ASSOLUZIONE PER L'ASSESSORE MALANDRINO E PER IL SINDACO MAURO ADAMO.
Giorno 5 febbraio 2004, a Siracusa, i giudici del Tribunale aretuseo hanno assolto l'assessore Malandrino dalle accuse che gli vennero rivolte in forma anonima e con dichiarazioni false.
Con lui sono assolti anche altri esponenti politici compreso il compianto sindaco Mauro Adamo, che non ha fatto in tempo ad essere assolto perché deceduto.
E' una vittoria della giustizia contro le menzogne. Una vittoria del saper amministrare contro i malaffari, della trasparenza contro gli sporchi e sotterranei giochi di potere.
Purtroppo, a causa di queste vicende si è messo alla gogna mediatica e giornalistica un compagno del nostro partito, l'architetto Malandrino, che ci rappresentava al meglio in quella sfortunata giunta di centrosinistra che governò la città dal novembre 1999 all'aprile 2001. E non è escluso che i veleni che furono così facilmente versati contribuirono a determinare la triste fine del sindaco Adamo. Non era sicuramente piacevole vedersi accusare ed essere tutti i giorni sui giornali per vicende che non avevano e non hanno nessun fondamento. E oggi il tribunale lo ha sancito in maniera piena. E' stata proposta l'assoluzione, infatti, direttamente dalla pubblica accusa, che si è accorta di essere andata dietro a menzogne e falsità.
Tali menzogne hanno fatto sì che l'assessore Malandrino e il sindaco Adamo hanno subito una condanna anticipata da parte dell'opinione pubblica e sicuramente non sarà facile rimediare a tale ingiustizia. Di ciò sicuramente saranno chiamati a rispondere coloro che hanno contribuito a questa campagna di veleni. Tutti quelli che hanno rilasciato dichiarazioni e scritti falsi dovranno rispondere in sede penale di simili malefatte, ma, ancor di più, essi dovranno essere isolati ed eliminati dal palcoscenico politico e sociale di Pachino.
La considerazione che, a questo punto, ci viene di fare è che, a Pachino, non si è voluta quell'esperienza di centrosinistra, della giunta Adamo, che è stata ostacolata in ogni modo fino ad arrivare alle infamità che abbiamo detto. Le attività amministrative della coalizione di centrosinistra erano operate cercando di coniugare efficienza e qualità. E, fino ad oggi, le uniche opere messe in campo dal comune di Pachino sono solamente quelle precedentemente avviate dal centrosinistra. Sembrerebbe dunque che in questo martoriato paese si voglia operare solo per curare interessi personali e di parte, come dimostrano le ultime vicende politiche. Che non si possa accettare un'amministrazione che vive solo degli interessi collettivi. Che un assessore intento alla buona amministrazione debba essere fatto fuori con ogni mezzo, soprattutto illecito. E chissà cos'altro ci saremmo potuti aspettare se quell'esperienza politica avesse avuto la possibilità di continuare.
A fronte di questa vicenda, lanciamo allora un appello ai pachinesi liberi ed indipendenti, che non hanno più voglia di farsi calpestare come fino ad oggi si sta facendo, alle donne e agli uomini che ancora pensano che valgano i principi di giustizia, di correttezza e di buona amministrazione. Che ancora credono che il paese possa essere ben governato e non dissanguato per puri appetiti personali. Mettiamoci al lavoro, riprendiamoci ciò che ci è stato ingiustamente strappato, mandiamo a casa tutti quelli che adesso occupano posti che non gli spettano. Quegli stessi che prima hanno determinato veleni e tragedie e che adesso impunemente e in silenzio gestiscono dissennatamente gli interessi dei pachinesi. L'assoluzione di Malandrino e di Adamo equivale alla condanna per costoro e, se avessero una coscienza, dovrebbero da soli mettersi da parte.
Siamo comunque contenti che la giustizia, anche se con i suoi tempi, ha ristabilito la verità, rimettendo a posto la credibilità e l'onorabilità di Masino Malandrino, di Mauro Adamo e dell'amministrazione di centrosinistra. Un monito per quelli che hanno sporcato Pachino, una garanzia per i pachinesi giusti.
