I fondali marini della costa siracusana hanno restituito ai ricercatori dell'Associazione “Trireme” due importanti reperti archeologici. Dopo l'antico scandaglio di piombo rinvenuto qualche mese fa durante ricerche metodiche nella zona del Porto piccolo di Siracusa, un'altra scoperta esalta e valorizza gli obiettivi della Sezione subacquea dell'Associazione “Trireme”, presieduta da Enzo Bongiovanni. “Un ceppo di piombo di un'àncora molto antica e un'acquasantiera, secondo noi bizantina, hanno coronato le nostre periodiche esplorazioni – afferma Bongiovanni – che sono indirizzate alla tutela dell'ambiente costiero e del nostro patrimonio archeologico sottomarino. Come è avvenuto per lo scandaglio, anche questi due ultimi ritrovamenti li abbiamo consegnati alla Soprintendenza in quanto è lei la custode e l'esperta che deve svelare agli studiosi e al mondo culturale le caratteristiche, la tecnologia e la collocazione temporale dei manufatti ritrovati”. A differenza dello scandaglio ritrovato quasi sotto casa, osserva Bongiovanni, dopo accurati studi e rilevamenti, i fondali a largo di Marzamemi hanno coronato il grande amore per l'archeologia subacquea. «Abbiamo quindi valutato due fattori: la possibilità che i due reperti avrebbero potuto essere trafugati se scoperti e il fatto della loro unicità; certo da non trascurare. Proprio per questo abbiamo deciso il recupero e la consegna alla Soprintendenza”. Ogni scoperta sottomarina è davvero esaltante, sottolinea inoltre il ricercatore siracusano.
Il ceppo di piombo di circa 130 chilogrammi doveva appartenere ad una imbarcazione di grosso tonnellaggio. Simmetricamente al foro centrale, in cui c'era la parte lignea dell'àncora, si possono ancora notare i marchi dell'antico costruttore: il bassorilievo di due conchiglie del genere “murex”. Ossia di quella conchiglia che i Fenici commerciavano e dalla quale ricavavano il pigmento per colorare le stoffe di rosso porpora.
Non vi sono tracce del chiodo passante che lo fissava alla parte lignea: ciò rappresenta un “unicum”. Come l'altro reperto, l'acquasantiera, di circa 40 chilogrammi, in granito grigio o forse rosa, con scanalature obblique che la caratterizzano.
Quest'ultima forse risale al periodo bizantino. Saranno, comunque, gli esperti della Soprintendenza a rivelare tutti i dettagli”. Enzo Bongiovanni aggiunge con orgoglio che l'Associazione “Trireme” è stata una delle prime ad essere inclusa nella “Soprintendenza del mare”, appena istituita per collaborare all'opera di censimento, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico archeologico. E infine un'ultima aspirazione: l'istituendo “Museo antropologico del mare” che l'Associazione “Syrakosia” presieduta da Augusto Aliffi intende realizzare con il contributo determinante di altre associazioni, fra cui la “Trireme”, tutte consorziate per superare le reali difficoltà di approntare la sede del nuovo “museo del mare”, che rappresenterà il fiore all'occhiello della Siracusa marinara e turistica.
Giuseppe Aloisio
Fonte:
LaSicilia.it il 08-10-2004 - Categoria:
Cronaca