Gli agricoltori chiedono di tornare alla normalità dopo cinque giorni di sciopero. «Abbiamo manifestato per cinque lunghi giorni, sotto la poggia, con il vento addosso e anche con il sole in faccia, - afferma Daniele Buggea - ci siamo privati di tutto, anche delle cose più stupide, per esempio un caffè. Siamo senza viveri, senza carburante e soprattutto siamo senza soldi. Sì è vero, anche prima eravamo senza soldi, ma adesso ci stiamo dando il colpo finale. E' stato raggiunto l'obiettivo dello sciopero, abbiamo portato sul tavolo del governo le nostre problematiche, mercoledì il presidente della regione Lombardo incontrerà Monti per discutere e cercare di trovare un accordo. Che senso ha continuare a bloccare i Tir, quando gli autotrasportatori hanno rispettato le scadenze del blocco previste per giorno 20 gennaio? Ieri - aggiunge Buggea - si doveva ripartire, si dovevano caricare i tir, si doveva sbloccare l'economia, per quanto tragica, ma si dovevano muovere i tir. Qualcuno ha deciso di no. Non capisco proprio il motivo». La domanda che si pongono in tanti è la seguente: se l'obiettivo è stato raggiunto non è normale aspettare una risposta dal governo?
«Io non faccio la rivoluzione, - prosegue Daniele Buggea - io manifesto se c'è da manifestare, lo fatto. Adesso il mio ruolo e quello di tutti i manifestanti, è quello di aspettare le risposte da chi di dovere, se tali risposte non saranno esaustive, allora ok, si va a prendere il fuoco con le mani direttamente alla fonte ma basta dissanguarci tra noi». La situazione per molti piccoli produttori agricoli è quasi di collasso. «Ho il pomodoro non raccolto da una settimana, - afferma un piccolo produttore agricolo portopalese - se continua così si mangerà anche la pianta. Siamo allo sfacelo se non ripartiamo subito, è in gioco la nostra sopravvivenza. Continuare in modo selvaggio senza poter inviare la nostra merce deperibile è un suicidio per tutti». La protesta, adesso, rischia di diventare autolesionista, specialmente con i prodotti agricoli che sono immediatamente deperibili. «Sentiamo rivendicazioni di tutti i tipi, condividiamo tantissime cose di questa lunga protesta ma adesso bisogna subito rimettersi a lavoro, aspettando le risposte da parte delle istituzioni. Certo, bisogna rimanere vigili per vedere in che modo i governi regionale e nazionale intenderanno venirci incontro ma bloccare ancora con una protesta ad oltranza è assurdo ed illegale». Chi ha potuto stoccare quantità di prodotto nei magazzini, adesso spera di poter ripartire con le spedizioni, avendo le celle frigorifere letteralmente intasata. A Portopalo, ieri non è stato possibile rifornirsi di carburante. L'unica stazione di servizio è rimasta chiusa in attesa del carico. Stesso discorso per gli approvvigionamenti alimentari. Si spera da subito un ritorno alla normalità.
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 22-01-2012 - Categoria:
Cronaca