PACHINO - I problemi dell'agricoltura pachinese derivano dalle potenzialità non ancora debitamente sfruttate dell'Igp. È questo in estrema sintesi l'esito del convegno sull'agricoltura svoltosi venerdì sera. Un concetto che il sottosegretario Bono ha più volte espresso agli agricoltori pachinesi e che è stato ribadito anche dal dirigente del ministero delle politiche agricole Giuseppe Ambrosio, lo stesso che curò l'iter che portò al riconoscimento del marchio di tutela di qualità per il pomodorino di Pachino. L'Igp, sigla di identificazione geografica protetta, infatti non è un traguardo bensì un punto di partenza al fine di proteggere e tutelare la qualità dei prodotti e dunque difenderle dalla concorrenza. Per raggiungere questo obiettivo ed evitare la crisi di settore che si è abbattuta sul comparto è necessario sfruttare appieno i vantaggi del marchio.
«Gli strumenti di tutela- ha affermato il sottosegretario Bono- che lo Stato mette a disposizione degli imprenditori agricoli per mantenere attivo il settore ed evitare crisi e concorrenza sleale, rimangono però per la maggior parte inutilizzati, ed è proprio questa la grande contraddizione del mondo agricolo pachinese. Il governo ha recentemente rifinanziato lo strumento di tutela previsto dalla delibera Cipe 132 del 1999 e ci sono per gli agricoltori ben 45 milioni di euro disponibili che non vengono assegnati per mancanza di progetti. Somme che certamente potrebbero essere utilizzate per attività di sostegno, promozione e difesa del marchio». Sono poi state chiarite diverse perplessità operative che hanno fino ad oggi fatto titubare le più grosse aziende pachinesi ad aderire al consorzio di tutela.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 19-12-2004 - Categoria:
Economia
Siamo a Natale, ma loro hanno scoperto l'uovo di colombo.
In un'atmosfera di gentile e cordiali convenevoli di turno: si è consumata l'ennesima rappresentazione( convegno) di una classe di politici con affinità teatrali che vede ai posti d'onore le osannate e chiare acque del noto senatore e sottoscregretario ai Beni Culturali, Uccio Bono. Che nelle sue altalenanti e validissime iniziative ha voluto rassicurare tutti su quello che il marchio "ipg" significa per Pachino e per i preoccupatissimi pachinesi.Accompagnato da chiari luminari ed addetti ai lavori, nel corso delle relazioni che si sono affrontate, ne è venuto fuori che hanno concordato e profferito gli astanti aesterefatti a una cosi piccola ma grande intuizione. Avevano aurguito, "dichiarando" ufficialmente" ed espressamente nel plafonato salone della cassa Rurale di Pachino: che avevano scoperto di potere concedere la "parola santa" di ai piccoli agricoltori, a pieno titolo, di "titolari del marchio ipg di provenienza Pachino". Una medaglia conferita in campo aperto ai piccoli agricoltori che finalmente si vedono riconosciute, anche a livello di associazione, le loro giuste e sacrosante rivendicazioni. Che, oggi, sono tenute in conto come fattore di crescita complessiva. Cosa che in effetti l'ho è. Ecco perche si invitano tutti quanti a rendere più forte e solidale questa organizzazione del marchio ipg. Che, se saputa adeguatamente sfruttare: può dare frutti non sperati per tutti. Bisona creare delle sinergie informatiche fra le serre di metallo, che sono bellamente esposte al sole del promontorio, e le serre di legno e tantissimi tunnel, a non finire: che puntellanno la terra di Pachino e Portopalo di C.P. una infinità, di strutture coperte che si confondono, alle volte, con il mare. Distese enormi di telo plasticato che conferiscono ai luoghi una immagine spettrale,distante,lontana,fuori dal giro e della sua reale conformazione.
Ha bisogno di una nuova politica incentrata su una pluralità di fattori: dove, la parole "ipg" possa sempre più identificarsi con un territorio. Una semplice riflessione,con profonde implicazioni di mercato.Ma non è tutto qui..
Cordiali Saluti. Spiros