Pioggia di riconoscimenti alla produzione vitivinicola pachinese al Vinitaly di Verona. L'importante kermesse di natura internazionale dà soddisfazioni ai produttori locali dopo un'annata non certo brillante sotto il profilo dell'andamento del mercato. Ad ottenere il prestigioso “Diploma di Gran Menzione” in quella che è forse la più prestigiosa manifestazione enologica italiana sono state ben tre aziende pachinesi che si sono affermate nella categoria vini rossi a denominazione di origine controllata. Tra le aziende premiate inoltre ci sono anche delle imprese giovani che però si sono affermate sul mercato soprattutto per la qualità e che hanno avuto anche nel recente passato la menzione d'onore.
Ad essere premiati sono stati il “Saia”, un Nero d'Avola del 2003 prodotto dall'azienda Feudo Maccari, il “Saro”, un vino del 2004 prodotto dall'azienda Rudinì, ed il “Blu del Barone” prodotto dall'azienda Baroni di San Lorenzo, un Nero d'Avola del 2004 invecchiato in barrique.
Due dei produttori che hanno avuto il prestigioso riconoscimento al Vinitaly a Verona e cioè Piero Scala e Gianni Quartarone hanno dichiarato: “Il diploma di gran menzione” è un riconoscimento che ci riempie di soddisfazione poiché da una parte rappresenta la giusta ricompensa per gli sforzi fatti negli ultimi anni e dall'altra perché costituisce un fortissimo incoraggiamento ad andare avanti in quella che riteniamo sia l'unica strada percorribile per fronteggiare le sfide di un mercato sempre più difficile e selettivo, e cioè eccellenza e ricerca della qualità in continuità con l'antica tradizione vitivinicola pachinese”.
Il riconoscimento alle tre aziende locali è comunque un riconoscimento a tutta la viticoltura pachinese, da qualche tempo riscoperta dopo una fase calante. Ad essere premiata comunque è sempre la coltura tradizionale ad alberello anche se nelle aziende più moderne si stanno sperimentando anche altri meccanismi di coltivazione. Il commissario straordinario del comune di Pachino Carlo Turriciano sta provvedendo a redigere delle lettere di ringraziamento agli imprenditori pachinesi che con i loro vini hanno contribuito a mantenere alto il nome di Pachino conosciuto sempre più non solo per il pomodoro ma anche per l'ottimo vino. I riconoscimenti per altro sono delle piacevoli conferme dato che anche nelle precedenti edizioni del Vinitaly le menzioni non sono mancate per le produzioni pachinesi.
Molte speranze sono riposte dai produttori nel riconoscimento della “Nona strada del vino” da parte dell'assessorato regionale all'agricoltura. Il riconoscimento è importante soprattutto per l'inserimento dei percorsi enogastronomici tra le maggiori mete del turismo in Sicilia. “Attendiamo con ansia il bando per la segnaletica apposita prevista dal regolamento, -ha affermato Salvatore Arfò, presidente della Nona strada del vino prima di partire alla volta di Verona per la partecipazione al Vinitaly- e speriamo che il nuovo bando possa essere emanato al più presto possibile. Purtroppo dal momento del riconoscimento ad oggi non abbiamo potuto installare la segnaletica dei percorsi vitivinicoli poiché il riconoscimento è avvenuto subito dopo la scadenza del primo bando emanato dalla Regione. Si è pertanto reso necessario attendere l'emanazione del nuovo bando”.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 07-04-2006 - Categoria:
Cronaca
Rosario Spinello ha scritto: 27-08-2004 20:58:16
La storia del Vino.
