Si considerano ignorati da tutti, a partire dal comune. Lorenzo Pietro ed Antonino Dipasquale sono i due occupanti lo stabile dell'ex stazione ferroviaria di Pachino. Due ex tossicodipendenti con la speranza di poter lavorare e tirare avanti onestamente. La loro è una storia al limite dell'assurdo. «Due anni fa abbiamo fatto richiesta al comune - afferma Lorenzo - per un piccolo terreno. Il motivo di questa richiesta scaturiva dalla volontà di impegnarci in un'attività lavorativa per avviare un cammino di riabilitazione sociale». Alla richiesta fu allegata la domanda di certificazione del Sert di Noto. La relazione, firmata dal responsabile dell'ufficio, confermava che Antonino Dipasquale era inserito nel procedimento riabilitativo con risultati positivi su tutti i fronti: visite mediche, assunzione della terapia farmacologica, colloqui riabilitativi e sociali.
Nella relazione veniva ribadito l'impegno di Dipasquale, con risultati giudicati dal Sert «incoraggianti». «Nella relazione citata - aggiunge Antonino - si sottolineava che i risultati possono essere poenziati se mi venisse data l'opportunità di svolgere un'attività lavorativa con continuità. Ed è quello che ci è stato ripetutamente negato». La risposta alla richiesta di un terreno fu il rallentamento del flusso dell'acqua nel febbraio dell'anno scorso. «Questo - ribadisce Lorenzo - ci costrinse a prendere l'acqua da una piazza qui accanto. E dopo tre mesi l'acqua ci fu riallacciata a nostre spese». La loro situazione di estrema indigenza è arrivata anche agli uffici regionali. La speranza è di poter continuare ad occuparsi dei loro animali. Sin qui hanno tre mucche e cinque vitelli oltre ad una serie notevole di gatti, conigli, tacchini e cani.
«Sono loro che ci consentono di avere una ragione per vivere - dice Nino - ma non possiamo essere abbandonati a noi stessi. Perchè ci viene negata la fiducia? Abbiamo diritto ad avere una possibilità poichè il nostro obiettivo è quello di lavorare onestamente con i nostri animali». Nel retro della stabile dell'ex stazione ferroviaria sembra di essere in un vero e proprio allevamento. Lorenzo ed Antonino parlano con grande entusiasmo dei loro animali. «Senza di loro - ribadiscono - verrebbe a mancare per noi l'unico motivo che ci spinge ad andare avanti. E pensare che qualcuno in passato ci ha avvelenato due capre che sono morte patendo le pene dell'inferno.
Ci chiediamo a volte dove sia l'umanità di certe persone che magari fanno parte di quella folta di benpensanti rispettati dai più». all'esterno i cani ed i gatti vivono quasi in simbiosi. sembra quasi una scena irreale. Accatastati al pian terreno dello stabile c'è l'occorrente per curare il terreno.
«I fondi a nostra disposizione sono precari - aggiungono - ma è necessario fare questo». Fuori una miriade di piante tutte esposte e ben curate da fare invidia ad un vivaio. Quello di Lorenzo e Nino è il grido di disperazione di due esseri umani che le istituzioni e la «società civile» si ostinano a lasciare ai margini, rischiando di ricacciarli nell'abisso della tossicodipendenza. Le risposte che i due ex tossicodipendenti chiediamo sono forse un segnale di umanità dalle istituzioni preposte. «Non abbiamo perso la speranza - dicono - per vivere con dignità la restante parte della nostra vita».
Fonte: LaSicilia.it il 23-11-2002 - Categoria: Cronaca