Dal Circolo Mattarella di Noto forte contrarietà alle trivellazioni e l'invito a privilegiare il turismo

NOTO - «No all'ennesimo scempio di un o dei più suggestivi angoli della terra: la Val di Noto". E' la sintesi dei convegni succedutisi nell'ultimo periodo dal centro studi "Piersanti Mattarella", coordinato dall'ambientalista Salvo Vasile. Il polo di studi esprime forte contrarietà alle trivellazioni, plaudendo alla iniziativa dell'assessore regionale Fabio Granata e dell'on.Nicola Bono e dall'on. Drago. "Si tratta di un bene naturalistico e architettonico inestimabile - dice Vasile - e per la ennesima volta viene qui da noi vanificato l'indirizzo legislativo secondo il quale la popolazione deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere nell'ambito di scelte così forti per impatto ambientale, anche attraverso la consultazione della popolazione direttamente interessata in merito a progetti di nuovi insediamenti". Vasile auspica che i sindaci, i presidenti delle provincie, la deputazione nazionale e regionale uniscano i loro sforzi per coinvolgere la popolazione, scongiurando questa "ulteriore imposizione dall'alto" di decisioni di sviluppo non confacenti al nostro territorio, votato al turismo, all'agricoltura, alla zootecnia". Vasile, infine, auspica che si faccia piena luce sulle autorizzazioni amministrative passate, ma anche "su mezze verità e sopraffazioni nei confronti di tanta povera gente".

R.R.
Fonte: LaSicilia.it il 19-09-2005 - Categoria: Cronaca

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Commento:

Il relazione alle ultime affermazioni del Presidente della Provincia di Siracusa,Signor Bruno Marziano, sulla questione, petrolio, gas, nel Vallo di Noto ritengo politicamente irresponsabile la sua posizioni,ammantata da assemblearismo spontaneo e da naturalismo retrò con code baroccheggianti e melliflue in un contesto modaiolo che ha sempre,in agguato, con il( possente) famoso detto: "sugnu appuiatu ni sta cantunera rimmi cu sugnu e nun mi riri q'era " si è abbattuta ,modificando radicalmente il soggetto,ex segretario della cgli provinciale e leader degli operai metalmeccanici e della chimica,difensore delle schiere degli operai della Rasiom,paladino degli operai della Sincat con profetica e magniloquenza fraterna San Marziano da Sales dopo solenni e genuflessosi pensieri dichiarò,cari fratelli e sorelle: "il petrolio che cambia le coscienze",
tanto che questa linea monastco-goliardica e filmaiola l'ha proposta ,l'area delle raffinerie ,come prossimo set per la riedizione di Blade Ranner, mentre dall'altra decanta e flauta le bontà del ciliegino di Pachino( ma quando mai l'ha fatto?) e irresponsansabilmente,lo ripeto, ha fatto perdere l'importanti impianti e produzioni nella provincia di Siracusa( vedi l'aticolo dei 50 milioni di euro della Esso e del gasificatore) Vedi lo scippo,effettuato, in corso d'opera del gasdotto proveniente dalla Libia che doveva arrivare a Portopalo e che poi è stato spostato in direzione Gela.
La rada di Augusta, etutta l'area industriale di Siracusa priolo, pur rimanendo uno dei principali porti e dog per lo scarico di Petrolio del mediterraneo, per la presenza di cinque raffinerie,perde in competitività e in innovazione e in reddito complessivo, che ricordiamolo: sono le principali attività economiche della provincia regionale di Siracusa.
Cioè... è il settore primario...
Ma senza dubbio c'è da dire che se si fossero attivate in tempo i controlli sul pescato locale: oggi non si avrebbero quei dati orribili e di morte che ha colpito inermi bambini e che hanno messo in allarme ,giustamente le popolazioni che devono essere garantite per il continuo controllo di sicurezza degli impianti e delle strutture.Ci vuole coscienza generale.

Non possiamo sputare oggi sulla nostra storia ed ignorare,con un colpo di spugna come sono andate le cose e che bisogna prendere atto, volenti o nolenti,favorevoli o contrari,che il petrolio è fondamentale per lo sviluppo dell'umanità intera.

E' gravissimo che un Presidente della provincia, ed un sottosegretario non facciano nulla per difendere il progetto sul solare "Archimede" di Carlo Rubbia.

