La nostra comunità locale sembra avviata su una strada che porta i chiari ed inequivocabili segni di quelle comunità cittadine e di quelle porzioni di territorio che pure ci sono familiari per essere allocate nella nostra stessa regione. Ci riferiamo a quei territori nei quali l’infiltrazione mafiosa ha, da lungo tempo, già dato il meglio di se. Il nostro territorio ne è sempre rimasto ai margini fondamentalmente e soprattutto perché, probabilmente, la cultura di base delle genti locali, pur non essendosi mai particolarmente distinta per senso civico o per spirito solidale, ha pur sempre mostrato di avere tracce di questi “buoni sentimenti”. Probabilmente le cause sono molto più complesse dovendosi far riferimento anche a fattori economici, infrastrutturali, ambientali e molto altro ancora.
Oggi però può capitare di recarsi in edicola e leggere nelle locandine dei due maggiori quotidiani isolani, che dedicano spazio anche alla cronaca locale, che un consigliere comunale dell’opposizione, peraltro molto impegnato in una aspra lotta politica contro l’amministrazione, ha ricevuto un vero e proprio “avvertimento”, di quelli che, appunto, in altri contesti territoriali siciliani definiremmo “mafiosi”. In buona sostanza qualcuno ha tentato di incendiargli l’auto. Questo mentre nella locandina dell’altro quotidiano fa bella mostra di se un “virgolettato” tratto da un’intervista nella quale il primo cittadino dice di temere attentati alla propria vita.
Riteniamo che solidarizzare (anche se la nostra solidarietà è scontatamente sottintesa) non basti. La sgradevole sensazione che ci viene guardando queste due locandine, diventa angoscia al richiamo, ed al conseguente collegamento mentale che facciamo, di altre notizie molto recenti nelle quali si parla come di quasi quotidiana prassi notturna quella di bruciare i cassonetti della spazzatura sparsi sul territorio o quella che prefigura dietro i frequenti guasti che impediscono il regolare approvvigionamento idrico vere e proprie manomissioni o attentati, senza dimenticare i furti sempre più eclatanti ai danni del motore economico del nostro territorio, ovvero delle aziende agricole. Un quadro preoccupante non c’è che dire.
Da dove viene e soprattutto (per attenerci al titolo) dove stiamo andando?
Sulla crescente illegalità e sul rischio di attecchimento ed espansione di una ”mafiosità culturale” Città Etica si è già spesa allorquando ha ospitato, nel mese di Novembre dello scorso anno, l’On.le Giuseppe Lumia (allora vice-presidente della Commissione Parlamentare Anti-Mafia) ed il Sindaco di Gela Rosario Crocetta impegnatissimo sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata sul suo territorio.
Allora i due eminenti ed impegnati personaggi trovarono una vasta e calorosa platea di cittadini ad accoglierli e nessun rappresentante dell’amministrazione comunale in carica (pur invitata).
Non da oggi Città Etica ha individuato (denunciandolo) nel vuoto di un potere amministrativo che ormai latita da troppo tempo - con un susseguirsi di esperienze sempre più fallimentari e con forze politiche che hanno abbandonato ogni slancio ideale o sforzo programmatico a favore del territorio e della collettività per ospitare al proprio interno solo squali alla famelica ricerca di occupazione di cariche e poltrone - una delle principali cause del degrado che ci conduce pian piano da livelli di “illegalità spicciola” ad illegalità che tendono ad alzare il livello di pericolosità e di tracotanza. Ci siamo, con il tempo, assuefatti a fatti che, comunque li si voglia minimizzare, violano le leggi.
E possiamo fare un elenco lunghissimo di cose che ormai ci appaiono come “peccati veniali” fino al punto da stentare a credere che sono fuori legge (motociclisti senza casco e fra questi praticamente il 100% degli adolescenti, ambulanti abusivi in ogni angolo del paese, la palese evasione fiscale sia degli ambulanti abusivi che dei commercianti ed artigiani allergici a scontrini e regolare fatturazione, smaltimento abusivo di rifiuti in discariche volanti, abusivismo edilizio, sfruttamento di lavoratori extra comunitari, esercizio dell’usura). Sono solo alcuni degli esempi che testimoniano come noi, (che ci riteniamo) onesti cittadini, li abbiamo declassati da reati a “cose che non si fanno ma… pazienza”.
Le amministrazioni che, attraverso gli organismi comunali di controllo, dovrebbero contrastare questi reati, non possono farlo perché, di fatto, non ci sono e, se ci sono, sono impegnate (come l’attuale) in una strenua difesa della propria sterile ed inoperosa sopravvivenza laddove non conta quasi più lo scopo per cui si ricopre una carica ma l’importante è ricoprirla.
Le forze dell’ordine, che pure sono presenti in termini numericamente importanti sul territorio, scontano le contraddizioni di una politica di governo che sbandiera la sicurezza come priorità nazionale ma che, contestualmente, lesina e taglia risorse economiche e materiali. Di conseguenza, molto più spesso di quanto si creda o si possa ammettere, non c’è la materiale possibilità di presidiare adeguatamente il territorio, soprattutto durante le ore notturne.
Noi, cittadini, continuiamo a provare (esternandolo) un vero e proprio schifo non già per il degrado politico amministrativo ma per la politica tout.court (infatti stiamo bene attenti a starne lontani) come se il danno fosse la febbre e non l’infezione che la causa.
Ma, ad ogni nuova tornata elettorale, lasciamo che a presentarsi ai nastri di partenza siano, in maggioranza, persone sempre più impresentabili che, grazie ad una particolare specializzazione che, dalle nostre parti, assurge a vera e propria arte, ossia alla capacità di crearsi “serbatoi di voti”, si fanno eleggere ed occupano quelle poltrone dalle quali a tutto si penserà, fuorché agli interessi reali del territorio e dei suoi cittadini.
Questo è lo stato dei fatti e questa è la strada che si sta percorrendo.
Uscirne sta a noi.
A tutti coloro che non riescono a fare a meno di sentirsi spaesati e non riescono ad identificare quello in cui vivono con il progresso in cui speravano.
A tutti coloro che non riescono a mandar giù il malcostume, le illegalità grandi e piccole e l’arroganza di chi abusa del potere che gli può derivare dalla temporanea occupazione di qualche poltrona.
Si parla spesso di maggioranza silenziosa per indicare quella parte di popolazione , cittadini, elettorato rispettosa delle leggi e che in silenzio si dedica con onestà al proprio lavoro.
Non è detto che questa maggioranza silenziosa sia effettivamente una maggioranza, anzi, per come vanno le cose, è probabile che gente di questo tipo sia ormai ridotta ad una sparuta minoranza. Ma rimanere, oltre che minoranza, anche silenziosa è un lusso che nessuno di noi può più permettersi.
Gli spazi lasciati liberi sono puntualmente occupati da chi, non avendo altri mezzi e, soprattutto, scrupoli, utilizzerà quello spazio per fini propri e la colpa non sarà tanto sua quanto di chi, avendo sufficiente spirito civico, coscienza e visione di come si dovrebbe “eticamente” ricoprire un incarico pubblico, se ne sta in disparte e si dedica solo a se stesso.
Indignarsi non basta.
Città Etica è nata anche per andare oltre l’indignazione ed intende continuare sulla strada già intrapresa, chiedendo a quanti vogliono smettere di essere “silenziosi” testimoni dello sfascio di aderire ed impegnarsi.
Il Coordinamento di Città Etica