Centrali eoliche: rumorosità, impatto su avifauna flora e paesaggio

Ho dedicato circa 15 minuti per la ricerca sul web di informazioni sulle centrali eoliche ed è davvero sorprendente le informazioni che sono riuscito a trovare.

Le informazioni che ho trovato

L’enorme vantaggio di questa tecnologia è la capacita di produrre energia elettrica in maniera naturale e senza l’emissione di nessun tipo di inquinante o alterante climatico.

Un aerogeneratore di taglia media (750 Kw di potenza, alto 45 metri e con un rotore di 48 metri di diametro) in condizioni normali di ventosità produce in un anno circa 2.000.000 di Kwh che corrispondono al fabbisogno annuo medio di circa 500 persone. Utilizzando le consuete fonti tradizionali la produzione di questa quantità di energia sarebbe accompagnata dall’emissione in atmosfera di più di 2000 tonnellate di anidride carbonica e 2,5 ton di anidride solforosa, oltre a una tonnellata in media di ossidi di azoto.

Questo significa che gli appena 700 Mw di potenza attualmente installati in Italia, che corrispondono comunque allo 0,5% del fabbisogno elettrico nazionale, ci fanno già risparmiare emissioni di CO2 per circa 2.000.000 di tonnellate.

Le immagini californiane di enormi distese di piccole turbine (50-100 KW di potenza con dimensioni di 30-40 metri complessivi) che formavano impressionanti muri compatti e che ruotavano a velocità tali da rendere addirittura confusa la percezione delle pale e con una emissione acustica notevole, non corrispondono più alle moderne realtà tecnologiche. La crescita in potenza non dipende linearmente dalla crescita in dimensioni. Un moderno aerogeneratore di media taglia da 750 KW ha un rotore di diametro compreso tra i 45 e i 48 metri a seconda dei modelli e per questo deve essere montato su torri alte almeno una quarantina di metri; la velocità di rotazione delle pale è di 26-28 giri al minuto e questo produce un rumore di fondo bassissimo. I recentissimi aerogeneratori da 1500 KW (il doppio) necessitano di un rotore di 60-62 metri di diametro e possono essere installati su torri di 48-50 metri, hanno velocità di rotazione ancora più basse (22-24 giri al minuto) e di conseguenza risultano ancor meno percettibili acusticamente. In zone poco ventose, come nel sud della Germania, è possibile trovare tali installazioni su torri assai più alte (anche 100 metri), ma è puramente una scelta locale legata alla necessità di catturare in quota venti più consistenti e più regolari.

Queste dimensioni, unitamente alle caratteristiche dei venti nelle nostre regioni, impongono di installare gli aerogeneratori a notevoli distanze tra loro, per non creare effetti scia che ridurrebbero l’efficienza aerodinamica del sistema e quindi anche gli assembramenti di tralicci vicini gli uni agli altri appartengono ad una vecchia tecnologia eolica che nulla ha a che vedere con quella attuale.

A proposito della rumorosità va aggiunto che le moderne macchine, tutte di produzione danese o tedesca, sono normalmente realizzate per essere installate in quelle nazioni, anche nelle immediate prossimità dei centri abitati, e sottostanno a severissime leggi locali sulle emissioni acustiche.


Impatto sulla flora e sulla fauna

Un altro effetto connesso alla bassa velocità di rotazione delle pale dei moderni aerogeneratori è l’impatto dell’avifauna contro queste strutture.

Le pale più lente e quindi più visibili e montate più distanziate riducono drasticamente la possibilità di collisioni degli uccelli contro le pale. Questo fenomeno è stato studiato presso impianti americani, spagnoli e del nord-europa da molti anni e quindi sono disponibili dati anche di raffronto tra impatti contro vecchi e nuovi aerogeneratori. Il dato più evidente è che più le macchine sono grandi e lente e più vengono disposte in maniera appropriata più si riduce la probabilità di impatto.

Tra tutti i lavori scientifici esistenti in questa materia riportiamo un dato statistico estremamente importante: un recente studio condotto da zoologi americani (Erickson et al., 2001) mette in rilievo come, in quella nazione, la mortalità annua di uccelli causata da impianti eolici sia solo lo 0,01-0,02 % degli uccelli che muoiono per collisione (sulle strade, linee elettriche, ripetitori, edifici).

E’ oltremodo dimostrato, ed ovvio, che osservazioni e analisi preventive sui siti di installazione consentono di studiare il comportamento dell’avifauna e permettono di attuare accorgimenti tali da ridurre notevolmente i rischi di collisione. Le disposizioni europee e la legge italiana prevedono l’espletamento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per gli impianti eolici ubicati in zone sulle quali sussistano vincoli ambientali di qualsiasi tipo. Tali Valutazioni devono essere basate su approfonditi studi botanici, faunistici, geo-morfologici e paesaggistici al fine di individuare il valore naturalistico delle aree ed evidenziare eventuali rischi di impatto che potrebbero scaturire dalla costruzione di impianti eolici.

A proposito di collegamenti elettrici tutte le linee in media tensione risultano interrate e nei pochi casi in cui, fuori dalle aree degli impianti, si è reso necessario trasportare l’energia in alta tensione, sono state previste linee esterne parallele ad altre linee elettriche già esistenti che rispettano ampiamente i nuovi parametri sull’elettrosmog, che prevedono interventi di mitigazione dell'impatto, e che sono state anch'esse sottoposte a VIA.

Questi interventi mitigatori e compensativi hanno lo scopo di ridurre al minimo, se non addiritura ad eliminare, i problemi causati dalla perdita di habitat di caccia per i rapaci e i rischi di impatto per l’avifauna in genere nelle zone di valico.

A tal proposito, però, ci chiediamo come nel contempo, non sia vietata la caccia nei luoghi interessati dalle rotte di migrazione dell'avifauna (art. 21 L. 157/92), anzi su di essi sono presenti appostamenti di caccia che determinano ogni anno l'uccisione di migliaia di uccelli.


Impatto sul paesaggio

La visibilità di un impianto eolico è intrinseca, ma non per questo deve assumere connotazioni negative a priori; inoltre tali aspetti sono facilmente studiabili e prevedibili con apposite metodologie digitali in modo da poter eventualmente adottare accorgimenti e soluzioni atte ad attenuarne la percettibilità visiva. Resta ovvio e scontato che aree di particolare pregio paesaggistico, siano da escludere a priori a tali installazioni, ma tali considerazioni non debbono essere utilizzate demagogicamente per impedire l’installazione in zone circostanti.

Va inoltre ricordato che le modificazioni al paesaggio non sono irreversibili, poiché gli impianti, al termine del loro ciclo di vita, che è prevedibilmente di 20-25 anni, vengono smantellati e, come riportato negli studi e nei progetti, verranno effettuate opere di ripristino accurate dei terreni interessati agli scavi in modo tale che, dopo tale periodo, più nulla rimarrà a ricordo degli impianti eolici.

Alcuni link di interesse
http://www.isesitalia.it/_tec0.html
http://www.ilsolea360gradi.it/eolico/1999.htm
http://www.ilsolea360gradi.it/siti.htm
http://www.energie-rinnovabili.enel-green-power.it/
http://www.enel.it/ambiente/e_cology/15_bis_02_pagina_it.shtm
Fonte: Eolo il 22-03-2003 - Categoria: Segnalazioni dai lettori

Lascia il tuo commento