre esistenti e la loro eventuale sostituzione delle strutture fià in essere, mentre vieta la possibilità di costruirne delle nuove e di ampliare la superficie di quelle esistenti». La Regione dunque non ha tenuto conto della vocazione agricolo-imprenditoriale e delle caratteristiche del territorio. La valutazione della proposta regionale, dunque, è assolutamente negativa, anche in considerazione del fatto che l'area di preriserva coinvolgerebbe la maggior parte del territorio dove viene prodotto il pomodoro a marchio Igp, dove insistono oltre 300 aziende con 21.000-25.000 giornate lavorative ed un plusvalore di 15-20 milioni di euro l'anno.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 22-03-2013 - Categoria:
Ambiente