Cuore di ragazzo

Cuore di ragazzo È il primo film tutto italiano prodotto dalla Disney, per di più di un regista esordiente. Merito della storia (vera) di un dodicenne orfano e costretto a lavorare. E del suo riscatto.

Mai era accaduto prima che la Disney tirasse fuori i quattrini per finanziare una pellicola tutta italiana. A riuscire nel miracolo è stato un ragazzino siciliano che, con la sua storia di straordinaria quotidianità, ha conquistato i cuori dei dirigenti della major di Topolino. E adesso punta a catturare quelli degli spettatori.

Salvatore - Questa è la vita è un piccolo grande film, con qualche ingenuità ma capace di far leva sui sentimenti più veri e profondi, al punto da essere stato scelto dalla recente Festa del cinema di Roma quale evento di chiusura della sezione dedicata ai ragazzi. Un buon viatico per l’uscita nelle sale italiane, proprio in questi giorni, e per una successiva distribuzione internazionale.

«È già stato venduto in Belgio e siamo in trattative con altri Paesi europei, ma la sfida sarà portarlo Oltreoceano», dice Paul Zonderland, dirigente responsabile della Buena Vista International Italia, che ha prodotto Salvatore. «Siamo a buon punto con l’Argentina dove Laura Pausini, che canta la canzone Come il sole all’improvviso (scritta apposta per il film da Gino Paoli e Zucchero), è popolarissima. Puntiamo però anche a uscire nei cinema statunitensi».

Roba da non credere. Fior di cineasti farebbero carte false per riuscire in una simile impresa: approdare col proprio film in America senza finire relegati nelle sale d’essai o nei circuiti cinefili. Tra i pochi a riuscirci invece sarà un regista esordiente, Gian Paolo Cugno, che si è fatto avanti con l’incrollabile faccia tosta di chi crede nella forza di un’idea.

«Abbiamo deciso di produrre questo film per il suo grande cuore», spiega Zonderland, che ha seguito passo passo la realizzazione. «È una bellissima storia, ispirata a fatti realmente accaduti, capace di superare i confini nazionali perché parla di lavoro minorile, di infanzia negata ma anche di speranza, di allegria, di fiducia nella forza dei sentimenti. Una trama perfettamente nello spirito Disney, il cui protagonista è un bambino buono e coraggioso, che vive la sua vita come se già fosse grande. E sarà la sua straordinaria forza di volontà a far scoprire agli adulti nuovi valori».

Niente paura, però: non è un raccontino melenso. Anzi, il piccolo Salvatore, che marina la scuola e lavora fin dalle prime luci dell’alba, dividendosi tra la barca da pesca e la serra di pomodori messa su dal papà (morto in un incidente sul lavoro a qualche anno di distanza dalla scomparsa anche della mamma), è un orfano che non si piange addosso.

Col furgoncino Ape accompagna la sorellina a scuola e la nonna a ritirare la pensione. Contratta con Timpaliscia, il grossista che acquista i pomodori. Tiene testa al preside e pure a Marco, il giovane maestro che lo vorrebbe in classe. Sfugge ai controlli di Laura, l’assistente sociale che mira a chiuderlo in un istituto. Nulla gli fa paura, forte del ricordo di mamma e papà e dei panini alla nutella che una ragazzina, vicina di casa, gli lascia di nascosto nel furgone. Ma la realtà degli adulti incombe e Salvatore sembra senza via di scampo. Sembra...

Una forza della natura

A dare spessore e leggerezza all’intera vicenda sono le belle interpretazioni di attori di vaglia, fattisi coinvolgere dalla bontà della sceneggiatura (scritta dal regista Cugno con Paolo Di Reda): Enrico Lo Verso nei panni del maestro, Gabriele Lavia in quelli del preside, Galatea Ranzi nel ruolo dell’assistente sociale e Giancarlo Giannini che interpreta da par suo il ruvido commerciante dal cuore d’oro. Ma è indubbio che a reggere l’obiettivo della cinepresa, dalla prima all’ultima scena, sia il piccolo Alessandro Mallìa. Una forza della natura.

«Senza di lui il film non ci sarebbe stato», ammette Gian Paolo Cugno, 38 anni, siciliano di Pachino, regista di corti e documentari approdato al lungometraggio. «Il copione è ispirato a vicende reali, ma nonostante i provini non riuscivo a trovare il ragazzino adatto. Poi un’amica, assistente sociale, mi ha segnalato Alessandro. Salvatore è lui! All’inizio l’ho guidato, poi ha deciso che sul set non voleva neppure i genitori ed è partito in quarta. Alla fine ho dovuto frenarlo. Ha conquistato tutti: attori famosi, tecnici della troupe. Oggi ha 12 anni ormai. Ma ce l’ha su con me».

* Lei, che gli ha offerto un’occasione?

«Lui pensa al furgoncino Ape. Durante le riprese, mi ha strappato la promessa che glielo avrei lasciato. Ma è ancora troppo giovane. Vaglielo a spiegare...».

* Come è arrivato a questo debutto?

«Era scritto nel destino. Non sono stato io a cercare il cinema ma lui a cercare me. Sa come è nata la mia irrefrenabile passione? Un giorno a Marzamemi, nella punta più a sud della Sicilia, giro l’angolo della piazza e mi imbatto in una troupe cinematografica: erano i fratelli Taviani che giravano Kaos. Avevo 15 anni. Stregato da quel circo fantastico, ho deciso che quello era il lavoro che volevo fare da grande. Certo, non il regista: non osavo! Qualunque cosa mi andava bene. Ed è ciò che ho fatto in tanti anni. Il set, oggi, non ha segreti per me».

* A chi deve dire un grazie?

«A Gianni Amelio e Klaus Maria Brandauer: facevo l’assistente, ho appreso».

* Qual è stato il segreto per arrivare?

«La commissione censura. La snobbano tutti. Io, invece, vedo 150 film all’anno. E imparo qualcosa».

Maurizio Turrioni
Fonte: Sanpaolo.org il 02-11-2006 - Categoria: Cultura e spettacolo

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