Conosco Davide Napolitano e lo seguo nella sua evoluzione artistica da numerosi anni, sin del tempo del GRUPPO 6, quando, astro nascente d'una nuova generazione di pittori, già mostrava i segni d'un talento non comune che lo poneva in particolare evidenza e ne lasciava presagire, malgrado la scanzonata apparenza, un cammino di certosina applicazione, di arditi superamenti e di ulteriori conquiste.
Talento genuino e portato alla estemporaneità del gesto pittorico, avrebbe via via affinato la sua tecnica e reso inconfondibile il suo stile, pur non tralasciando l'en plein air, quasi costringendosi al ripensamento nello studio, in quella che un tempo era detta "bottega d'arte".
Se non vado errato, l'estemporanea di Marzamemi - creatura del grande e un po' negletto maestro Tano Fortuna - fu il suo trampolino di lancio, l'occasione felice che lo fece conoscere ad un pubblico sempre più vasto, e le affermazioni significative da allora non sono mancate.
Ma ciò che fa apprezzare Davide Napolitano, e lo fa ricercare dagli amatori d'arte, non è tanto il suo ricco curriculum quanto il valore intrinseco dei suoi quadri, che sono il frutto d'una appassionata ricerca, d'una capacità di " stupore ", d'una intensa emozione dinanzi al fluire e al comporsi dei colori nell'armonia della natura.
Le sue tele sono finestre aperte sul mondo, tessere preziose di quel grande policromo mosaico che è il paesaggio di Pachino: dagli ubertosi poggi, dove ancora i vigneti sono le macchie di verde nell'implacabile sole d'agosto, si degrada verso le bionde arene e il cobalto del mare che canta le sue antiche canzoni di vita e di morte. In un cielo così profondo da indurre a pensieri di eternità Davide Napolitano è il cantore di tele meravigliose coi suoi versi colorati che compongono armoniosi sonetti.
Mettendo a raffronto le sue tele di un tempo con l'attuale produzione, si nota come il tempo non passa invano quando l'artista è di valore: l'impianto architettonico è più rigoroso; l'equilibrio tonale pur nella varietà dei colori, è assoluto; il taglio della tela con la successione dei piani, è capiente; la mestica è da maestro; la luce inonda il quadro con una luminosità che lo rende vivo e palpitante all'occhio del fruitore.
Un tempo noi coniammo, sulla scorta d'una tradizione d'arte e di cultura che parte da lontano e continua negli attuali talenti per un DNA che fa parte di questa terra, l'espressione "Scuola del paesaggio pachinese", individuando nell'eclettico Ettore Costa, il pittore che suscitò l'ammirazione di Annigoni, il capostipite dell'ideale accademia.
Ad maiora Davide.
Coltiva sempre il tuo talento, non perdere il tuo incantato "stupore", tieni sempre fresca la tua ricca tavolozza. Continua a cantare i tuoi versi colorati e ne inventerai di nuovi, con gli azzurri, i verdi, i gialli, i rossi, i bruni che compongono l'eterna sinfonia di questo nostro angolo di paradiso.
Salvatore Cagliola
Luogo: via Maestranza 110 Siracusa
Data: 11-22 Novembre 2007
Inaugurazione: 11 Novembre 2007 Ore: 18,30
Organizzazione e Direzione Artistica: Corrado Brancato
Assistente di Galleria: Francesco Allegra
Ingresso Libero
Orario di apertura: Tutti i giorni lunedì escluso 17,30 - 20,30
Info: 0931/746931
cell.338/3646560
corradobrancato@hotmail.com
Fonte:
Galleria Roma - Corrado Brancato il 06-11-2007 - Categoria:
Comunicati