Difensore civico, il dilemma del compenso potrebbe tornare all'esame del Consiglio
PACHINO - Tornerà probabilmente all'attenzione del consiglio comunale l'intricata vicenda del difensore civico di Pachino. Contrariamente a quanto ritenuto inizialmente, la decisione della maggioranza di abbassare l'indennità di carica non ha spento le polemiche, anzi l'effetto è stato esattamente opposto. A suscitare qualche ripensamento in seno ad alcuni esponenti della coalizione governativa è stata probabilmente l'intenzione espressa da Di Pasquale di voler adire le vie legali per difendere i propri diritti. Paradossalmente dunque, quasi come in una farsa, uno dei primi casi che il difensore civico sarà chiamato ad affrontare è proprio quello che lo riguarda personalmente. La questione in effetti si presenta parecchio intricata anche dal punto di vista legale. Il consiglio comunale infatti nel modificare il regolamento che disciplina la questione relativa alle indennità, non ha commesso alcuna illegittimità. Il problema sta però se la nuova disciplina decisa si applica anche all'attuale professionista, nominato sotto la vigenza della vecchia normativa, o disponga solo per il futuro. La questione non è di poco conto anche perché le cifre in ballo sono notevolmente differenti. Se infatti la nomina di Di Pasquale venisse interpretata come un contratto, il difensore civico dovrebbe percepire i sette milioni al mese fissati dalla legge in vigore al momento della sua nomina. Se invece si trattasse di una indennità di funzione, la cifra potrebbe essere modificata. D'alta parte, visto che l'indennità era legata alle spettanze del sindaco, cosa sarebbe accaduto se ad essere modificata fosse stata proprio l'indennità del primo cittadino?
Altro problema è poi se un regolamento possa modificare la legge a cui si fa rinvio.
La gerarchia delle fonti normative esclude categoricamente tale ipotesi. La questione dunque dovrebbe essere risolta da un'interpretazione autentica del legislatore stesso che dovrebbe dare delle indicazioni sui periodi di transizione relativi alla modifica delle normative e non dal consiglio comunale. Il civico consesso invece potrebbe essere chiamato, visto l' assenza di un intervento del legislatore, a disciplinare proprio tale vacanza normativa. Va accertato quindi se la potestà regolamentare possa supplire o meno a tale vuoto. A tenere banco inoltre è la somma stabilita dal civico consesso. Se infatti 7 milioni di lire apparivano ai più eccessivi, i due milioni e mezzo decisi sembrano una cifra troppo esigua, anche alla luce del fatto che il difensore civico rappresenta per l'ente una figura di prestigio e di controllo, sostitutiva della Coreco e che comporta anche la rinuncia ad eventuali incarichi pro e contro il comune.
Sa. Mar.
Fonte: LaSicilia.it il 16-04-2004 - Categoria: Cronaca