PACHINO - Con due pagine dattiloscritte ritorna, anche nella nuova amministrazione, il Corvo di Pachino. Una nuova lettera anonima, densa di “avvertenze” per il sindaco Giuseppe Campisi e la sua giunta, analizza nel dettaglio il connubio tra personale impiegatizio e forze politiche rivelando in maniera precisa e dettagliata settore per settore, alcuni retroscena inconfessabili di quello che è stato e che potrebbe essere la gestione della macchina amministrativa. Dall'ufficio tecnico ai servizi sociali, dalle nomine dirigenziali all'azione amministrativa svolta durante il periodo commissariale che sarebbe stata “imbeccata” da qualche politico di turno, dalla presentazione di progetti agli esponenti coinvolti, la missiva, rigidamente anonima, entra nei meandri della macchina comunale. Pochi ma importanti i nomi dei politici fatti, mentre il dito viene puntato soprattutto verso i dirigenti.
Una versione di fatti ed episodi piuttosto dettagliata che conferma come il Corvo o i Corvi abbiano una conoscenza esatta di quanto accade all'interno del palazzo di città. Come sempre tante le ipotesi e tante le supposizioni su chi possa avere interesse a fare arrivare una lettera del genere soprattutto in un periodo delicato quale è l'avvio della macchina amministrativa per la nuova amministrazione ed ancor di più le nuove nomine dirigenziali fatte lunedì scorso quando la lettera era già arrivata in municipio nelle mani dei destinatari. Una lettera per altro volutamente non sottaciuta ma recapitata a molti attori anche estranei alla vita amministrativa dell'ente con il preciso intento di darne ampia diffusione.
Quella delle lettere anonime o apocrife non è una novità per la politica pachinese. La passata amministrazione fu accompagnata da numerosissime lettere prive di firma o recanti firme illegittime e artefatte. Nella scorsa legislatura inoltre alle missive anonime si univano anche esposti giudiziari anonimi, in un mix che rese il clima incandescente. La costruzione di strutture, le varianti ai piani regolatori, gli interessi più o meno velati di consiglieri comunali che facevano cadere il numero legale o lo tenevano artatamente per presunti interessi, ma anche possibili irregolarità amministrative erano l'oggetto delle lettere che ammorbavano l'aria della politica. Dunque gettare l'ombra del sospetto sembra essere la passione preferita degli anonimi delatori delle missive dicendo di voler avvisare, ma con l'intento espresso di voler minacciare l'iter della complessa macchina comunale.
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 12-07-2006 - Categoria: Politica