Le verdi valli della terra di Respensa
Terra di "Respensa" è caratterizzata, fin dal periodo bizantino dalle sue presenze urbane di Cittadella,Maccari nel lato Vendicari e Burgio Fontanelle,Bonivini, cuba e portulisse nel lato Longarini. Nel periodo arabo si trasformo localizzandosi in punti strategici in casali. Successivamente furono trasformati in feudi e masserie: Maucini,Burgio,Baroni,bufalefi,Calcicera,Caddeddi,Musolino,Benuini,ecc.ecc. La Terra di Respensa, dopo una millenario utilizzo a produzione di grano,cotone,avenia ecc.ecc.. nell'ottocento fu introdotta la vite americana da uva e da mosto e vino. L'opera più grande è rappresentata dalla Cantina-Palmento costruita dagli Starrabba di Rudini a Marzamemi. I quali erano i Signori e Conti di Pachino.Fondatori della città che a partire dal 1758 ne ebbero formale decreto reale di fondazione. La costruzione di questo opificio per la trasformazione dell'uva in mosto era improntato nelle tecniche più avanzate di industrializzazione e senza dubbio alla luce delle informazioni assunte sul fabbricato e sulle sue tecniche vista anche l'importanza che Rudini ricopriva, essendo stato Primo Ministro del governo Italiano: di considerare questo opificio come opera di alto ingegno artigianale tendente alle prime forme di "Archeologia Industriale" cui questo manufatto può essere assimilato. Io credo che la costruzione di questo grande stabilimento, per l'epoca, sia stata l'occasione storica più importante della storia di Pachino di tutti i tempi. Essa venne costruita da un politico di origine pachinese a cui era stato conferito l'incarico di Primo Ministro: dunque un uomo potentissimo! Per intendersi come Berlusconi ora: più o meno)Il grande crollo del vino e dei mercati avviene nei primi degli anni "80 in forma verticale. E varie distese di vigneti vengono, presto, spiantati e riconvertiti o venduti. Da qualche anno con l'importante spinta ed azione di trasformmazone agraria di grandi nomi della enologia italiana: l'area di Respensa è tornata ad essere composta da verdi distese di vigneti che sempre più rimodellano il paesaggio alla qualificante produzione di vino.Che con i suoi vitigni bianchi e neri sta conquistando, sempre maggiori quote significative di mercato. Personalmente in questa occasione ho deciso di assaggiare,per questa estate la qualità di due produttori.Corrado Buggea con le sue botti di casa che mi ha regalato forma amichevole qualche bottiglia di vino(n° 3 che devo ancora assaggiare vino nero ambrato di casa). L'acquisto è stato effettuato nella "Cantina Arfò" nel lungomare di Marzamemi. Ho comprato cinque litri di vino bianco e una bottiglietta di moscato "Donna Lucia". Ho assaggiato il vino a diverse temperature. L'ultima a Firenze, con gli ultimi tre litri rimasti(di cui ne ho ancora litri due), che lentamente sorseggio un bicchiere max alla volta. E' un vino di enorme valore gastronomico. Capace di competere con i più blasonati dell'isola di Sicilia. Questo vino tendenzialmente giallo paglierino oro a Firenze scatena colorazioni di giallo con riflessi mielosi da costituire una sorta di nettare divino: buonissimo,freschissimo,elegantissimo.Lo giuro!Cordiali Saluti Spiros
E' giusto il riconoscimento che il Commissario Dott. Turricciano conferirà a questi nostri concittadini per aver portato il vino di Pachino ad avere riconoscimenti Nazionali.
Però mi viene da fare una considerazione. Quando ero un ragazzino e per motivi di lavoro di mio padre abitavo a Siracusa e dicevo alla gente, soprattutto agli anziani, che ero di Marzamemi, questi rispondevano tutti allo stesso modo: "li a Pachino avete il vino buono!!!".
Tanto di cappello al ciliegino che è un prodotto nato recentemente e che ha fatto conoscere ancor di piu' Pachino agli italiani, ma il prodotto tradizionale per Pachino era il vino.
Chiudo ribadendo che a questi nostri concittadini deve sicuramente andare un plauso pubblico per il loro lavoro ma, purtroppo, questi nostri amici viticoltori hanno la responsabilità di aver fatto sparire nel tempo il binomio "Pachino-Vino". Il vino è sempre lo stesso di quando ero ragazzino ma si chiama "Nero d'Avola", "Moscato di Noto" e non, invece, "Nero Pachinese" o "Moscato Pachinese". Mi scusino lo sfogo gli amici viticoltori ma questa è la realtà
Cordiali saluti - Pasquale Aliffi