PACHINO - Perde di intensità la protesta di Forza d'Urto Pachino. Dopo la decisione di porre fine alle proteste e riprendere le normali attività agricole sospese per ben quattro giorni, il movimento si frantuma in mille pezzi. Ieri si sono registrati ancora capannelli di braccianti nei punti stregaci della città, determinati a continuare ad oltranza la manifestazione iniziata lo scorso 16 gennaio. Il traffico però non ha subito alcun rallentamento e le vie di comunicazione sono state completamente aperte in attesa di una nuova autorizzazione delle autorità, volta a ripristinare i presidi. Sugli scaffali dei supermercati sono ricomparsi i latticini ed i prodotti freschi. A scarseggiare rimangono però ancora molti generi alimentari, e chiusi sono anche i distributori di benzina in attesa dei rifornimenti che, tuttavia, non dovrebbero tardare ulteriormente.
All'interno del movimento Forza d'Urto Pachino emergono poi le prime profonde crepe. I favorevoli al mantenimento dei presidii non hanno mancato di notare come la decisione di sospendere i blocchi e ritornare al lavoro sia stata adottata dai responsabili locali del movimento già nel tardo pomeriggio di venerdì, nonostante in serata fosse stata prevista una riunione con gli appartenenti al movimento per decidere il da farsi.
Ancor più grave, per gli aderenti a Forza d'Urto, è il fatto che, nonostante durante la serata di venerdì si fosse deliberato di continuare la protesta fino a mercoledì della prossima settimana, data di incontro tra il governatore Lombardo e il presidente del consiglio Monti, la decisione è servita a ben poco dato che il dado era già stato tratto. I leader di Forza d'Urto Pachino, dunque, sarebbero andati per la loro strada non tenendo conto di quanto deciso a livello locale. Ma le fratture non sono solo a livello locale. Ieri esponenti avolesi sono arrivati a Pachino chiedendo a chi era ancora sulle strade di eliminare qualsiasi forma di presidio. In tanti hanno poi rilevato che il blocco è stato quasi imposto agli agricoltori dagli aderenti alle associazioni di trasporto su gomma, e ciò ha comportato gravi perdite per la categoria agricola che invece avrebbe preferito protestare nel mese di agosto quando la campagna agricola è conclusa. Intanto ad intervenire sui motivi della protesta è stato il consigliere provinciale Nino Iacono, organizzatore, negli anni scorsi, di una analoga forma di protesta che bloccò l'agricoltura locale. «Ci sono molti elementi simili tra quanto accaduto nei giorni scorsi e lo sciopero organizzato qualche anno fa -ha affermato-. Tuttavia ritengo sia assurdo boicottare la deputazione regionale che invece dovrebbe essere coinvolta e farsi realmente portavoce del settore e delle categorie più disagiate. Appare assurdo invece rifiutare ogni tipo di contatto con la classe politica additandola come responsabile di colpe che non possono essere assegnate esclusivamente ai nostri rappresentanti».
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 22-01-2012 - Categoria:
Cronaca