Un excursus lungo cinque lustri attraverso cantieri aperti, scheletri di cemento mai portati a termine, miliardi andati in fumo - Ma di fronte ad ospedali costruiti in "soli" 28 anni, l'Isola può vantare la prossima realizzazione di tre Centri di eccellenza
di Giovanna Naccari
Per decenni la Sicilia (come altre regioni d'Italia) ha potuto assistere in modo diretto a come si sarebbe potuto fare assistenza sanitaria ed ospedaliera ed invece non è stato fatto. Miliardi in fumo, scheletri di cemento innalzati e mai terminati, cantieri aperti ad oltranza. Un esempio, l'ospedale G. Giglio di Cefalù: i lavori, iniziati nel 1975, sono terminati nel 2003. Ventotto anni per avere una struttura completa e funzionante. I lavori nella struttura "Villa delle Ginestre" di Palermo sono iniziati, invece, nel 1950, la fine è prevista nel 2004. Altro esempio, il Padiglione polichirurgico Villa Sofia di Palermo: inizio dei lavori nel 1979, fine delle opere nel 2004.
A Giarre, l'ospedale S. Isidoro ha visto l'apertura dei cantieri nel 1980 e la fine nel 2002; nel Trapanese, l'ospedale Marsala "Contrada Cardilla" ha avuto tre fasi: inizio dei lavori nel 1980, ripresa nel 2003. La consegna avverrà nel 2005. Queste sono alcune delle storie di malasanità, raccontabili attraverso lungaggini burocratiche e complesse vicende che hanno raggiunto soltanto due obiettivi: spreco di denaro pubblico e disagi per i pazienti. Anche per questo, nonostante l'accelerazione degli ultimi tempi per il completamento di alcune strutture ospedaliere, gli anni a venire sembrano tutti in salita.
Nel Duemila, dopo numerosi sopralluoghi in tutta Italia, la Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario del Senato giunse ad una conclusione: novemila miliardi furono spesi per finanziare la costruzione o l'adeguamento di presidi sanitari che, a decenni di distanza dalla data di inizio dei lavori, si sarebbero potuti anche non terminare. Nel fare i conti, la Commissione segnalò anche che il completamento delle opere avrebbe potuto comportare un innalzamento della spesa, visto che per le strutture occorreva l'adeguamento a norme inesistenti al momento della progettazione.
Nell'indagine partita nel 1994 con ispezioni in 148 strutture sanitarie di sedici regioni, per molti ospedali erano previsti i lavori, ma per 63, di cui la maggior parte in Sicilia, non era ipotizzata alcuna data di conclusione delle opere. Alcune di queste strutture, in particolare, all'epoca dell'indagine, non erano addirittura mai entrate in funzione: dell'elenco facevano parte l'ospedale "Villa delle ginestre" di Palermo, il nuovo "Garibaldi" ed il "Vittorio Emanuele S. Marco in Librino" di Catania, i nuovi nosocomi di Acireale e Giarre (progettato nel 1968), il nuovo ospedale generale di Lentini e di Pachino, il Monoblocco ospedaliero ibleo.
Si dovette attendere la fine degli anni Novanta per la riapertura di parecchi cantieri, grazie a nuovi investimenti e anche all'utilizzo di fondi comunitari. La nuova mappa dei lavori, in particolare, è stata ridisegnata negli ultimi anni per via di un accordo tra la Regione siciliana, il ministro della Salute ed il ministro dell'Economia, firmato nel 2002 ed avente come punto di riferimento un programma di investimenti che già la Sicilia aveva previsto nel 1988.
I finanziamenti sono possibili sia attraverso le casse statali sia regionali, ma in caso di ritardi nell'attuazione degli interventi, la copertura finanziaria assicurata dallo Stato sarà programmata e assegnata in favore di altre regioni che hanno dimostrato maggiori capacità di programmazione ed investimento. Con questo accordo, la regione ha puntato alla razionalizzazione della rete ospedaliera tramite diverse strategie, tra cui l'adeguamento a norma degli edifici, il potenziamento delle tecnologie e la realizzazione di Centri di eccellenza nei settori in cui si registra una maggiore mobilità regionale. L'agenda dei lavori tracciata dopo l'intesa è piuttosto fitta: tra le opere da portare a termine, già segnalate nel Duemila dall'indagine sulle incompiute, risultano oggi la ristrutturazione del poliambulatorio di Randazzo, il completamento della struttura ospedaliera dell'ospedale civile Militello Val di Catania, il completamento del nuovo ospedale di Marsala, il completamento dell'ospedale Busacca di Scicli. In questo triennio, comunque, altri cantieri sono stati aperti per permettere il termine dei lavori degli ospedali di Sciacca, di alcuni reparti del Cannizzaro e del Garibaldi di Catania. La provincia di Enna segnalata per le incompiute anche per l'ospedale Umberto I, può contare oggi sul termine delle opere, così come Giarre, Cefalù e Gela.
Innovazione con i Centri di Eccellenza
Di fronte ad ospedali mai terminati e ad altri che si stanno completando solo ora, la Sicilia può vantare un segnale di innovazione: la prossima realizzazione di tre Centri di eccellenza che saranno gestiti attraverso Fondazioni. I centri sono previsti dall'accordo di programma siglato nel 2002. Le strutture forniranno assistenza in quei settori in cui è stata registrata una forte migrazione: pediatria, oncologia ed ortopedia. Palermo vedrà sorgere un centro di pediatria intestato a Michele Gerbasi, Messina sarà la sede del centro oncologico che porterà il nome di Saverio D'Aquino, a Catania ci sarà il centro di ortopedia intestato a Gesualdo Clementi. L'iter per la realizzazione è in corso da qualche mese. Oltre a ridurre i viaggi della speranza e, contestualmente, la spesa sanitaria, la Regione mira ad una maggiore razionalizzazione dell'assistenza e dei costi già a partire dalla costituzione di questi centri che forniranno servizi come fondazioni.
Le fondazioni avranno il compito di collaborare con le aziende di riferimento per la realizzazione delle strutture, con capitale interamente pubblico, e di avviare progetti di partnership pubblico-privato per la loro successiva gestione. La Presidenza della Regione ha formulato uno statuto generale per le fondazioni che prevede che i soci fondatori siano rappresentati dalla Regione, dalle Università dove insistono e dalle aziende ospedaliere che devono avviare il progetto di massima e la realizzazione delle strutture per poi consegnarle successivamente, a titolo di comodato d'uso, alla fondazione di riferimento. Le fondazioni potranno collaborare con altre istituzioni.
Fonte:
QDS.it il 21-10-2004 - Categoria:
Cronaca