PACHINO - Si intrecciano pericolosamente le vicende politiche pachinesi con quelle di carattere giudiziario frutto di presunti corvi al palazzo di città, ed il clima diventa rovente. Non bastavano i continui cambi di maggioranza e gli oltre trenta avvicendamenti che si sono susseguiti in giunta e né le inchieste diretta conseguenza delle diatribe tra dirigenti ed amministratori. Ora a ripresentarsi è un nuovo "Caso Pachino" con il riaffacciarsi delle lettere anonime di denuncia. Così come avvenne nella passata amministrazione, la magistratura ha aperto delle indagini a seguito di informative di reato pare dettagliate e circostanziate, ma non firmate. In realtà la stagione dei veleni in città non si è mai chiusa. Nei mesi scorsi infatti si sono avuti degli esposti non firmati pare inerenti ad alcune varianti al prg ed a seguito di ciò sono stati sentiti anche dei consiglieri comunali in qualità di persone informate sui fatti o che potevano sapere o comunque spiegare. Poi silenzio assoluto almeno fino a qualche settimana fa quando è cominciato il via vai delle forze dell'ordine che più volte hanno fatto visita al palazzo di città acquisendo documentazioni. La magistratura a questo punto risulta impegnata su più fronti. Da un lato c'è la vicenda, frutto di denunce firmate, degli abusi edilizi in sanatoria e della manutenzione della strada di Torre Fano che è stata posta sotto sequestro. Dall'altro le indagini sugli esposti anonimi relativi ai rimborsi spesa gonfiati percepiti da alcuni funzionari
Da tempo si chiacchierava, in sedi certamente non opportune, su queste ed altre argomentazioni, alimentando il clima di sospetto che ruota attorno alla politica pachinese. Il bubbone sembra dunque essere scoppiato e c'è chi è pronto a scommettere che le conseguenze non saranno di poco conto. Sulle indagini grava il massimo riserbo. Ciò che si sa è che sarebbero stati acquisiti dei documenti nell'ufficio ragioneria. Sabato inoltre, nonostante il municipio fosse chiuso, in comune si sarebbe fatto il punto sulla situazione. Dalla stanza dei bottoni però nessuno si premura a chiarire la vicenda, dando il via a quella che certamente sarebbe un'opportuna operazione di trasparenza. Sarebbe il caso che i componenti della giunta (o quello che è rimasto) facessero sapere cosa sta avvenendo, e su cosa si basano i veleni. È un loro dovere verso i cittadini e gli elettori. Il sindaco si limita a dire che si tratta di un attacco politico alla sua giunta, ma questo può significare tante cose e nulla nello stesso tempo. Da ambienti vicini alla compagine amministrativa si apprende che la maggioranza, dietro il clima di sospetto che si è diffuso, sta facendo quadrato e diventando ancor più granitica. Ma quale maggioranza? -si chiedono i cittadini-. Attualmente a sostenere la giunta ci sono solo cinque consiglieri più uno a fase alternata, tanti quanti gli assessori in carica. Qual è il progetto politico che questo gruppo di persone, unici reduci di un consenso elettorale che appariva plebiscitario, intende dare alla città soprattutto a seguito delle voci non confermate di una proroga della legislatura di un semestre rispetto alla scadenza naturale? Cosa trattiene queste persone da un democratico ritorno alle urne in modo da porre fine a tutto il bailamme creatosi? Le forze politiche di maggioranza (An ed Udc) invece tacciono. Il coordinatore locale del partito di Fini si è limitato ad affermare: "Noi siamo estranei alla vicenda giudiziaria e la magistratura ha il dovere di indagare".
Nell'Udc invece non si capisce ancora chi sia il vero leader dato che il partito centrista si trova contemporaneamente in maggioranza e all'opposizione. Dai Ds invece giunge una domanda sarcastica: "Riusciranno a portare a termine le attività programmate?"
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 22-02-2005 - Categoria: Politica