PORTOPALO - Si fa sentire, anche in modo netto, la crisi anche nel comune più a sud di Sicilia. Quello portopalese, fino a qualche tempo fa, era un territorio a disoccupazione quasi zero, un'isola felice in un contesto regionale dove la mancanza di lavoro è un vero dramma. Oggi la crisi è pesanti nei settori cardine dell'economia locale, pesca e agricoltura, con il turismo che resta confinato in uno spazio quasi esclusivamente estivo, circoscritto prevalentemente nel mese di agosto. Risultato: disoccupati in crescita. “La pesca batte la fiacca da anni - afferma un giovane portopalese – e tanti o sono usciti da quel settore o stanno meditando questa scelta”. La forza lavoro, all'interno della marineria portopalese, è più vecchia rispetto a qualche decennio fa. I giovani non sono più attratti da questo lavoro: bassi redditi a fronte di tanti sacrifici da affrontare. “I piccoli armatori hanno margini di redditività ridotti a lumicino, quelli che hanno pescherecci più grandi affrontano costi gestionali in continua lievitazione che restringono i margini operativi. La conseguenza è persino banale: settore improduttiva e quindi da abbandonare”. Tanti pescatori hanno pertanto lasciato la marineria, optando per imbarchi in navi che lavorano in acque extraterritoriali, previo conseguimento dei titoli previsti dalla legge. E l'agricoltura? Non tira più come alcuni anni fa.
La fase di parabola ascendente del comparto ortofrutticolo sembra conclusa da un pezzo. E se non ci sono ancora le difficoltà del settore ittico, il periodo delle vacche grasse e della crescita continua delle imprese agricole è passato. Resiste chi sceglie la via della qualità. Già: ma quanti sono i produttori che hanno scelto di intraprendere veramente questa strada? Il quesito non è di facile risposta. Ecco perché emerge sempre più l'arte di arrangiarsi, lavorando alla giornata, spesso con forme di precariato molto spinte. E ci sono anche i furbi, che non mancano mai anche quaggiù. Un esempio? I percettori di fermo biologico di pesca senza fare un giorno di lavoro a mare. Che significa? Presto detto: soggetti che risultano imbarcati, maturando i giorni previsti dalla normativa per percepire l'indennità di fermo biologico. Addirittura non mancherebbero persone che lavorerebbero nelle campagne risultando imbarcate in qualche peschereccio. Parlando in giro con la gente, sembra che questo andazzo duri da parecchi anni. Tanto quelli del fermo pesca sono fondi pubblici, paga pantalone insomma.
SER.TAC.
Fonte:
LaSicilia.it il 01-12-2007 - Categoria:
Cronaca