PACHINO - Il disciplinare di produzione dell'Igp Pomodoro di Pachino sarà modificato per venire incontro alle esigenze del mercato e dei produttori. Ad annunciarlo è stato il presidente del consorzio di tutela Salvatore Dell'Arte che ha anche respinto gli attacchi, pervenuti negli ultimi giorni, verso il marchio riconosciuto dalla Comunità Europea e le critiche di quanti non credono nel prestigioso riconoscimento. “Abbiamo chiesto al Governo nazionale, e la richiesta successivamente passerà al vaglio della Comunità europea, delle variazioni nel disciplinare di produzione. Ad oggi in ogni metro quadrato di terreno possono essere trapiantate da 2 a 6 piantine, mentre in futuro se le modifiche saranno accettate, ve ne potranno essere da 1,5 a 5. Ciò è dovuto al fatto che l'uso del bromuro di metile va scomparendo e dunque si dovrà fare ricorso a piante innestate. Novità anche per il confezionamento ad oggi possibile anche in cassette per un massimo di 10 chili. Per dare garanzie al consumatore che si tratti di vero pomodoro Igp i formati delle confezioni più grandi saranno al massimo di tre chili. Nelle cassette da 10 chili infatti c'era il rischio che, una volta aperta la confezione, altro prodotto non tutelato dal marchio venisse inserito tra i banchi di vendita. È inoltre stato richiesto che eventuali industrie di trasformazione dei prodotti Igp Pomodoro di Pachino possano sorgere solo in loco e non altrove. Infine è stato richiesto di inserire nella tutela del marchio Igp anche altre tipologie di prodotto ad oggi non rientranti nella tutela come ad esempio gli Oblunghi”.
Tali modifiche del protocollo potrebbero risultare importanti anche nelle strategie di mercato relative alla commercializzazione. Riguardo alla crisi che investe il settore, il presidente del consorzio ha affermato: “Premesso che il consorzio di tutela ha solo compiti di promozione e di tutela e non di commercializzazione, per cui non è possibile addossare al consorzio alcuna responsabilità, va detto che per la crisi va tenuto conto delle situazioni di mercato particolarmente negative e dei costi di produzione notevolmente rincarati. L'Igp non è la salvaguardia di tutti i mali, ma nonostante tutto posso dimostrare carte alla mano che non è vero che non c'è differenza di prezzo e di guadagno tra i prodotti a marchio di tutela e quelli sprovvisti di marchio. Inoltre i costi di produzione non sono molto diversi dato che la differenza sta solo nel confezionamento che per altro rappresenta una garanzia antifrode per il consumatore e dunque anche per il produttore. Associarsi al consorzio poi ha costi irrisori ed in futuro vantaggi enormi dato che il 2010, anno in cui entrerà in vigore il libero mercato, è vicino e l'unico strumento di tutela è proprio nei marchi di qualità”. Ma perché si vuole rinunciare all'Igp? “Vuole rinunciare all'Igp solo chi ha paura e chi non è organizzato. È necessario invece adottare strategie comuni e non essere individualisti. Accade infatti che ci sono strategie suicide per cui chi ha una azienda anche di soli 20 mila metri quadri si ritaglia una piccola fetta di mercato con proprie cassette e con proprie strategie di vendita. Ciò è sbagliato, ed è invece necessario che tutti si avvicinino al consorzio. Io ed il consiglio di amministrazioni siamo aperti a tutti coloro che vogliono venire per chiedere insieme e sollecitare i controlli e la repressione delle frodi”.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 01-03-2006 - Categoria:
Economia