I sopravvissuti rievocheranno il naufragio dei 283 asiatici
La decisione del Tribunale di Blois di non concedere l'estradizione del comandante della motonave «Yohan» Youssef El Hallal, 45 anni, non scalfisce in alcun modo nè il lavoro investigativo effettuato dai magistrati della Procura della Repubblica di Siracusa nè l'ipotesi delittuosa contestata a titolo di omicidio volontario come dolo eventuale. E' questo, in estrema sintesi, il parere del capo della Procura, Roberto Campisi, titolare dell'inchiesta assieme al sostituto procuratore Paola Vallario. Il procuratore, che è ancora in attesa di conoscere le motivazioni a supporto della decisione adottata dal Tribunale francese, ritiene verosimile che l'estradizione non sia stata concessa perchè già due anni fa il comandante della «Yohan» era stato spedito in Italia per essere giudicato per il reato originariamente contestatogli di omicidio colposo plurimo. L'opinione del procuratore Campisi viene confutata dal difensore del comandante della motonave, avvocato Francesco Comi, già venuto in possesso delle motivazioni del provvedimento di rigetto della richiesta di estradizione, il quale afferma che l'autorità giudiziaria francese non ha accolto la richiesta della magistratura italiana perchè «dalla lettura degli atti prodotti non sono emerse prove inequivoche a sostegno della imputazione di omicidio volontario come dolo eventuale». Alla luce delle motivazioni addotte dal Tribunale di Blois, l'avvocato Francesco Comi chiederà alla Corte di Assise all'udienza del 29 gennaio di dichiarare la propria incompetenza giurisdizionale e di rimettere gli atti o alla Procura di Reggio Calabria o a quella di Sanremo dove il comandante della motonave «Yohan» venne condotto dopo la sua estradizione dalla Francia.
Sulla competenza giurisdizionale il procuratore Campisi la pensa esattamente all'opposto e ritiene che dovrà essere la Corte d'Assise a giudicare sia il comandante della «Yohan» sia il cittadino maltese Sheik Ahmed Turab, anch'egli accusato di omicidio volontario. Anche sulla sussistenza della fattispecie delittuosa di omicidio volontario sono divergenti le opinioni del procuratore Campisi e dell'avvocato Comi. Il penalista ritiene infatti che sia tutto da provare il reato di omicidio volontario dal momento che dovrà essere la Corte a stabilire l'eventuale ammissione dei testimoni citati dalla pubblica accusa, viceversa il procuratore Campisi sostiene che i testimoni sono gli scampati del tragico naufragio del Natale 1996, al largo della costa di Portopalo, i quali gli hanno comunicato che verranno a Siracusa per raccontare alla Corte come il comandante El Hallal e gli altri 13 componenti dell'equipaggio hanno costretto, con le armi, i 283 asiatici a trasbordare dalla «Yoahn» sulla piccola imbarcazione maltese, poi colata a picco con il suo carico umano.
Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 30-12-2003 - Categoria: Cronaca