di Segio Lepri
Cari amici,
io non so che cosa bolle in questi giorni nella pentola della Rai e non voglio saperlo. Che il nuovo assetto dell’informazione del Servizio pubblico non ripeta il vecchio errore di sostenere che l’imparzialità dei telegiornali Rai si garantisce con la loro lottizzazione (uno di sinistra, uno di centro, uno di destra) l’ho già scritto giorni fa e mi sembra che siamo tutti (proprio tutti? speriamo) d’accordo; e d’accordo, anche, che i direttori dei tre tg siano scelti fra giornalisti che abbiano mostrato chiari titoli di competenza professionale e di indipendenza da questo o quel potere e non, invece, soltanto di appartenenza a una certa area politica.
Rimane un problema, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, ma che è bene ricordare, visto che ancora non è stato risolto e c’è il rischio che qualcuno pensi – magari su pressioni degli interessati - di non doverlo risolvere: il giornaliero teatrino della politica, cioè l’avvicendamento – specie nei tg della sera, con “panino” o senza “panino” - di una serie di facce che commentano i fatti politici della giornata o commentano i commenti degli avversari o si limitano a dire insulti, insulsaggini o frasi fatte o ritenute ironiche, spiritose o sarcastiche. Inventato dalla precedente maggioranza e impensabile nei telegiornali stranieri, è un teatrino di bla bla bla che sarebbe saggio eliminare. Perché? Per molte ragioni: politiche e culturali. Riepiloghiamo queste ragioni.
1 – I telegiornali (almeno quelli del Servizio pubblico) devono essere non strumenti di propaganda politica ma organi di informazione, specie per quei cittadini (in Italia la maggioranza del paese) che, non leggendo i quotidiani a stampa, non hanno altro modo di informarsi sugli avvenimenti della giornata. Il compito istituzionale dei telegiornali è di dare notizie, cioè i resoconti imparziali dei fatti – anche politici, ovviamente - che possono accrescere le nostre conoscenze (e anche le nostre curiosità) e possono aiutarci ad essere più liberi nei nostri giudizi, più sicuri nelle nostre decisioni. Insomma i telegiornali devono informarci, non cercare di persuaderci; devono darci fatti, non suggerimenti per votare Tizio e non votare Caio.
2 – Le opinioni degli uomini politici sono spesso notizia; e, quando lo sono, è giusto che gli organi di stampa, scritta e parlata, ne diano conto; ma quasi mai sono notizia i bla bla bla con cui i vari Cicchitto di destra e spesso anche di sinistra traducono la politica in piccole schermaglie, in polemichette meschine, in vetusti giuochi di parole e frasi fatte, in battute ritenute ad effetto; a volte – da destra - anche in insulti.
3 – E’ questo che molti milioni di italiani ogni sera ascoltano ed è questo che sono portati a credere che sia la politica. Non la politica come progettualità, come sforzo di interpretare i bisogni del paese e cercare di soddisfarli, come tentativo di tutela degli interessi comuni, come volontà di generale partecipazione. No; i telespettatori pensano che la politica sia quella dei Cicchitto e compagni: una rissa quotidiana a difesa di se stessi e degli amici. Non può essere questa una delle ragioni della crescente disaffezione dei cittadini per la politica?
4 – E’ da tempo che autorevoli sondaggisti segnalano lo scarso e disattento ascolto del bla bla bla della sera da parte dei telespettatori; ed è da tempo che linguisti e sociologi ammoniscono che nella trasmissione di messaggi verbali c’è un punto di saturazione, oltre il quale è impossibile un processo di decodifica razionale; e che un susseguirsi di dichiarazioni, specie se povere di contenuti concettuali, rischia di diventare soltanto un grande “rumore”, che produce distrazione e disattenzione.
5 – Preoccupante è che i vari Cicchitto e compagni non si rendano conto di queste ovvietà così chiare ad ogni persona di buon senso; e non capiscano, oltretutto, che questa overdose di facce, le loro facce, produce prima indifferenza, poi noia, poi rigetto. Ancora non lo sanno che sono diventati antipatici a tutti?
6 – No, non lo sanno. Credono che apparire in televisione li faccia esistere come personaggi importanti e rafforzi la loro posizione sul palcoscenico di questa società dello spettacolo. E perciò pretendono il diritto di parlare per conto dei grandi capi o come capi essi stessi; insistono, chiamano la Rai per farsi invitare o per essere intervistati magari a casa propria o in giardino, alcuni inviano le loro videocassette autogestite, altri si richiamano (i meno gettonati) ai doveri televisivi di “par condicio”, tutti inventano frasi roboanti, molti minacciano ricatti. E così finiscono anche sui quotidiani a stampa, che nella loro tendenza a drammatizzare l’informazione politica, sono ben felici di riportare quelle frasi, quelle parole, quelle espressioni, quegli insulti: un malefico circolo vizioso, un giro velenoso di qualunquistica droga.
Insomma, questo teatrino a che serve? Primo, non informa; secondo, viene seguito poco o niente dai telespettatori; terzo, produce disaffezione per la politica. Lo dico ancora una volta: non sarebbe bene calare il sipario?
Fonte:
Articolo21.info il 07-09-2006 - Categoria:
Attualità