Un anno fa ci lasciava Peppe Munafò, animatore della cultura, della fede e della politica. Nella sua esperienza umana fu leit motiv incessante l’ascolto della gente, delle sue esigenze, delle sue lamentele e dei bisogni che spesso si celano dietro di esse. In un’epoca in cui le appartenenze sono incerte, Munafò volle appartenere a fino in fondo alla sua Pachino, alla sua comunità: dalla scuola, alla catechesi, fin’anche in quel suo vagare la mattina, per la spesa, frutto di incontri non programmati in cui l’occasione diventava buona per suggerimenti e per raccogliere sfoghi e notizie.
Per “appartenere” egli ha voluto, anzitutto, ascoltare.
È un’arte difficile: non bastano le orecchie, la pazienza, l’attenzione. Bisogna soffermarsi oltre il tempo del dialogo e del confronto, riportando alla memoria le espressioni ed i volti, per capire nel profondo e saper rispondere, anche se tempo dopo, ma a tono, “sintonizzandosi” davvero con l’altro.
È, la sua, una lezione per l’uomo, ma anche per la politica, spesso accusata di “sordità”.
E non a torto.
Per il Coordinamento
Sebastiano Mallia
Fonte:
Rinascità di Pachino il 31-08-2005 - Categoria:
Comunicati