La verità è che questo "governo" a scala nazionale e scala regionale non riesce a unificare un'azione di governo unitario perchè non c'è un'idea univoca di sviluppo!! Governo regionale che da una parte incentiva lo sviluppo con concessioni e dall'altro c'è chi taglia l'innovazione e naturalisticamente sostiene l'esatto contrario.
Il tutto a cura con dell'On.,come si chiama,Assessore ai BENI Culturali, ,,,,poi passato al Turismo,,,,emmmmmm, dai, quello ricciolino, quello che dalle sembianze esterne potrebbe essere considerato uno di sinistra e che sicuramente non l'ho è!
Ma di fatto,caro onorevole Assessore,Granata,me lo sono ricordato ora, se mi permette un giudizio: si vede una figura che nuota contro la corrente principale dell'alveo e la forte corrente che và,imperterrita,in una direzione:La sua figura, in evidente affanno, che con possenti, ma inutili, bracciate cerca di risalire la corrente, ma senza riuscirci e rimanendo, ancora per poco, in una situazione "d'equilibrio" nell'evidente contraddizione in cui si trova.

Cordiali saluti,Spiros




pachino1
Pachino Promontorio blog

Diario


20 Settembre 2005



I tecnici della texana «Panther Oil» hanno raggiunto il giacimento metanifero a 2200 metri di profondità in due dei tre pozzi


I tecnici della texana «Panther Oil» hanno raggiunto il giacimento metanifero a 2200 metri di profondità in due dei tre pozzi ragusani. I pozzi sono s



I tecnici della texana «Panther Oil» hanno raggiunto il giacimento metanifero a 2200 metri di profondità in due dei tre pozzi ragusani. I pozzi sono stati chiusi con valvole di sicurezza in attesa che gli uffici della Regione preposti alla sorveglianza delle coltivazioni minerarie concesse ai privati accertino la regolarità dei lavori eseguiti e autorizzino la prova di produzione. Secondo alcune stime, le riserve di metano in Sicilia ammonterebbero a 51 mld di mc. La Esso, intanto, creerà un megaimpianto a Rovigo, preferita ad Augusta.

fonte:La Sicilia


Le trivelle nelle campagne del Ragusano hanno raggiunto il gas, si attende l'ok per l'immissione nella rete





Ragusa. La Panther Eureka srl sta per completare la perforazione del secondo pozzo nelle campagne del Ragusano. La trivella alcune settimane fa, nel primo pozzo ubicato in contrada Maltempo, aveva raggiunto a 2200 metri di profondità lo strato minerarilizzato a gas metano
I tecnici hanno chiuso il pozzo con una valvola di sicurezza nell'attesa che la società sia autorizzata a immettere il gas nella rete siciliana dei metanodotti che passa a poca distanza.
Fra qualche giorno anche nel secondo pozzo dei tre in programma per quest'anno , la trivella toccherà i 2200 metri e come previsto raggiungerà il giacimento di gas naturale. Anche alla testata di questo pozzo verrà posta un valvola di sicurezza, nell'attesa che gli uffici della Regione preposti alla sorveglianza e controllo delle coltivazioni minerarie affidate ai privati costatino la coerenza dei lavori eseguiti col programma presentato, autorizzino la prova di produzione e ordinino l'immissione del gas in rete.
La Sicilia dal momento che sta per scoprire (finalmente) se stessa, le sue radici ,la sua cultura, e attraverso questo processo di rivalutazione tenta di intraprendere faticosamente la lenta scalata all'evoluzione del suo sistema economico, può contestualmente ricorrere a quelle risorse energetiche endogene la cui utilizzazione è resa necessaria ed economicamente apprezzabile nel contesto di cui sopra?
Questo è un episodio relativamente piccolo, che ci riguarda, della grande questione che si stanno ponendo in ogni latitudine uomini di cultura , economisti, scienziati ,politici. Non si crede di andare su di giri se si afferma che qui ed ora si decide il futuro dell'umanità. La fame di energia, che aumenta in modo esponenziale mano a mano che le popolazioni finora escluse dalla grande avventura del progresso tecnologico e dello sviluppo economico cominciano ad assaporarne il sapido gusto della sfida, e la fragilità dell'ambiente, inteso sia in senso reale che immateriale, in cui abbiamo avuto la ventura di vivere, possono dialetticamente comporsi e non elidersi vicendevolmente?
Questo è il secolo dalle drammatiche contraddizioni. Una metà del mondo, immerso nelle proprie ricchezze, blinda le frontiere ai margini della grande voragine entro cui l'altra metà sta rapidamente precipitando, sommersa dalla povertà, dalle malattie, dall'inedia, dalla ferocia sterminatrice che ha pervaso quei popoli come una follia suicida, e si assolve, devolvendo pochi centesimi di carità pelosa.
La società affluente, inventata due secoli fa, costretta a scalare la spirale infinita del progresso permanente, fra l'ansia di prevedere il futuro e il timore del baratro oltre l'ultimo anello, si rivolta nel benessere come in un sudario.
L'uomo , affrancatosi dalla fatica, conquistata l'origine prima dell'energia e inventata l'industria, il modo cioè di come produrre beni in quantità sempre maggiori e a buon mercato, è costretto ai margini dei deserti e degli abissi marini a raccogliere goccia a goccia metro cubo per metro cubo quel che per due secoli ha ritenuto fosse la fonte energetica più versatile, più flessibile, rapidamente trasferibile dal luogo di produzione a quello della trasformazione e dell'impiego: il combustibile fossile chiamato idrocarburo, allo stato fluido o gassoso.
Le compagnie energetiche, in particolare quelle italiane che ci interessano da vicino, pagano amaramente la scelta della finanziarizzazione dei grandi profitti conseguiti in questi ultimi tempi, tralasciando la ricerca, l'innovazione, la diversificazione e, puntando tutta la posta Su una presunta liberalizzazione dei mercati , facile ad enunciare ma difficile a realizzare fintanto che tali mercati saranno fra loro interconnessi da un rigido quanto fragile sistema di reticoli e di accordi oligopolistici .
Ecco. Forse il rimedio sarebbe quello di produrre energia dal giardino di casa, destrutturando il gomitolo di reti che abbiamo finito per porre come un cappio attorno al collo dell'umanità. E' possibile ? Come, quando e perchè? La discussione è aperta.
Giuseppe Salmè

