Il 56 % predilige i rossi, contro il 37% dell’altro fronte. Boom di appassionati in Cina
ROMA - Trent'anni compiuti e una maturità straordinaria. Davvero Vinitaly, inaugurata giovedì a Verona, può meritare l'appellativo di "evento mitico" come lo ha definito il Presidente rieletto della Regione Veneto Giancarlo Galan.
E senza dubbio i numeri già parlano da soli con 4210 espositori in rappresentanza di 31 Paesi del vino, e un'affluenza che si prevede intorno ai 140mila visitatori per la chiusura di domani.
Una grande occasione insomma per parlare del pianeta vino in tutte le sue dimensioni.
Prima fra tutte quella di asset di primaria importanza nella nostra bilancia economica. I numeri, qui, sono una volta tanto confortanti, con un 2,3% di aumento alla voce consumo domestico: in altre parole, 1,5 miliardi di euro, e otto milioni di bottiglie in più sul miliardo di bottiglie consumate dagli italiani, il cui cuore enologico batte prevalentemente per il rosso (56% contro il 37% dei bianchi).
«Molto moderni e coinvolgenti i criteri espositivi di quest'anno», sottolinea Vincenza Costa, una delle più giovani e preparate sommelier romane, che riassume anche il trend al femminile uscito da un sondaggio promosso dalla produttrice Annalisa Botter «le donne amano i vini rossi giovani, con un breve passaggio di barrique».
Ma non meno importante è il capitolo export sul quale ha insistito il Ministro per le Politiche Agricole, che ha tenuto a sottolineare che «l'internazionalizzazione dei vini italiani è solo all'inizio».
E, in effetti, se si pensa che più del 50% del nostro export è assorbito da Germania e Stati Uniti, è evidente che, con la nostra qualità, ci sono tutti i margini per aprire nuovi mercati, anche in termini di partnership.
Come dimostra ad esempio la Cina, in netta crescita di attenzione verso le etichette tricolori.
Ma si è parlato anche di salute all'inaugurazione di Vinitaly, con una interessante ricerca promossa dalla Coldiretti, secondo la quale i nostri vini in termini di polifenoli (le sostanze antiossidanti che proteggono le arterie) presentano valori doppi rispetto a quelli californiani e addirittura quadrupli rispetto ai francesi.
Quanto al capitolo cultura, insieme a una commovente targa in memoria di Luigi Veronelli, il vero piatto pepato è la presentazione a Vinitaly del film-documentario Mondovino dell'americano Jonathan Nossiter, un vero atto d'accusa contro la globalizzazione anche in questo settore.
E già si sono formati i guelfi e i ghibellini, anche sul film.
«Era l'ora», tuona un simpatico sommelier barbuto «che si raccontasse la verità».
Sul fronte opposto chiosa una fascinosa gentildonna del vino «il regista sarà anche sommelier, ma sono convinta che se gli rifilassero un vinaccio pieno di solforosa in una idilliaca fattoria con le caprette e le oche che razzolano lo preferibbe a un Mouton».
Fonte:
Greenplanet.net/Il Messaggero il 11-04-2005 - Categoria:
Economia