PORTOPALO - Un permesso provvisorio per tre mesi, determinato dal fatto che collabora con le forze dell'ordine in occasione delle procedure post-sbarco degli extracomunitari. Questo il documento ottenuto da Ben Dafhar, ovvero Giovanni "u tunisinu", la cui storia ha colpito la cittadinanza portopalese. Al cittadino tunisino, come rilevato dal nostro giornale nei giorni scorsi, non fu rinnovato il permesso di soggiorno a causa di un precedente penale (una condanna a tre mesi). La vicenda è finita ben presto all'attenzione generale dal momento che Giovanni non solo è perfettamente integrato nell'ambiente portopalese, dove ha sempre lavorato fin dai primi anni ottanta, quando giunse da queste parti dopo essere partito dalla Tunisia, ma collabora anche con il gruppo comunale di protezione civile, dando sempre la propria disponibilità in occasione degli sbarchi di migranti come interprete dal francese e per alcuni idiomi nordafricani. Il permesso provvisorio di tre mesi se di fatto evita guai immediati per Giovanni, non elimina il problema. Ovvero: fra 90 giorni circa la questione potrebbe ripresentarsi in tutta la sua gravità. A questo proposito abbiamo sentito telefonicamente l'avvocato Antonino Campisi che da tempo segue la pratica di Giovanni. "Il ricorso al Tar contro il mancato rinnovo del permesso di soggiorno - afferma il legale portopalese - va presentato, così come era stato deciso nei giorni scorsi. Il documento provvisorio, infatti, non vuol dire che tutto si è risolto. Invece l'iter davanti alla giustizia amministrativa è la strada maestra per arrivare alla revoca del mancato rinnovo del permesso. Ecco il motivo per cui ho dato seguito alla procedura di presentazione del ricorso davanti al Tar di Catania".
A questo proposito nei giorni scorsi era stata avviata una raccolta di fondi, donati a Giovanni, per consentire al cittadino tunisino di presentare il ricorso davanti alla giustizia amministrativa. Una gara di solidarietà che ha visto in primo piano la parrocchia. Il parroco, don Palacino, durante le liturgia domenicale, ha sensibilizzato i fedeli mettendoli al corrente della "disavventura" capitata a Giovanni. "E' assurdo, e questo l'ho detto più volte recentemente, - ha affermato don Palacino - che uno come Giovanni, super integrato nel nostro ambiente, debba avere problemi con il rinnovo del permesso. Mi chiedo anzi - ha aggiunto il prete della chiesa San Gaetano - perché dopo tutti questi anni di permanenza e di onesta attività lavorativa a Portopalo, Giovanni non abbia ancora ottenuto il permesso definitivo o la cittadinanza italiana. Comunque sia, staremo vicini al nostro fratello, dandogli ogni tipo di supporto. Intanto registriamo molto positivamente questo provvedimento che, se pur provvisorio, se non altro evita problemi a brevissima scadenza. Naturalmente confidiamo nel ricorso davanti al Tar, certi che alla fine si risolverà definitivamente questo inghippo. Giovanni merita di rimanere qui da noi, dove ha scelto di vivere quasi trent'anni fa".
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 02-03-2007 - Categoria:
Cronaca