Fra storia e leggenda

CAPO PASSERO – Nell'agosto di 476 anni fa il pirata turco Moahmmed Dragùt distruggeva la fortezza dell'Isola di Capo Passero, situata nella punta più alta dell'ultimo avamposto a sud est della Sicilia. Correva l'anno 1526 infatti quando il più feroce dei pirati, al servizio dell'imperatore Solimano I detto "Il magnifico", con un abile stratagemma riusciva a vanificare il controllo delle guardie spagnole posizionate a "Torre Fano" approdando indisturbato all'Isola di Capo Passero con i suoi seguaci, armati fino ai denti e pronti a tutto pur di distruggere la fortezza.

Da un punto di vista strategico, infatti, l'Isola di Capo Passero era l'ideale per controllare il flusso di navi che transitavano nell'estremità sud orientale della Sicilia. Quest'aspetto era stato compreso molto bene dagli spagnoli che avevano escogitato un sistema di controllo che comprendeva gran parte del territorio tra Pachino e Portopalo (allora conosciuto ancora con il nome di "Capo Pachino" e che viene citato da Dante nella Divina Commedia, nel canto VIII del Paradiso).

Il sistema era molto efficace e faceva riferimento ad alcune torri dalle quali era possibile avere un'ampia visuale dello specchio acqueo antistante. Tutto questo rendeva molto dura la vita alle imbarcazioni ottomane. Ma gli spagnoli non avevano considerato la pericolosità e l'astuzia di Mohammed Dragùt non a torto considerato il più coraggioso ed intelligente dei pirati che agivano nel Mar Mediterraneo. Dragùt attuò una strategia perfetta: riuscì a vanificare la guardia di "Torre Fano", posta in una posizione frontale rispetto a Capo Passero. Il modo fu molto semplice.

Conquistò la fiducia di alcune donne del posto che provenivano dalla zona denominata "Acqua delle Colombe", situata ai lati della strada che collega tuttora Portopalo a Marzamemi. Di notte le milizie di Dragùt fecero irruzione sulla torre uccidendo un soldato e mettendo in fuga il secondo. C'è chi sostiene che il colpo strategico sia riuscito grazie alla complicità di una delle guardie che fece il doppio gioco spianando di fatto la strada a Dragùt.

Eliminata la vedetta di "Torre Fano" fu molto semplice arrivare indisturbati in prossimità della fortezza di Capo Passero, aiutati dall'oscurità. Di lì a poco si scatenò un massacro. I turchi sterminarono uno dopo l'altro i soldati di guarnigione al castello. Fu un vero e proprio bagno di sangue e nessuno fu risparmiato. La fortezza di Capo Passero era caduta in mano agli ottomani che l'avevano completamente rasa al suolo. Sarà il Senato di Noto a ricostruirla di lì a poco ed una lapide ancora ben visibile dentro la fortezza conferma questo dettaglio storico.

Di recente lo studioso portopalese Dino Oliva ha portato avanti delle ricerche su antiche incisioni per dare una fisionomia al volto del sanguinario pirata turco. «In questo, a dire il vero, mi sono fatto aiutare anche da quello che affermavano alcuni anziani pescatori poiché su Dragùt oltre al dato storico c'è anche una patina di leggenda. Nei mesi scorsi mi incuriosì una rivista - afferma Oliva - che parlava di Dragùt definendolo un soldato dell'imperatore ottomano che compiva razzie ed abbordaggi di mercantili tra Siracusa e Capo Pachino e la fonte descriveva nei minimi particolari i tratti somatici del pirata ottomano».

Da questa dettagliata descrizione Oliva, che ha già maturato una buona esperienza come disegnatore e grafico informatico, ha realizzato il volto del pirata Dragùt che va ad arricchire una vicenda che unisce perfettamente storia e leggenda.
Nei giorni scorsi è stata firmata alla Soprintendenza di Siracusa, presente il sindaco di Portopalo, i vertici soprintendenziali e l'assessore regionale Fabio Granata, la convenzione per il rilancio della fortezza dell'Isola di Capo Passero che potrebbe diventare a breve termine un punto di riferimento storico e turistico di grande richiamo.
Fonte: LaSicilia.it il 13-08-2002 - Categoria: Cultura e spettacolo

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