A Portopalo di Capo Passero, che in questi ultimi tempi sta cercando di crescere realizzando nuovi servizi per i cittadini, avvalendosi del lavoro proficuo dell'attuale Amministrazione Comunale, si trova, scavata in un costone roccioso, un'importante catacomba cristiana-bizantina, che venne archeologicamente esplorata nel 1952 da Santi Luigi Agnello e poi nel 1953 relazionata sulla Rivista di Archeologia Cristiana, evidenziando che si trattava di un vero cimitero paleocristiano e bizantino in un grande ambiente, comprendendo circa quaranta loculi di tipo tradizionale, scavati in parte a terra e in parte lungo le pareti dell'antro, con arcosoli tipici di questo ambiente di religiosa pietà cristiana.
Il lavoro, a suo tempo eseguito dal compianto professore, fu sicuramente eccezionale, e la presenza di un cimitero così ampio ci fa logicamente pensare al contesto costituito da un'importante comunità cristiana. Seguiamo il discorso fatto dallo studioso, che ci descrive un'entrata attraverso un corridoio rettilineo alla fine del quale si apre il piano cimiteriale.
La catacomba è alta circa due metri e al ricercatore si presentava del tutto integra; infatti le tombe erano coperte da tegoloni di circa cm. 85x55, rotti, ma saldati dalla malta nei punti di contatto. Si aprono tre arcosoli polisomi e i pilastri angolari si raccordano al soffitto con quattro pennacchi.
«La porta d'ingresso alla catacomba immette in un vestibolo rettangolare diviso in due settori da una soglia ben rilevata. Il primo ha sulla sinistra, un arcosolio bisomo sul cui parieticolo, a sinistra, è ricavato un loculo per bambino. Nella seconda arca si è rinvenuto un vasetto triansato di argilla bruna, di cm. 15 di altezza e di cm. 9 di diametro all'apertura. Sulla destra di questo primo settore la parete accoglie in ordine irregolare quattro loculi, i tre inferiori per infanti e il superiore per adulti. Anche il pavimento appare utilizzato con l'escavazione di fosse terragne: se ne contano due per infanti a sinistra ed una per adulto a destra» (Santi Luigi Agnello).
Chiaramente trattesi di una struttura ipogeica di grande importanza, che ci richiama per certi versi, la più nota necropoli paleocristiana della Larderìa in territorio di Ispica. Poterla fruire è sicuramente un'opportunità speciale sia per le scolaresche dell'Istituto Comprensivo della cittadina, ma anche per quelle della vicina Pachino, non dimenticando che si tratta di una risorsa archeologica assai appetibile turisticamente, una tessera aggiuntiva al vicino impianto romano o ellenistico-romano per la lavorazione del pesce per ottenere il famoso «garum» tanto richiesti dalla tavola raffinata dei Romani.
di E.U. MUSCOVA
Fonte:
LaSicilia.it il 02-03-2003 - Categoria:
Cronaca
Carissimo Preside Muscova Finalmente. Pensavo che Lei Non fosse Piu' a Pachino. Ricordo la mostra del 1897 con l'M.C.L. di Pachino e i suoi contributi sul Pachino Promontorio che ho diligentemente appuntato in un sito:Pachino Promontorio Autori,sempre su questo Sito Pachinoglobale.com ARTE E CULTURA, troverà una pagina a Lei dedicata sul Suo originalissimo lavoro su ELORO greca.
Ho un dubbio, che Lei mi deve chiarire?? 10 anni fà è stato a Firenze? Perchè penso di averLa incontrata sotto l'ingresso principale di Palazzo Vecchio. Nel dubbio che non potesse essere Lei, e la gran confusione di Turisti , mi hanno impedito di poterLa salutare. Ero molto in dubbio e ho pensato fosse una persona che le potesse fortemente somigliare. Leggiamo con attenzione i suoi articoli sui Beni Culturali e Ambientali. Ne aspettiamo altri al fine di contribuire positivamente alla divulgazione e conoscenza del Nostro patrimonio archeologico e Culturale. Cordiali Saluti. Rosario Spinello
Se si riuscisse a riprodurre il Garum sarebbe una cosa veramente importante. Sono convinto comunque , avendolo assaggiato che in Calabria si continua a produrre. Loro oggi la chiamano "Sardella" ho l'impressione forte che sia la versione moderna del "Garum"Se volete la ricetta scrivetemi.... Cordiali Saluti.