PORTOPALO - I pescatori possono aspettare: il caro gasolio, al momento, è fuori dall'agenda del commissario Ue. Le novità che arrivano dal fronte istituzionale europeo non sono positive e confermano il fosco orizzonte di un settore, la pesca, che definire in grosse difficoltà da un punto di vista economico è il minimo. Il problema del caro gasolio, che sembrava il più impellente per le imprese ittiche, è uscito clamorosamente dall'agenda del commissario europeo per la pesca, il maltese Borg. Il presidente di Lega Pesca, Ettore Ianì sottolinea: «Preoccupa l'assenza di ogni riferimento al problema dei problemi, ovvero il costo del carburante, su cui rimane urgente l'avvio di un confronto reale da parte delle Istituzioni comunitarie». Se il commissario Borg ha delineato l'agenda per la pesca nel 2008, il presidente della Lega Pesca sollecita, pertanto, al responsabile dell'esecutivo Ue per le politiche di governo del settore una attenzione speciale al caro-gasolio. In particolare Lega Pesca continua a richiedere con determinazione l'avvio di una verifica su quali nuovi strumenti l'Unione Europea può mettere in campo per fronteggiare una crisi ormai strutturale. Le cifre non lasciano dubbi di sorta: il costo del carburante è aumentato di oltre il 37% da tre anni a questa parte, con una incidenza media del 51% sui costi di produzione delle imprese di pesca. Diversi Stati membri sono al lavoro per tentare di dare risposta al disagio vissuto all'interno delle marinerie.
Il problema principale è il crollo della redditività delle imprese del settore a causa dell'insostenibile aumento dei costi di produzione. Oltretutto, lunedì scorso, in Spagna, il commissario europeo Borg ha parlato di «una situazione in cui i motopescherecci sono numerosi e la biomassa pescabile è sovrasfruttata». Secondo il commissario Ue «i Paesi mediterranei dell'Unione europea, e non solo quelli, devono compiere ulteriori sforzi per ridurre la capacità di pesca». All'interno della marineria portopalese l'unica strategia al momento attuabile da parte dei pescatori è quella della cinghia che si stringe sempre più, almeno finché si potrà. Tra gli operatori del settore è subentrato lo sconforto più cupo: uno stato d'animo costante da alcuni anni a questa parte in cui la pesca ha innestato la marcia all'indietro come quella del gambero. Chi si aspettava un segnale confortante dall'Unione Europea è rimasto, per l'ennesima volta deluso, come se il problema da «caro carburante» non sia così grave. «Ancora un po' - sottolinea un pescatore portopalese - e andremo a gambe per aria. e chissà quanti di noi perderanno il lavoro».
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 06-02-2008 - Categoria:
Cronaca