PORTOPALO - Le perquisizioni domiciliari in due abitazioni di Portopalo di Capo Passero hanno portato alla scoperta di alcune anfore di epoga greco-romana, in buono stato di conservazione, illegalmente custodite. L'operazione è stata condotta dagli uomini della Guardia di finanza della Tenenza di Noto, operazione finalizzata alla ricerca e alla lotta di sostanze stupefacenti, ad attività di tutela del patrimonio artistico e culturale ed alla salvaguardia di beni archeologici. In particolare, le Fiamme Gialle, dopo avere scoperto, abilmente occultati, parecchi grammi di sostanze stupefacenti, sono stati attratti da quelli che, in prima battuta, sembravano soltanto dei vasi ornamentali. Con grande stupore, tuttavia, i militari si sono accorti che quelli che sembravano dei vasi in realtà erano delle anfore greco-italiche di pregevole interesse archeologico, finite ingiustificatamente nelle abitazioni dei soggetti sottoposti a perquisizione domiciliare. La conferma del valore della scoperta realizzata dalle Fiamme Gialle netine è stata data dalla perizia tecnica realizzata da personale della Sovrintendenza che ha confermato l'assoluto interesse archeologico dei reperti rinvenuti.
Non si esclude che, coerentemente a quanto deciderà l'autorità giudiziaria, le anfore potranno essere in futuro messe a disposizione degli enti competenti che potranno garantirne una giusta valorizzazione, fornendo loro una adeguata collocazione. «Non è la prima volta - hanno commentato dal comando provinciale della Guardia di finanza - che le Fiamme Gialle rinvengono, nel corso delle molteplici attività operative svolte, beni di interesse archeologico o artistico. A volte può accadere che la scoperta sia accidentale, cosa dovuta al fatto che i detentori sono persone che, nel tempo, hanno custodito tali beni ignare del reale valore. Alle volte capita anche che i possessori di reperti si rifiutino di credere che tali oggetti possano risalire ad epoche remote, tanto da destinarli ad usi o funzioni assolutamente comuni». «Altre volte, invece - ha continuato il comandante provinciale - tali beni sono posseduti da soggetti privi di scrupoli che, o per ambizione o, peggio ancora, per ottenerne lauti guadagni, non lesinano a farne oggetto di mercanzia sottraendoli, così, alla collettività e ai musei dove dovrebbero stare in mostra». I reperti rinvenuti sono stati posti sotto sequestro, così come sotto sequestro è finita la sostanza stupefacente ritrovata. I detentori sono stati quindi denunciati in stato di libertà. Nel frattempo, proseguono le indagini per cercare di risalire alla provenineza degli stessi reperti. E cercare di ricostruirne il percorso fatto e identificare eventuali componenti della banda che li ha smerciati.
Sa. Mar.
Fonte:
LaSicilia.it il 27-01-2013 - Categoria:
Cronaca