Gli appassionati del calcio in attesa del campo sportivo

PORTOPALO - Un posto dove il calcio è ibernato da anni? Portopalo, i cui appassionati restano in attesa che si sblocchi l'empasse campo sportivo. Nel frattempo la struttura è sempre in uno stato pietoso, invasa da erbacce quasi ad altezza d'uomo. L'impressione è quella di un'attesa infinita, quasi che debba arrivare Godot. E chi conosce il lavoro teatrale beckettiano sa cosa vuol dire. La fine del calcio (quello vero che si gioca con ventidue giocatori in campo e un arbitro e non il surrogato chiamato “calcetto”) è datata primi anni novanta.
Dalle colonne di questo giornale si è fatto spesso riferimento all'increscioso iter di costruzione del campo sportivo, mai portato a termine per inghippi burocratici ed amministrativi risalenti agli anni ottanta e sfociati nella definizione di un colossale debito a carico del comune di circa due miliari e mezzo di vecchie lire. Insomma: no campo, no calcio. E intanto, oltre un decennio dopo, anche i ricordi sembrano ormai sbiaditi. L'estate coincideva, qui come in tanti altri comuni del siracusano, con l'avvio del campionato locale. Quello di Portopalo ha visto all'opera anche giocatori con militanza in serie D: il riferimento ai vari Barraco (ancora in auge), Puzzo, Paolillo, Pisani, Mania non è casuale. Un torneo sempre molto combattuto, spesso con troppo agonismo che sfociava nella rissa. Ma era un torneo dove emergevano i valori dello sport nel senso più pulito del termine.

“Da anni il calcio non ha più alcun legame con Portopalo”, afferma malinconicamente Pietro Cannarella, centravanti della squadra locale che militava nel campionato di terza categoria. “Oltre all'assenza del campo, che ha accelerato la fine del calcio praticato – aggiunge Cannarella – c'è stato anche un progressivo allontanamento delle nuove generazioni verso la pratica calcistica. Si è preferito il calcio visto in televisione, ci si è orientati sul calcio a 5 che è tutt'altro tipo di sport. Insomma, si è arrivati ad oggi in cui per parlare di calcio devi rifarti a due o tre decenni fa”. L'analisi dell'ex attaccante della U.S. Portopalo è condivisa dalla stragrande maggioranza degli appassionati: il calcio qui è solo ricordo dunque. L'unica struttura degna di tal nome è quella dell'oratorio, realizzata grazie all'intraprendenza del parroco. E si guarda con una certa invidia a Pachino, dove il calcio è ancora oggi una realtà in salute, che si è ripresa dopo qualche anno di anonimato e che si ripropone per la stagione 2006-2007 con l'intenzione di ben figurare in Promozione. Sei chilometri più a sud il calcio è invece solo quello visto in televisione o quello elettronico della play station, realtà virtuale dei tempi post-moderni. Restano numerose foto a testimoniare un qualcosa che, forse troppo presto e repentinamente, è stato confinato nello scompartimento dei ricordi passati, senza presente e senza più futuro.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 13-07-2006 - Categoria: Sport

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