PACHINO - (maria teresa giglio) Cerchio di indagni sempre più ristretto per gli agenti della squadra mobile che a breve potrebbero arrivare all'identità degli autori dell'attentato al commissariato di Pachino. Gli investigatori, che da subito dopo l'intimidazione hanno preso in esame le inchieste più «scottanti» condotte dal personale del commissariato, mettendone in evidenza alcune. Dalla rosa delle ipotesi, però, non viene scartata la possibilità che il messaggio dinamitardo sia legato all'attività di controllo del territorio di recente intensificato, e che potrebbe aver dato fastidio a qualcuno che pensava di avere «libera gestione» nella zona: la frequente presenza delle pattuglie, infatti, potrebbe aver costituito una inibizione per lo svolgimento di attività illecite. Intanto ieri pomeriggio il prefetto Carmela Floreno ha convocato il Comitato per l'ordine e la sicurezza, per predisporre il piano di contrattacco. «Se volevano fare indietreggiare le forze dell'ordine, hanno ottenuto l'esatto contrario: la risposta sarà ancora più decisa», ha dichiarato con fermezza il rappresentante di governo. Il piano prevede non solo l'intensificazione della presenza di polizia, carabinieri e guardia di finanza sul territorio, ma anche una maggiore vigilanza intorno al commissariato. Nessuna valutazione sull'attentato («questo è un aspetto di pertinenza degli investigatori»), ma sulla situazione generale nella zona sud della provincia.
«Questa struttura ha centomila sensori che ci danno puntualmente il polso della situazione. E anche i servizi di ordine pubblico regolarmente svolti ci servono per capire cosa e come fare per migliorare la sicurezza». Il prefetto ha poi continuato. «Episodi come questo ci impongono di intervenire con maggiore incidenza e determinazione. Deve essere chiaro che lo Stato esiste e si darà risposta non solo a questa gente che crede di poter intimorire le forze dell'ordine, ma anche a tutela della libertà dei cittadini. Questa zona della provincia è anche in espansione economica e molteplici possono essere gli interessi. Il nostro impegno è quello di tutelare il territorio per una economia sana». Determinato anche il questore Domenico Percolla a incastrare nella rete della giustizia i responsabili. «Fatti come questi non possono rimanere impuniti». Il commissariato di Pachino subì un attentato simile nel 1995, per mano degli «avolesi» e ancora tre anni prima, nel 1992, fu la questura a subire un attentato dinamitardo, da parte del clan Urso-Bottaro.
Fonte:
LaSicilia.it il 11-01-2011 - Categoria:
Cronaca