Cinema di Frontiera - Gli occhi sul mondo Sudafrica e Golfo Persico
MARZAMEMI - I piedi a Marzamemi, gli occhi sul mondo. La periferia e' centro, al Festival del Cinema di Frontiera, giu' in Sudafrica, quello «coatto» e violento di «Il suo nome e' Tootsi» di Gavin Hood, oggi alle 21 in Piazza Regina Margherita, grande «cinema a cielo aperto» animato da pubblico eterogeneo, non meno di 1000 persone a sera, gia' Oscar come miglior film straniero. Nella Soweto «schizofrenica» delle baracche e dei grattacieli, un diciannovenne ha smarrito anima e nome. «Tootsi» vuol dire bandito e lui quello e' ma l'automobile rubata gli riserva una «catarsi»: un fagottino nero che piange gli cambiera' la vita. Accanto alla musica «parlata», quell'altra suonata, il «kwaito» («rabbia»), hip hop sudafricano. Dal Sudafrica al largo del Golfo Persico, per «L'isola di ferro», il bellissimo film iraniano di Masoulof (con buone probabilita' di vittoria) - sorta di pirandelliana «Nuova colonia» su una petroliera abbandonata in cui un Currao islamico dispensa matrimoni, medicine e punizioni - che ha inaugurato la VI edizione del Festival, tra la «triade» Correale-Pintaldi-Gesu' e la conduttrice, Michela Giuffrida che, in epoca di Gregoraci e Carlucci necessarie, restituisce professionalita' a ruoli e funzioni. Poi, un passaggio che batteva frontiere e abbatteva barriere (il regista Gianfranco Albano dal set siracusano del film su Fulvio Frisone con Lunetta Savino e Paolo Briguglio) ed un'epifania promettente: il «gran Mogol» Giulio Rapetti ha ventilato una «dependence» siciliana del suo Cet.