Ex deputati chiedono un sussidio all'Ars Manlio

L'EX onorevole è stanco. Forse anche malato. Di certo «inabile al lavoro» e dunque bisognoso di un sussidio. Di un assegno mensile per tirare avanti fino al giorno in cui gli arriverà la pensione da ex parlamentare. Succede all'Assemblea regionale dove due ex deputati - entrambi non rieletti alla Regionali dello scorso anno - hanno presentato un'istanza nella quale sostengono di non poter svolgere alcuna attività lavorativa e chiedono di ottenere l'assegno di mantenimento che ammonta a circa mille e trecento euro al mese.

Si tratta di Manlio Mele, due legislature alle spalle ex Rete ora nella Margherita, e di Gioacchino La Corte, deputato per una legislatura fino al giugno del 2001, eletto con Rifondazione comunista poi passato ai Comunisti italiani di Armando Cossutta. Sono gli ultimi arrivati sulla giostra dell'ennesimo privilegio di Palazzo dei Normanni (un privilegio consentito per l'applicazione di una norma in vigore anche al Senato).

Funziona così: agli ex deputati spetta una pensione che però viene erogata solo al compimento dell'età per la quiescenza. Un'età che viene calcolata in base al numero delle legislature che può vantare il parlamentare. Così, per esempio, Manlio Mele che ha 42 anni, ma che è stato parlamentare per due legislature di seguito, potrebbe ottenere la pensione al compimento del cinquantacinquesimo anno d'età. Gioacchino La Corte, che di anni ne ha 58, invece, potrebbe vedersi arrivare il primo assegno da pensionato al compimento del sessantesimo anno. Cioè tra un paio di anni.

Tutti e due, però, hanno deciso di chiedere un anticipo sotto forma di sussidio. Tutto regolare, dal momento che le norme lo consentono. A patto, però, che chi chiede il sussidio dimostri due cose: di essere inabile al lavoro e di non avere altro sostentamento economico. Mele e La Corte, per il momento, hanno presentato al collegio dei deputati questori la richiesta della visita medica che attesti l'inabilità al lavoro. Le pratiche sono state inoltrate al consiglio di presidenza dell'Ars che dovrà provvedere a nominare la commissione medica incaricata di valutare l'effettiva «inabilità al lavoro» dei due ex parlamentari.

Soprattutto, i medici dovranno capire cosa è successo ai due ex deputati negli anni in cui hanno frequentato Palazzo dei Normanni. Basta guardare, tanto per dirne una, il curriculum di Manlio Mele che compare sul sito internet dell'Assemblea regionale. Il pedigree professionale è di tutto rispetto: «Laureato in Architettura. Architetto. Specializzatosi presso l'Ehess di Parigi, nonché presso la Columbia University di New York dove, tra l'altro, ha ricoperto l'incarico di Assistente al corso di Master in Building Design».

Insomma, un biglietto da visita che dovrebbe aprire le porte di qualsiasi attività lavorativa. Sempre che uno non sia «inabile al lavoro». Nel caso di Gioacchino La Corte, invece, i medici che saranno incaricati dall'Ars di valutare la sua «inabilità al lavoro», potrebbero avere qualche indizio in più. Magari l'invalidità potrebbe essere stata causata dal lavoro nei campi del quale si trova traccia nella scheda personale pubblicata sul sito internet: «Licenza elementare. Pensionato. Trasferitosi a Pachino nel '57, comincia a lavorare come bracciante agricolo».

Sono storie lontanissime - di vecchie tradizioni contadine e nuove ambizioni da master negli States - che diventano improvvisamente parallele quando i due ex deputati presentano l'istanza per avere riconosciuto il sussidio in attesa della pensione. Per la verità, fino a qualche anno fa gli ex parlamentari potevano spingersi ben oltre. E ottenere anziché il sussidio l'intera pensione senza essere costretti ad attendere il compimento dell'età richiesta. Anche in quel caso funzionava così: l'ex deputato faceva istanza e chiedeva la visita medica per accertare la sua inabilità al lavoro.

In quel caso, dopo il via libera della commissione medica, il parlamentare non riconfermato poteva anticipare il suo appuntamento con la pensione. La norma è stata abolita qualche anno addietro, ed è stata sostituita con quella che prevede l'assegnazione di un sussidio per il mantenimento all'ex parlamentare. Sempre che non abbia altre e sufficienti risorse economiche e sia «inabile al lavoro».
Fonte: La Repubblica - Palermo il 07-08-2002 - Categoria: Cronaca

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