Cade martedi' il centenario della nascita di Vitaliano Brancati, l'autore di 'Don Giovanni in Sicilia', nato a Pachino (Siracusa) il 24 luglio 2007, morto a Torino il 25 settembre 1954. Della sua arguta intelligenza ancora sono in molti a sentire la mancanza. La stessa attrice Anna Proclemer, che fu sua moglie, ha detto recentemente, rivolgendosi idealmente a lui: "darei quel che mi resta da vivere per avere la possibilita' di leggere una tua pagina sulla realta' italiana di oggi".
La frase (e il sospiro un po' rassegnato che l'accompagnava) indica con chiarezza due cose: la prima e' un omaggio ulteriore al grande narratore siciliano, che fu anche un critico severo ma non serioso del costume nazionale (oltre che siciliano); la seconda e' la natura del sentimento che la Proclemer nutri' per il marito: amore si', ma non abbandono completo al sentimento, come si capisce anche dal bellissimo epistolario che lei ha pubblicato anni fa con il titolo 'Lettere da un matrimonio'.
Anna Proclemer (insieme alla figlia Antonia Brancati) martedi' sara' al centro delle celebrazioni, presentando alle 'Ciminiere' di Catania il recital 'Viaggio intorno a Brancati'. Nello stesso giorno si aprira' la mostra 'Dalla Sicilia all'Europa, attraverso Brancati', curata da Enzo e Sarah , Annamaria Andreoli e Franca De Leo, nell'ambito di Etnafestival.
Sara' una buona occasione per ricordare quanto la cultura italiana deve a questo scrittore dalla vena umoristica (come Ennio Flaiano) e amara (piu' di Alberto Moravia). Nato da una famiglia colta si trasferi' con i genitori nel 1920 a Catania, dove si laureo' nel 1929 con una tesi su Federico De Roberto.
Trasferitosi a Roma, oltre ad insegnare, inizia l'attivita' di giornalista e narratore, con opere 'di regime', animate da intenti propagandistici di stampo fascista, come il poema drammatico Fedor (1928) e il romanzo L'amico del vincitore (1933). Nel 1934 pubblica il romanzo 'Singolare avventura di viaggio' dove appaiono per la prima volta i temi legati ai problemi dell'esistenza e all'erotismo.
Nel 1934 ha i primi contatti con Corrado Alvaro, Alberto Moravia e altri giovani scrittori del tempo, maturando la sua crisi politica e distaccandosi dalle posizioni fasciste giovanili. Torna a Catania e continua a insegnare, mentre collabora a Omnibus di Leo Longanesi fino al 1939, quando la rivista viene soppressa da parte del regime fascista.
Nel 1941 torna definitivamente a Roma e pubblica Gli anni perduti, da lui stesso considerato il suo primo vero romanzo, di carattere comico-simbolico ispirato a Gogol e a Cechov.
La guerra e' in corso, ma Brancati continua ad affinare la sua vena narrativa, con quelli che saranno i suoi romanzi di maggiori, come 'Don Giovanni in Sicilia' (1941), spietata rappresentazione del gallismo italiano; 'Il bell'Antonio' (1949), racconto tragicomico di un'impotenza sessuale e il romanzo incompiuto e pubblicato postumo Paolo il caldo (1959), storia di un'ossessione erotica, che si intreccia una lucida analisi del costume politico e culturale del dopoguerra.
Intanto nel 1942 ha conosciuto l'attrice Anna Proclemer, che ha appena 19 anni. E' un colpo di fulmine, che sfocera' nel 1947 nel matrimonio; un matrimonio del quale per lei si era gia' raffreddata la fiamma, quando Brancati mori' ad appena 47 anni per i postumi di una operazione chirurgica.
A lui si deve anche una delle commedie piu' dure del '900 italiano: la 'Governante' scritta per la Proclemer e a lungo proibita dalla censura per l'argomento scabroso dell'omosessualita' femminile. Anche il cinema gli deve molto sia come sceneggiatore di trenta film (da Rossellini a Monicelli) e sia perche' i suoi romanzi sono diventati film importanti di Bolognini, Lattuada, Vicario.