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pozzi in una trappola del triassico





I tre pozzi la cui perforazione o riapertura è stata programmata dai tecnici della Panther raggiungono lo strato mineralizzato a circa 2200 metri di profondità in una trappola del triassico denominato Streppenosa, lo stesso strato geologico del giacimento di Ragusa Si tratta di pozzi la cui produttività fu considerata, a suo tempo, cioè più di quaranta anni fa, non interessante dalla Gulf Italia e dall'Agip. Difatti essi sono ubicati ai margini dei due grandi giacimenti petroliferi di Ragusa e di Gela. Inoltre, allora, le sacche di gas naturale erano considerate più un problema che una ventura da coloro che perseguivano l'obiettivo di raggiungere i ricchi giacimenti petroliferi. Le fortune del gas naturale sono relativamente recenti, fu Mattei che per primo previde il futuro di questo gas come fonte energetica non inquinante e a buon mercato, da allora la corsa al metano è diventata frenetica almeno quanto la ricerca del petrolio. La produttività del giacimento della Panther ancora sfugge ad ogni realistica valutazione poiché le prove di produzione dovranno ancora essere fatte sotto la sorveglianza dei tecnici della Regione. La valutazione del giacimento dovrà essere fatta, non solo dal punto di vista della quantità, ma anche alla luce di altre considerazioni socio economiche come quella di poter utilizzare questa fonte energetica del giardino di casa per illuminazione pubblica, per riscaldamento e usi di cucina. Rispetto alla produzione di gas naturale occorre specificare che in Italia le quantità maggiori sono estratte dai pozzi a mare.Tali quantitativi non sono computati a livello regionale. I quantitativi regionali tengono conto solo delle estrazioni terrestri. In tale contesto la produzione siciliana di gas naturale non è particolarmente significativa. Negli ultimi anni è comunque cresciuta, così si è passati dai 230 milioni di metri cubi del 1999 ai 370 milioni del 2003. Il picco massimo di produzione è stato toccato nel 1970 con un miliardo e 300 milioni di metri cubi, e ancora nel 1987 si aveva una produzione di 513 milioni. Nel primo semestre del 2004 la produzione è stata di 176 milioni di metri cubi. Ben altri numeri quelli riguardanti le quantità del gas importato attraverso i metanodotti sottomarini stesi sotto il Mediterraneo. Attraverso il terminale di Mazara del Vallo nel 2003 sono stati importati dall'Algeria 21 miliardi e 39 milioni di metri cubi del gas che in buona parte viene vettoriato verso le aree forti del nord Italia e alle centrali elettriche. Il metanodotto Libia-Sicilia entrato in attività da alcuni mesi, trasporterà circa 8 miliardi di metri cubi annui destinati al centro Europa e renderà disponibili al mercato libico o italiano altri due miliardi circa di metri cubi. Le tariffe per il trasporto e il dispacciamento del gas sono state stabilite per un periodo compreso fra il 1 ottobre 2001 e il 30 settembre 2005. Esse tengono conto del costo riconosciuto del capitale investito, del tasso di rendimento, delle aliquote di ammortamento e costi operativi, dell'aggiornamento annuale dei ricavi, dell'aggiornamento dei ricavi per unità di volume e infine del ricavo aggiuntivo in funzione degli investimenti sulla rete. Quanto detto è valido fino al 30 del mese corrente. Cosa avverrà dopo è nelle ginocchia di Giove, anche la sorte della proprietà della Snam Rete Gas, titolare dei metanodotti algerino e libico, su cui sono accesi i fari di grandi compagnie internazionali.
G. S.