Pachino, 07/02/2004
f.to il segretario politico della sezione "A. Gramsci" dei D.S. di Pachino (Salvatore Borgh)
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E' fatto noto a tutta l'umanità che Mauro prese la decisione di sfiduciare Malandrino dopo l'invio delle lettere anonime, delle denunce di alcuni imbecilli, le prese di posizione di certi delinquenti, e, probabilmente, la prese a malincuore, tanto da prenderla quando lo misero alle strette. La verità non è quella che mi posso inventare io ne quella che si può accomodare qualcun altro. Esistono i quotidiani che, pur nella loro faziosità anti sinistra, specialmente in quel periodo, documentano ancora oggi lo svolgimento dei fatti. I supposti dissidi tra assessore Malandrino e sindaco non sono mai esistiti. Solo nell'ultima fase, quando Mauro prese la decisione di azzerare la giunta e ricostruirla senza Masino, si ebbero, giustamente, sentimenti di incomprensione e di attrito tra il sindaco e il partito dei DS. Il fatto che fu sostituito dalla compagna Rosalba è dovuto alla richiesta che tutto il partito le fece. Volevamo pure uscire dalla coalizione, ma, poichè ne eravamo stati ideatori, artefici e conduttori, non volevamo lasciarla nelle mani di chi era in quel momento contento della nostra condizione. Tra l'altro a dimostrazione di quanto fossimo scomodi ci fu imposto un ridimensionamento delle deleghe. Malandrino aveva sport, turismo, spettacolo, politiche giovanili, beni culturali, lavori pubblici, urbanistica. Troppe deleghe per gli appetiti degli altri, e questi, alla prima occasione, come sciacalli, si tuffarono sui resti. A Rosalba Costa furono affidati sport, spettacolo e servizi sociali, con un ridimensionamento delle quote in bilancio che praticamente le impedirono qualsiasi movimento, eccezion fatta per i servizi sociali che erano già organizzati in un certo modo e dove Mauro manteneva, per le sue pregresse competenze e per la sua area di riferimento, un influenza notevole. E non era così peregrina l'idea che accarezzava tanto la testolina di qualcuno, di doversi disfare dei DS per fare un amministrazione con altri consiglieri del centro. Tutto questo non poteva certo essere giustificato dalla panzana che l'assessore Malandrino batteva i pugni sul tavolo o minacciava chicchessia. Il fatto vero è che, subito dopo pochi giorni dall'insediamento della giunta partì l'attacco a Malandrino, per come lavorava, per quello che rappresentava, per quello che impediva. E' cronaca giornalistica, facile da andare a rivedere, che Corrado Arangio avviò una campagna mediatica contro l'amministrazione di centrosinistra, contro Malandrino, ma anche contro il sindaco, sia sulle pagine de La Sicilia sia sulle frequenza della RAS. Non fu la magistratura ad avviare la campagna mediatica, bensì il contrario. La campagna mediatica avviò la magistratura. Una campagna mediatica fatta di lettere anonime, di denunce da parte di personaggi piccoli piccoli, e che adesso dovrebbero pagare di tasca propria, di prese di posizione che delegittimarono il ruolo svolto dai DS e dall'assessore Malandrino. Quella fu una campagna mediatica con origine nella difficoltà pachinese di ammettere una amministrazione di centrosinistra che funzionava. E che funzionava bene. Ma che funzionando bene impediva ai soliti noti, adesso seduti alla tavola apparecchiata, di saccheggiare e fare i propri porci comodi come sempre hanno fatto. E la vicenda del legarsi alla poltrona non deve essere vista come chissà quale voglia di potere, ma come la reazione di chi si vede ingiustamente attaccato (come è stato provato) e vede al contempo che tale situazione rimane indifferente agli altri. Fatte le debite proporzioni quella campagna mediatica costituiva una cannibalizzazione a porte aperte di persone che avevano il solo torto di cercare di fare il loro meglio nell'amministrare un comune. In tutta questa situazione anche Mauro Adamo è stato una vittima. Perché pure coloro che si professavano suoi amici, godevano nel vedere tale scompiglio che, a loro modo di vedere, li avrebbe messi in condizione di pasteggiare di nuovo come meglio gradivano. Come in effetti accadde. Ma la sentenza del tribunale, in un procedimento nel quale anche Mauro Adamo era imputato, ha fatto giustizia e ha riabilitato anche Mauro. I due, assessore e sindaco, erano accomunati dalla voglia di migliorare le condizioni di Pachino (non fu un caso che, con lui alla guida, Rinascita accettò di far parte del centrosinistra, addirittura cercarono di entrare, tutti insieme, nel partito dei democratici, dell'asinello, che poi a pachino fu affidato al colonnello Santacroce) e adesso sono accomunati dalla ricostituzione della verità, della prevalenza della giustizia sulle menzogne. Riguardo le querele, non sono io chi deve esercitare il diritto di rivalsa. E' auspicabile che chi si è sorbito tre anni di processo in piazza, adesso possa rivalersi contro gli ominicchi e quaquaraquà che nascosti dalle lettere anonime, ma anche con dichiarazioni e interrogatori presso i magistrati, hanno indotto gli inquirenti in errore. Anche se già oggi essi sono fuori dai giochi, sarebbe bene affibbiare qualche sana frustata di punizione. E' certo che se trovassi documenti o prove certe di tali sporche manovre esse sarebbero già state denunciate e sanzionate. Purtroppo a Pachino le vicende si possono solamente ricostruire utilizzando il senso logico e guardando le persone per quello che hanno fatto e che fanno. L'omertà non mi appartiene, ma non è facile trovare le prove certe di queste affermazioni. Il giudizio è effettivamente tutto politico, ma bisogna guardarlo dal verso giusto. Con o senza prove la vicenda è ormai troppo chiara. L'avversione al centrosinistra e ai DS in particolare a pachino è molto forte, tanto da indurre le persone a delinquere. L'augurio che mi faccio e che faccio alla cittadinanza è che si possa finalmente condurre un'attività politica, secondo le proprie idee e aree politiche di riferimento, senza essere bersaglio di loschi individui che ci hanno catapultato in un paese arretrato e disastrato.
Dalla piazza di Pachino, con tutta la voglia e il gusto di passeggiare a viso aperto tra i pachinesi, vi saluto.
Turi Borgh.