MARZAMEMI - Hanno proclamato lo sciopero fiscale i commercianti di viale Toronto, nei pressi dell'ingresso della frazione di Marzamemi. Passa dunque alle vie di fatto la protesta del settore commerciale da tempo in crisi in una frazione, quella di Marzamemi, dai due volti. «Abbiamo deciso di non pagare le tasse semplicemente perché non abbiamo i soldi per pagarle, - ha affermato Pina Casalino, esercente commerciale e titolare di un ristorante self-service - e il Comune è responsabile di ciò perché non ci mette in condizione di lavorare». Identica considerazione da parte di Corrado Caruso, altro esercente commerciale di viale Toronto, a pochi passi dal Lungomare Starrabba. «Qui -ha affermato - esistono locali di serie A e locali di serie B, e i nostri sono di serie B. Certamente la posizione dove sono ubicati i nostri esercizi commerciali è penalizzante perché non abbiamo la vista mare, e di fronte a noi c'è la vecchia salina, ma quanti disservizi e quanto lontane sono le istituzioni». Caruso snocciola esempi concreti: «Il Comune ci lascia in mezzo alle canne che crescono spontanee, a rischio incendi e soggetti a parassiti di ogni genere. Mai una pulita, mai un po' di manutenzione per rendere più accogliente la zona». Gli esercenti commerciali propongono l'istituzione dell'isola pedonale anche su quel tratto di strada rimasto aperto alle auto in maniera del tutto immotivata. «Da tempo - dicono - proponiamo di chiudere il tratto e di far mettere qui le bancarelle che a Marzamemi peraltro nessuno vuole.
Crediamo invece che in questa zona possa esserci spazio e che gli ambulanti possano riuscire a creare un buon afflusso di gente anche in questo angolo del borgo dimenticato da tutti».
Gli esercenti commerciali inoltre lamentano l'assenza delle istituzioni locali che rimangono sorde anche all'iniziativa intrapresa dagli stessi privati. «Abbiamo chiesto di poter organizzare con denaro nostro delle piccole manifestazioni in modo da attirare gente, - ha concluso la Casalino - ma dal Comune non ci hanno dato neppure una risposta. Noi non abbiamo chiesto soldi, volevamo solo il permesso per fare un po' di musica». Il malcontento dunque cresce, e gli incassi diminuiscono. «Che vengano a controllare i nostri registri di corrispettivo. Sono vuoti, così come sono vuoti i nostri locali quando ci rimane solo una settimana per poter lavorare a pieno ritmo prima del letargo invernale in cui cade la frazione. Le bollette però arrivano lo stesso, e noi abbiamo deciso di ammonticchiarle l'una sull'altra e di non pagarle».
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 10-08-2008 - Categoria:
Cronaca