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La Esso tradisce Augusta: impianto a Rovigo
Dopo 50 anni.
Nell'Adriatico una piattaforma che richiederà un investimento di cinque miliardi di dollari





salvatore maiorca
Siracusa. Dopo oltre cinquant'anni di centralità della raffineria di Augusta la Esso sposta il proprio centro di interesse e di attività al Nord. Entra nel business del gas. E costruisce in Adriatico, al largo delle coste di Rovigo, un megaimpianto per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione del metano. L'impianto entrerà in esercizio nel 2007. In questo impianto il metano verrà portato allo stato liquido, a bordo di navi appositamente attrezzate. Allo stato liquido il metano viene definito gas naturale liquefatto. In sigla Gnl (a somiglianza del Gpl, che invece è gas di petrolio liquefatto). Verrà stoccato, sempre allo stato liquido. Poi, secondo bisogno, verrà di nuovo trasformato in gas e immesso nella rete nazionale di distribuzione attraverso un comune metanodotto.
«Isola di porto levante» si chiamerà questo impianto, le cui caratteristiche sono state illustrate dai vertici aziendali alla stampa. Ne hanno parlato il presidente della Esso italiana, Gian Battista Merlo, e il direttore delle relazioni esterne, Piero Biscari. Nella medesima occasione le strategie internazionali sono state illustrate da Brian Flannery, Science strategy and programs manager della Exxon Mobil corporation. Il professor Paolo Onofri, della Università di Bologna, ha trattato l'analisi fondamentale dello scenario macroeconomico. Davide Tabarelli, direttore Rie, la congiuntura petrolifera e il prezzo dei carburanti in Italia. Giancarlo Viola, direttore commerciale Esso, ha infine illustrato la ristrutturazione della rete della Esso italiana.
In questo scenario l'«Isola di porto levante» assume un rilievo di assoluta centralità. È attualmente in costruzione in Algesira, nella zona di Gibilterra. Da qui l'impianto verrà trasferito in nave al largo di Rovigo. E qua installato. È stata quindi una grande occasione impiantistica svanita prima di nascere per una zona come Punta Cugno, nella rada di Augusta, dove, sul finire degli anni 80, sono state costruite tante piattaforme petrolifere, a cominciare dalla Vega, ancora operativa al largo di Donnalucata.
L'Isola, la cui costruzione richiederà un investimento dell'ordine di 2-5 miliardi di dollari, movimenterà da 5 a 10 miliardi di metri cubi di metano all'anno. Vi attraccheranno navi con capacità di trasporto fino a 152 mila metri cubi di Gnl (il metano liquido). Sarà costituita da una struttura di calcestruzzo posata su di un fondale di 30 metri. All'interno della struttura saranno installati i serbatoi di stoccaggio del Gnl, per una capacità di 250 mila metri cubi; nella parte sovrastante gli impianti di processo e ausiliari, le apparecchiature, la sala controllo e gli alloggi. Avrà una lunghezza di 180 metri e una larghezza di 88, con una superficie di circa 15 mila metri quadrati. Il Gnl, dopo essere stato rigassificato negli impianti dell'Isola, verrà inviato a terra mediante una condotta dal diametro di 76 centimetri, interrata sotto il fondo marino. Dal punto di approdo un metanodottto proseguirà fino alla rete nazionale.
L'impianto è di proprietà di una società costituita da Exxon Mobil (45%), Qatar Petroleum (45%) ed Edison (10%). Nasce da un originario progetto Edison, nel quale poi sono entrati Exxon e Qatar Petroleum. Rispetto al tradizionale metanodotto avrà il vantaggio di potersi rifornire, per nave e senza impianti fissi, da qualsiasi produttore di metano.


