PACHINO - Per il comparto agricolo in crisi d'identità la parola d'ordine è «concentrazione dell'offerta». Ovvero l'auspicio di Salvo Chiaramida, il dirigente della Faro che nei giorni scorsi ha lanciato l'idea di abolire il marchio Igp, innescando un dibattito che vede chiamato a dare risposte, in primis, il Consorzio di tutela presieduto da Sebastiano Fortunato.
«L'indirizzo condiviso - afferma Fortunato, massimo rappresentante del Consorzio Igp Pomodoro di Pachino - è quello di puntare sulla redditività e la competitività sui mercati, in modo che ulteriori auspicabili finanziamenti di iniziative promozionali, le uniche attività consentite dal Consorzio, vadano a rafforzare autentiche strategie di mercato. Ma è un lavoro lungo, che si scontra con la diffidenza di operatori da anni abituati a guardarsi le spalle proprio dal vicino di casa. La domanda è: sapremo vincere le diffidenze reciproche con la stessa velocità con cui il mercato globale sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo? Non è dato sapere la risposta in anticipo».
Dal Consorzio definiscono «imperdonabile» buttare alle ortiche anni di fatiche in direzione di una unificazione commerciale del comparto agricolo pachinese. «Su questo - conclude Fortunato - chiunque cederà alla tentazione di ritirarsi, dovrà rispondere ai nostri figli, nel caso malaugurato che il nostro pomodoro dovesse regredire alla condizione di un prodotto anonimo come tanti. Scenario sventurato che solo qualche piccolo imprenditore fallito potrebbe augurare, alla stregua di chi grida muoia Sansone con tutti i Filistei».
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 16-01-2013 - Categoria:
Economia