Il consorzio di tutela sollecita controlli anche in altri mercati
PACHINO - Primi risultati delle ispezioni compiute nei magazzini di imballaggio delle cooperative e delle principali aziende pachinesi e richiesta dei rappresentanti del consorzio Igp di estendere i controlli anche in altre zone d'Italia. A rendere noti gli esiti è stato lo stesso organo di tutela Igp “Pomodoro di Pachino” in una lettera aperta al ministro delle politiche agricole Alemanno. “Ringraziamo il ministro Gianni Alemanno per avere disposto i controlli effettuati dall'Ispettorato Repressione e Frodi presso le strutture di condizionamento del comprensorio di Pachino. Dai sopraluoghi effettuati, -hanno scritto i rappresentanti del consorzio- è emerso che il condizionamento dei prodotti viene effettuato in percentuale ancora limitata secondo il disciplinare Igp “Pomodoro di Pachino”. I controlli dunque hanno acclarato una cosa da tempo sostenuta, e cioè che solo una minima parte di produzione che ha i requisiti per avere il marchio di tutela, viene di fatto commercializzato sotto le insegne che tale garanzia comporta. Sono infatti molte le aziende pachinesi che, pur avendo aderito ai protocolli, producono anche senza le insegne del marchio, mentre altri non hanno ritenuto opportuno aderire all'organo di tutela. Gli stessi soci del consorzio nella lettera aperta ad Alemanno dicono: “La rimanente parte di prodotto convenzionale viene confezionata in imballaggi ove vengono usati solo marchi aziendali (cioè quelli dei produttori che hanno registrato un proprio simbolo) ed il nome Pachino viene indicato solo come zona di produzione”.
Il consorzio inoltre respinge i timori di un effetto boomerang dei controlli effettuati che avevano fatto allarmare diversi produttori, così come del tutto favorevole ai controlli si è detto Antonio Ciotta, vicedirettore di Coldiretti Siracusa. “I controlli sono del tutto normali in una produzione di qualità elevata come quella del pomodoro di Pachino, -ha affermato Ciotta- e servono a salvaguardare produttori e consumatori. Chi produce pomodoro Igp secondo i protocolli non ha nulla da temere dagli ispettori dell'Istituto Repressione e Frodi, ed anzi i controlli devono investire tutta la filiera produttiva, dalla fase di produzione a quella della trasformazione fino alla commercializzazione”. Ciotta inoltre auspica un incremento delle attività ispettive anche in altre zone di produzione e di commercializzazione dei prodotti. I controlli a Pachino comunque non hanno riscontrato grosse anomalie. “Per quanto ci risulta, -hanno affermato gli esponenti del consorzio di tutela- a parte delle piccole irregolarità che hanno portato al sequestro di limitati quantitativi di pomodoro non Igp ma che utilizzava la denominazione “Pachino” in maniera non conforme alle superiori norme, il comprensorio di Pachino esce in maniera positiva da questi controlli in quanto in linea con le norme sul condizionamento o sulla commercializzazione e pertanto riteniamo di poter affermare che l'immagine delle aziende pachinesi esce rafforzata da questi controlli che dovrebbero essere effettuati anche in altre zone di produzione storicamente concorrenti con il pomodoro di Pachino o soprattutto sui mercati dove la denominazione Pachino viene genericamente usata su imballaggi provenienti da altre zone di produzione sia regionali che nazionali”.
Sa. Mar.
Fonte: LaSicilia.it il 05-04-2006 - Categoria: Cronaca