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Ecco il primo paradosso: il metano c'è, ma non ci sono le industrie che dovrebbero utilizzarlo, o comunque non in numero sufficiente, per cui il gas viene immesso in rete e se ne va al Nord così come avviene da qualche mese con il metano libico che approda a Gela e poi sparisce nelle viscere della terra senza che l'Eni si sogni mai di pagare la cosiddetta «tassa del tubo». Secondo paradosso: il metano in Sicilia è stato trovato, ma per utilizzarlo bisogna avere la concessione alla «coltivazione» e cioè al pompaggio e all'immissione in rete. Direte: ma come, uno cerca il metano, ha una regolare concessione, lo trova e non può commercializzarlo? Sembrerà assurdo, ma è così. In realtà si deve fare prima un test per valutarne la capacità.




Ecco il primo paradosso: il metano c'è, ma non ci sono le industrie che dovrebbero utilizzarlo, o comunque non in numero sufficiente, per cui il gas viene immesso in rete e se ne va al Nord così come avviene da qualche mese con il metano libico che approda a Gela e poi sparisce nelle viscere della terra senza che l'Eni si sogni mai di pagare la cosiddetta «tassa del tubo». Secondo paradosso: il metano in Sicilia è stato trovato, ma per utilizzarlo bisogna avere la concessione alla «coltivazione» e cioè al pompaggio e all'immissione in rete. Direte: ma come, uno cerca il metano, ha una regolare concessione, lo trova e non può commercializzarlo? Sembrerà assurdo, ma è così. In realtà si deve fare prima un test per valutarne la capacità.
Avvertenza: la maggior parte dei permessi di ricerca si riferiscono a giacimenti di gas vecchi e parzialmente sfruttati. Ad esempio per la texana Panther Oil su venti concessioni 18 riguardano vecchi pozzi. Come mai? Il fatto è che qualche decina di anni addietro non conveniva investire nell'estrazione, ma oggi con i prezzi aumentati conviene sì. E comunque, avere il metano in casa invece di andarlo a comprare all'estero è già un bel passo avanti, senza contare che quando sarà data la concessione alla commercializzazione il 7% del ricavato lordo toccherà alla Regione e ai Comuni interessati. Quantificare non si può, perché bisogna ancora conoscere la consistenza dei giacimenti e avere anche la concessione, il che non è affatto scontato, visto che gli ambientalisti sono contro le ricerche e figuriamoci se non lo saranno per la «coltivazione», anche se, come dice l'avv. Nicola Piazza rappresentante della Panther, «il gabbiotto per la gestione del metano è poco più alto di un metro e se ci mettessero vicino un bella pianta nemmeno si vedrebbe».
Se fate il conto, ci sono riserve potenziali di metano per 51 miliardi di metri cubi. Non vi fate impressionare dai numeri: il gasdotto algerino, che è più piccolo di quello libico e di quello russo, ha fatto passare dalla Sicilia in un solo anno 21 miliardi di mc. I «numeri siciliani» sono interessanti, ma non significativi nel contesto degli approvvigionamenti internazionali.
I nostri giacimenti petroliferi sono invece agli sgoccioli, almeno così sembra, perché sono state scoperte riserve per 464 milioni di barili, di cui utilizzati 355 milioni, per cui c'è un residuo di 109 milioni di barili, più un altro centinaio «potenziali». Chiederete: ma non è meglio cercare petrolio invece di metano? In linea teorica sì, solo che in Sicilia al momento attuale di petrolio c'è poco più dell'odore. E già quel poco dà fastidio a certi nasi. Ma la questione ambientale non si pone né per il metano i cui gabbiotti sono veramente minimi e né per il petrolio che è troppo poco. Il contrasto con i sostenitori dell'intoccabilità del territorio a qualunque livello si potrebbe porre in futuro, se si facessero ricerche sull'Etna e negli strati profondi si trovassero giacimenti veramente interessanti. Ma al momento nessuno si è azzardato a cercare idrocarburi nelle viscere del vulcano. «Preferibile avere l'acqua dell'Etna che può dissetare tutta la Sicilia invece di andare a stuzzicare la coda del diavolo», dicono gli scienziati. E magari avranno ragione loro.






La Sicilia: fonte VERIFICATA